26 marzo 2015

Nudi al museo

 

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L’arte di James Turrell è radicalmente immersiva. Gli ambienti che crea sono realtà alterate perché abitate esclusivamente dalla luce. La percezione dello spazio cambia e l’esperienza che se ne fa risulta spiazzante. Chi ci è stato, non se li dimentica tanto facilmente. 
Ora però la possibilità di fissarseli nella memoria in maniera ancora più indelebile è data dalla richiesta fatta dallo stesso artista su come entrare nelle sue installazioni: nudi. Esattamente come mamma ci ha fatto. 
Accade a Canberra, alla National Gallery of Australia. Che in questo modo segna un ulteriore tassello nello smantellamento dell’idea tradizionale del museo. Alzi la mano chi c’era mai stato prima nudo. Solo qualche pazzarello provocatore. Ma, apriti cielo, fioccano le polemiche, rimbalzate dalla lontana Australia fino in Europa e America. “Che pretesa! – scrive un critico – che cosa può aggiungere alla mia esperienza d’arte il fatto di essere nudo, se non un po’ di vergogna?”. “Non siamo mica in uno spogliatoio”, dice un altro. Insomma, bagarre. 
Il pubblico, invece, come sembra da queste immagini, non pare così turbato. Girella, con i propri rotoli di ciccia in bella vista, e se ne torna a casa. 
Rischio di promiscuità o di altro? Non pare proprio. Anche perché i “tour in the nude” sono rigorosamente divisi per genere. E forse, oltre all’esperienza pura della luce, si fa una specie di ritorno alla pura infanzia, quando si poteva girare nudi e contenti. Senza che nessun critico bacchettone inarcasse il sopracciglio. 
A proposito, chi volesse immergersi nel fantastico mondo di Turrell, ha tempo fino all’8 giugno.

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