07 maggio 2015

Fino al 16.V.2015 Kaarina Kaikkonen Galleria z2o Sara Zanin, Roma

 

di

Può un’onda travolgere di vuoto? 
Possono degli oggetti abbandonati, dimenticati, restituire un ricordo?
Possono i ricordi riprendere vita?
Non stupisce il successo che, ancora una volta, Kaarina Kaikkonen riceve nell’incontro con un pubblico diverso da quello cui è abituata ad affrontare più frequentemente. Non ci sono gli spazi dei grandi musei (non ultimo il MAXXI nel 2012) o delle fondazioni che lasciano lavorare l’artista sulle opere ambientali da tutti conosciute, ma c’è spazio per l’intimità di un racconto nelle sale della galleria z2O, un racconto di altre dimensioni che non ha bisogno di monumentalità per essere efficace.
Kaarina Kaikkonen ha fatto del riuso di vecchi abiti la sua cifra stilistica che la rende ormai riconoscibile ovunque, anche agli occhi dei non propriamente addetti ai lavori.
Per la sua terza personale negli spazi di Sara Zanin l’artista torna a parlare di quelle persone qualsiasi che nei suoi lavori diventano opera d’arte, passando per quegli abiti che raccontano una stratificazione di tempo, esperienze, passaggio. Nonostante la scala ridotta rispetto alle opere in esterni, le opere della Kaikkonen acquistano una forza incredibile nel loro essere solide, compatte, forti di significato. In un percorso fatto di titoli che traducono pensieri evocativi – basti pensare a After this Winter o a There is Snow in My Heart – l’artista ripercorre la sua storia di vita vissuta, dedicando in particolare la struggente I Feel Safe al ricordo di suo padre, una scultura compatta e allo stesso tempo effimera nella sua leggerezza – che ricorda un angelo in volo o quello che si fa con le braccia, muovendole veloci nella neve – in cui abiti di un uomo e quelli di un bambino si uniscono, inscindibili.
Kaarina Kaikkonen, vista della mostra
I Met A Black Fairy, Butterfly, You left me alone: come animate da spiriti ormai invisibili, gli abiti appartenuti a tre bambini prendono vita levitando nello spazio, come a lasciarsi coinvolgere in quella danza invisibile che ridisegna la staticità degli indumenti stratificati l’uno sull’altro. Non solo quelle che potrebbero sembrare da lontano tele su cui si disegnano paesaggi fatti di pittura (After This Winter), ma sculture che restituiscono ai vestiti la loro destinazione originaria, riprendendo forma (Such Is Life).
In questo risiede la grandezza della Kaikkonen, nel saper ridare movimento e fisicità a quelli che sarebbero, altrimenti, oggetti inanimati: ecco che lo spettatore riesce a rivedere quei bambini, quelle donne, quegli uomini singolarmente e, allo stesso tempo, tutti insieme in un grande progetto più grande. C’è malinconia, ci sono i ricordi a condire quelle camice dimenticate e riqualificate a diventare un tassello di una grande installazione, c’è la storia dell’artista con il suo passato, la sua debolezza e la sua forza, e ci sono le storie di tutti e di chiunque a unirsi nella grande onda di un abbraccio, quello di Emptiness
È un’onda travolgente quel vuoto.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 28 marzo 2015
dal 28 marzo al 16 maggio 2015
Kaarina Kaikkonen
Z2O – Sara Zanin
Via della Vetrina, 21 – Roma
Orari: martedì – sabato 11.00 – 19.00 e su appuntamento

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