29 febbraio 2016

America da salvare?

 
Mussolini come "promemoria" e i discorsi di Hitler sul comodino. Torna a far discutere la strategia politica di Donald Trump, più vicina a uno show che alla realtà. Come quella di Ronald Reagan

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“It is better to live one day as a lion than 100 days as a sheep”. Parola di Donald Trump. Anzi no, parola di Benito Mussolini. Ma che importa! E infatti, al candidato presidente degli Stati Uniti, non interessa proprio nulla, e afferma che si tratta solo di un bel motto per la sua campagna dall’hashtag #MakeAmericaGreatAgain.
Poi ci si mette in mezzo Vanity Fair, e si scopre che 25 anni fa la ex moglie Ivana, intervistata, aveva rivelato che Trump sul comodino teneva i discorsi di di Hitler.  
Sarà un pagliaccio Trump? Sarà un milionario senza il senso della misura? Sarà davvero solo il mitomane che vuole costruire il “muro” al confine con il Messico? O sarà l’uomo nuovo che l’America aspetta, e che ha già trionfato in Nevada?
Non sarebbe poi così fantascientifico. Nel 1970 J.G. Ballard pubblicò un capolavoro assoluto: La mostra delle atrocità: quindici racconti, dove lo scrittore inglese previde l’elezione di Ronald Reagan, 11 anni prima che accadesse realmente.
L’arte, in fondo, è dei folli e dei visionari, e il voto dei cittadini non è da meno. In fin dei conti, prima di Bill di Blasio, il sindaco di New York è stato Michael Bloomberg, uno degli uomini più ricchi del mondo, anche se la stoffa rispetto allo Zio “Sam” Trump è decisamente diversa.
Ma vuoi che le campagne mediatiche del rumore, strategiche o meno, possano anziché affossare con lo scandalo, far resuscitare idee vecchie e retrograde come nuove, e vibranti, condizioni di un presente apparentemente difficile, tra migrazioni, economia in bilico e affini? 
Insomma, Trump, come ha dichiarato alla MSNBC, vuole essere associato a belle citazioni, fasciste o meno che importa! E non importa se fa finta di non sapere nulla del Ku Klux Klan e dell’ex capo della “setta” David Duke, che ha inneggiato al voto per il magnate, e poco importa se anche Eva Schloss, 86 anni, sopravvissuta ad Auschwitz dove era deportata con Anna Frank parla di Trump come un nuovo Hitler. 
Davvero Donald Trump è impresentabile per gli Stati Uniti? Sui risultati catastrofici che potrebbero venire fuori dalla sua elezione possiamo avere un’ormai ottima idea, dati i precedenti da una parte all’altra del mondo.
Ed è proprio questo che, come pensiero laterale, ci si dice: in cosa si differenzia Trump per megalomania, strafottenza, cinismo, mancato senso civico, di uguaglianza e chi più ne ha più ne metta, da qualsiasi altro pessimo presidente, come ben ricordiamo?
Stavolta, sempre per citare Ballard, il rischio è si metta davvero un fucile in mano a un bambino (questione, anche questa, comune negli States) con la voglia di giocare al Duce. (MB)

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