07 settembre 2016

Turismo sostenibile, e semplificato

 
Dal Mibact un nuovo piano strategico per i flussi turistici in Italia. Più accessibilità, semplificazioni, monitoraggi costanti e chi più ne ha più ne metta. Ma una postilla è d'obbligo: tenere sempre ben in vista la natura, e le peculiarità, dei Beni Culturali, paesaggistici ed antropologici

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Valorizzazione del patrimonio demaniale, dai fari alle stazioni dismesse, dalle case cantoniere al rafforzamento dei percorsi ciclabili e dei cammini, l’ accesso unico wi-fi, il progetto per la valorizzazione della lirica, oltre che la digitalizzazione dei servizi. Ecco le strategie per il prossimo quinquennio, secondo il Mibact, per il rilancio turistico del Belpaese.
Un piano di proposte, per certi versi attuate, come la promozione e l’annessione al Ministero dei musei militari, che andrà avanti dal 2017 al 2022 e che, assicura Franceschini in una nota, “Dovrà far conoscere agli italiani e ai tanti visitatori che sempre più giungono dall’estero quel vasto patrimonio di arte, storia e tradizioni di cui sono ricchi i nostri territori. Favorire l’incontro fra chi intende il viaggio come un’esperienza di crescita e questo patrimonio è necessario per lo sviluppo di un turismo autenticamente sostenibile”. 
Un settore che, insomma, è cruciale per lo sviluppo del Paese ma che, ribadiamolo, non dovrebbe venir meno dal trattare i beni culturali come semplici numeri, come luna park, o come “temporary store”: anche questo deve essere un passaggio mirato nella sostenibilità che tanto si auspica e di cui il testo per questo “Piano Strategico”, che sarà pronto per l’approvazione definitiva a metà settembre, per poi essere sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni, acquisire successivamente il parere delle competenti Commissioni parlamentari e essere infine deliberato dal Consiglio dei Ministri, dovrà tenere conto. 
Una governance partecipata che, si legge ancora nella nota rilasciata dal Mibact, avrà come obiettivi l’ampliamento e arricchimento delle destinazioni e dei prodotti e la distribuzione dei flussi grazie al vasto potenziale dell’offerta ancora inesplorata; l’aumento della competitività del settore con l’adeguamento della rete infrastrutturale fisica e digitale, la semplificazione della normativa, la riduzione degli oneri burocratici  e la diffusione di nuova imprenditorialità, oltre che l’accessibilità. Per un programma che, si promette “non esaurisce la sua funzione con l’approvazione del documento ma proseguirà nei mesi e negli anni futuri per monitorare la realizzazione degli interventi e consentire un continuo miglioramento del Piano, che è concepito come organismo “vivo” in costante evoluzione. Tutti gli operatori del settore saranno infatti chiamati, a diversi livelli di responsabilità, ad attuarlo e alimentarlo attraverso strumenti mirati”. Vedremo. (MB) 

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