20 ottobre 2016

Cultura, medicina dell’anima

 

Così, come da titolo, Giovanna Melandri durante il XII Rapporto di Federculture al MAXXI. Che dopo anni di buio annuncia una ripresa del settore, con qualche numero in crescita

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Sarà che a Roma si respira aria nuova dopo la riapertura della GNAM e della Quadriennale, o sarà che la ruota gira e allora, dopo gli anni di immobilismo qualcosa cambia. O sarà che invece qualcosa cambia per davvero: sarà merito dei socual, sarà che l’arte (ma non solo) va di moda, e allora ecco che secondo il 12esimo rapporto di Federculture la cultura è tornata ad essere una risorsa per l’Italia. Lo dice Andrea Cancellato, Presidente dell’associazione, che parla di una tendenza in corso, da rafforzare con la politica e una serie di iniziative adeguate. Siamo lontani anni luce, insomma, dal tremendo Tremonti che diceva “Fatevi un panino con la Divina Commedia”, rimasto negli annali.
Certo sono piccoli numeri, ma che nel buio degli ultimi tempi fanno la differenza: rispetto al 2014 la spesa delle famiglie italiane per la “cultura” in generale è cresciuta del 4 per cento mentre sono il 7 per cento in più rispetto al 2014 quelli che hanno visto mostre e si alza del 4 per cento anche chi va a teatro, e il 6 per i concerti, mentre i siti archeologici hanno aumentato la loro portata del 16 per cento. E la speranza, per fortuna, sono i giovani: virtuosa, e non facile da credere, è proprio la fascia che va dai 15 ai 17 anni, in fatto di mostre, teatro e cinema.
“La ripresa dei consumi culturali è ormai un dato stabile e consolidato. Se il 2015 ha segnato il record assoluto di 43 milioni di visitatori nei musei statali, il 2016 si appresta a chiudere con un nuovo primato: nel primo semestre i visitatori sono aumentati del 4 per cento e gli introiti del 10 per cento”, ha scritto in un messaggio il Ministro Franceschini. Buone le performance di Trentino Alto Adige, la regione in testa per spesa culturale, a cui seguono Emilia Romagna e Lombardia, mentre il Sud risulta essere il fanalino di coda. Ma per 11 milioni di persone, stando al rapporto, l’intrattenimento è ben lungi dall’essere culturale. Eppur si muove. (MB)

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