07 luglio 2015

Una strana storia

 
Che succede se un popolo decide che i debiti dei propri politici non s'hanno da pagare? Fino a ieri sembrava impossibile, mentre oggi la storia si riscrive. Con buona pace di chi parla di un "nulla"

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In un’intervista a Rai News 24, ieri, il direttore de Il Sole24Ore Roberto Napoletano parlava del referendum greco come di una vittoria sul nulla, su un concetto che ancora deve essere scritto, per cui inattuabile. Morale? Il referendum non serve a nulla. 
Eppure, qualcosa, questo referendum ha smosso eccome, e forse più che nelle coscienze dei politici, nei loro piani di “autopromozione”.
Se fino a ieri coloro che stavano decisamente con il sì, ovvero con le leggi dell’Europa rispetto al prestito e al debito greco, ieri la doccia gelata arrivata da Atene ha mietuto un nuovo raccolto: tutti giù a dire che l’Europa deve cambiare corso.
E allora lo “strozzinaggio” autorizzato andato avanti negli ultimi anni, che cos’è stato? Fantapolitica? O semplicemente una sorta di accanimento terapeutico che ha portato un Paese che avrebbe potuto respirare quasi al collasso generale?
Su Facebook il premier italiano Matteo Renzi ha postato un “Questo è il momento giusto per costruire una Ue diversa”. Vendola ha chiesto una conferenza per rinegoziare il debito e anche l’Osservatore Romano ha indicato un “ripensare il metodo”. 
Vuoi vedere che si sono sbagliati tutti e non ce ne siamo accorti? Anzi, qualcuno se ne è accorto eccome, i greci per esempio, che non aspettavano altro che poter dire la loro sulla situazione. 
Ma è stato proprio il quotidiano dei cattolici ad andarci giù pesante: “Il voto impone un ripensamento del metodo europeo, che non può e non potrà più essere quello rappresentato dai palazzi di Bruxelles: l’Europa delle élites, dei non eletti, l’Europa dei club riservati come il vecchio asse franco-tedesco. C’è un urgente bisogno di un nuovo processo di integrazione che vada al di là dell’unione bancaria o finanziaria, dell’unificazione tecnica, per concentrarsi su nodi ben più importanti come l’immigrazione, la sanità, la comunicazione, il rilancio della ricerca e l’istruzione, il welfare”.
Parole sante, quasi da enciclica. Il mondo cambia, ma da domani? (MB)

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