26 marzo 2015

Giustizia e tweet

 
Parliamo ancora di cinguettii. Che stavolta fanno scontrare due personalità ben diverse, un attore e un sottosegretario. Su un tema decisamente caldo in Italia

di

Lo scenario, anche oggi, è quello del celebre social twitter. I protagonisti, invece, sono l’attore Alessandro Gassman, figlio del grande Vittorio, e la Sottosegretario ai Beni Culturali Francesca Barracciu. Il motivo della zuffa virtuale? Gassman ha scritto in poche parole, come si confà al mezzo, che i sottosegretari indagati, e i politici in genere, dovrebbero avere la dignità di mollare la poltrona, almeno il tempo delle indagini.
Perentoria e secca è stata la risposta del vertice del Mibact: “Chiarirò tutto a fondo. Lei intanto che impara a fare l’attore, può evitare di far pagare il biglietto del cinema per i suoi ‘film’? Grazie”.
Apriti cielo. Un po’ perché in difesa di Gassman si è schierata anche Francesca Archibugi, un po’ perché non ci aspetteremmo che un politico che si occupa di Beni Culturali (e il cinema è tra questi, almeno stando a tutte le parole del MiBACT e anche ai fondi che il settore riceve) non si metta a insultare uno dei più conosciuti e forse migliori attori che abbiamo in Italia, non vendutosi in toto al mercato della fiction, ma esponente di un nucleo che ancora fa i conti con i palcoscenici. 
Gassman ha ribattuto che la poltrona la paghiamo noi, e che «chi è indagato deve dimettersi. E visto che siamo tutti convinti che il sottosegretario potrà dimostrare la sua innocenza, vorremmo che per ora qualcun altro, possibilmente non indagato, prendesse il suo posto. Ci vuole trasparenza». Un po’ come hanno fatto Lupi e anche il Presidente della Fabbrica del Duomo di Milano Angelo Caloia, qualche tempo fa. 
Quel che è certo è che, finché non c’è colpevolezza, la presunzione è di innocenza. E twitter, ancora una volta, riesce a tirare fuori i nervi a fior di pelle. Pensate se fosse la macchina della verità! 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui