24 aprile 2015

Parole, parole…o fatti?

 
L'Italia è un Paese turistico? A volte si, a volte no. Pare però che oggi, stando ai dati di Bankitalia, si vada nella giusta direzione. E allora, che fare?

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La scabrosa vicenda di “Very bello” la conosciamo tutti. E lo stereotipo tricolore bilingue non aiuta di certo la crescita turistica. Almeno non come dovrebbe, per iniziare. Vedremo poi che diranno gli otto milioni (o dieci? O venti?) che arriveranno a Expo 2015. Magari non troveranno tutto pronto ma si sa, la simpatia italiana è contagiosa. E gli si perdona tutto, o quasi, sempre. 
Perché questa premessa? Perché stando ai dati di Bankitalia-Ciset, presentati ieri a Venezia e dove è intervenuto anche il Ministro Franceschini, la situazione è confortante: si tratta di percentuali minime, ma pare che vi sia un rialzo soprattutto per quanto riguarda gli ingressi stranieri nel Belpaese. 
Nel 2014 l’economia turistica ha generato circa 36,4 miliardi di valore aggiunto determinando un incremento della ricchezza prodotta di oltre il 2 per cento. I turisti “abroad” sono cresciuti dell’1,5 per cento sul 2013, e i viaggiatori italiani sono stati il 5,4 per cento in più.  
«Chi viene in Italia lo fa per godersi un soggiorno più lungo, legato alla scoperta del territorio e non solo delle grandi città d’arte, con una forte componente legata al gusto, all’intrattenimento colto, al vivere italiano», ha dichiarato il Ministro, che oggi ha anche annunciato un piano di recupero (in tandem tra Mibact e Comune di San Tammaro), per la reggia di Carditello.
Già, perché il Sud pare essere decisamente in crescita nei flussi dei viaggiatori, così come le isole. «Significativo infine il fatto che gli italiani tornino a viaggiare. Dopo due anni di contrazione della spesa turistica nazionale si segnala l’inversione di tendenza: un’ulteriore conferma della ripresa dell’economia italiana», spiega Franceschini.
Ma come fare a garantire che queste, magre, percentuali, non siano solamente un colpo di coda? Al popolo di viaggiatori che siamo non andrebbe dato qualche incentivo, esattamente come bisognerebbe darlo a chi del turismo ha fatto professione? Magari rendendo più fluide burocrazie o creando infrastrutture che siano tali e non solo speculazioni; rendendo, insomma, l’ospitalità una questione gradita. Confermando una rotta di buona navigazione. (MB)

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