29 aprile 2016

Dolore, minimo comune denominatore

 
Pronti a diventare martiri, nelle città europee. E se dall'Italia in sei erano pronti ad arruolarsi in Siria, l'input dall'ISIS è invece quello di colpire come "lupi solitari", mentre i dinamitardi delle stragi sono presi di mira per "cattiva condotta". E un dolore comune

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Pare che nel carcere di Fleury-Merogis, in cella di isolamento, guardato a vista da secondini addestratissimi, Salah Abdeslam, la mente delle stragi di Parigi, sia stato accolto da una serie di cori. Gli altri detenuti, in gran parte salafiti, gli avrebbero urlato del bastardo. Perché non si è fatto esplodere. Già, è il minimo che si può rinfacciare a chi architetta una carneficina del genere e poi vuole rimanere a questo mondo, scampandosi il titolo di martire. 
Invece, noi, abbiamo dovuto subire l’ennesimo atto di pornografia, ovvero l’esplosione del fratello dello stesso Salah, dentro il Comptoir Voltaire pieno di gente, trasmesso dalla TV francese. 
Ce lo saremmo risparmiati, tanto non sarà un po’ di sangue in più a fare la differenza per una serie di atti che non possono che essere condannati, qualunque sia il “mandante” mentale.
Ed è piuttosto aberrante scoprire, stando alle cronache, il fatto che ora l’ISIS (smaterializzato in Siria? In Medio Oriente? Fateci caso…) si stia tramutando in un servizio a domicilio. 
Già, niente più trasferte nei Paesi del Califfato, ma l’ordine di “creare sofferenza dei nemici di Dio” a casa loro. Ah, se il Califfo supremo, o chi per lui, immaginasse quanto dolore sono costretti a tollerare quotidianamente i nemici di Dio. Chissà se i colleghi di Abderrahim Moutaharrik, 28enne campione di kickboxing che viveva a Lecco ma si allenava in una palestra di Lugano, destinatario dell’ordine dell’Isis di colpire Roma, non avevano i suoi stessi problemi. Chissà. Magari le tasse. Un mutuo? Un affitto? Un amore finito male? Un sogno infranto. Chissà se Wafa Koraichi, cameriera con il marito pizzaiolo, vicino a Verbania, non ha mai accarezzato il dolore delle 24enni europee. E chissà perché Alice Brignoli, con il marito marocchino, che erano disoccupati e ricevevano sussidi statali e aiuti dai loro genitori in provincia di Lecco non avevano provato il dolore che può avere una famiglia con tre bambini e pochi soldi in tasca. Chissà, forse queste persone sono convinte che una bomba su un treno, in un aeroporto o su una spiaggia possa acuire il male di una fetta dell’umanità “costretta” dalla stessa religione cristiana a provare dolore in terra per avere una vita splendente altrove. E dove sono le differenze con i martiri di un altro Dio, a cui si prospettano vergini e prosperità lottando contro gli infedeli? Buttate a mare tutto, come fece Ben Vautier con quella grande scatola di cartone che riportava la scritta “Dieu”. (MB)

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