10 giugno 2002

fino al 23.VI.2002 Thibaut Cuisset – Campagne japonaise Roma, Galleria Francese

 
Ci dobbiamo sforzare di accantonare i pregiudizi culturali occidentali, perchè Thibaut Cuisset ci propone quanto di più apparentemente anonimo il paese offra. Non il Giappone ipertecnologico e insieme ipertradizionalista che ci arriva comunemente dai media...

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Le foto esposte immortalano (ma perché dire non vivificano?) paesaggi di un viaggio compiuto lungo il Giappone tra il 1995 e il 1996.
Ci dobbiamo inizialmente sforzare di accantonare i pregiudizi culturali occidentali, perché Thibaut Cuisset ci propone quanto di più apparentemente anonimo il paese del sol levante proponga. Inarrestabile viaggiatore, tutto coglie nelle sue opere tranne il Giappone ipertecnologico e insieme ipertradizionalista che ci arriva comunemente dai media. Egli cerca quell’elemento che accomuna ogni zona del mondo, e trova un ordine thibaut_cuisset_kumamoto_prefecture_1997naturale, una poesia intrinseca tanto nella campagna, quanto nei boschi o nelle periferie cittadine. Quali sono i soggetti prescelti? Una distesa erbosa brillante sotto un cielo plumbeo, tralicci e cavi elettrici, erba secca sul bordo di una strada cementata a tornanti (Ile de Sado – Shima è così particolare da sembrare una stampa giapponese dell’Ottocento), un cortile tra condominii…banalità? No, poesia urbana e suburbana; quei tralicci, quel cemento, quei campi potevano esistere solo in quel posto ed in quel momento. Emerge nel complesso un’armonia del mondo ‘industrializzato’ che il nostro occhio non è abituato a cogliere. Forse non è un caso che non vi siano uomini in questi grandiosi paesaggi contemporanei giapponesi?
Ma attenzione: fermandosi a guardare questi frammenti on the road dell’arcipealgo nipponico, ci si accorge dello studio analitico, quasi chirurgico dietro a ogni scatto. Una parte importante delle immagini di Cuisset risiede nel colore. Il mezzo fotografico è notoriamente impossibilitato a scegliere la distribuzione del colore sulla superficie, eppure ciò che risalta maggiormente è la thibaut cuisset_isola_di_sado_shimavellutata tonalità: in ogni icona la luce è morbida e ovattata, macchie di colore autunnali che ci rimandano ad alcuni paesaggi tersi e miti di Corot, tanto da indurre ad un trompe l’esprit illudendoci di osservare un olio su carta invece che una stampa.
I riferimenti ai grandi maestri della pittura sono molti: la composizione ortogonale di matrice olandese (Hobbema, Ruysdael, Mondrian ); l’Isola dei morti di Arnold Böcklin , di cui Iwate, Prefecture, Honshu è una perfetta interpretazione fotografica, e del dipinto simbolista presenta anche la dolce malinconia.
Le fotografie di Thibaut appaiono allora come quadri di un atelier fiammingo, ricchi di dettagli, sapienti nella loro stratigrafia.

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stella bottai


Thibaut Cuisset – campagne japonaise
Galleria Francese, piazza Navona 42, 066873782, mar_sab 10-13/16-20 lun 16-20, catalogo di FotoGrafia – I festival Internazionale di Roma edizioni Bruno Mondadori 25 euro


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