28 luglio 2016

La rabbia

 
Monta la rabbia "dal basso" per quello che accade in Europa: dall'allarme al centro commerciale di Brema, per causa di un 19enne fuggito da un ospedale psichiatrico, ai fatti di Rouen, fino al giovane hitleriano di Monaco che ha ucciso nove persone, i toni polemici montano, insieme a storie che hanno del paradossale

di

Una volta i matti scappavano e al massimo finivano sopra gli alberi, come in “Amarcord” di Fellini; una volta si credevano Napoleone o Fred Astaire. Oggi usciti per buona condotta o affini dai loro centri sembrano volersi vendicare del mondo che li ha ingabbiati. Strane storie quelle che si tessono ai lati della cronaca nera, dove al popolo non serve altro che rincuorarsi, o scaldarsi a vicenda, con parole come “assurdo”, “impossibile”, “incredibile”. 
E invece è tutto vero, è tutto plausibile e a ben poco serve la retorica per questa strana spirale di violenza e anche mitomania, che chiunque aumenta e dove anche una scintilla assume le proporzioni di un incendio.
Ma come fare a domare questo trend? Davvero siamo sicuri che questo genere di “emergenze” siano cadute dal cielo tutte insieme, e tutte in questi giorni, e tutte nello stesso Paese? E come è possibile che ragazzi di vent’anni o meno possano già essere inclini a una strada non tanto del crimine quanto di uno strano odio che, ben presto, sembrerà confondersi con il gioco integralista? Gioco. O forse no. Da giocare c’è poco, e forse i killer del padre di Rouen, il ragazzo del centro commerciale di Monaco, e oggi quello di Brema, non hanno nessuna voglia di scherzare ma di rendersi semplicemente, nell’unico modo che conoscono come il più scintillante, protagonisti della scena di un Occidente sempre più terrorizzato dai suoi stessi figli, ripudiati. (MB)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui