25 novembre 2016

SOCIAL ART

 
Tra il Web e la Street Art. Parla Okuda
di Chiara Gallo

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Muri, proprietà pubbliche e private prese di mira da spray, stickers, colori e quant’altro. È la Street Art, linguaggio che ha generato polemiche sin dal suo esordio, ma che ha portato ad affermarsi artisti importante, tra cui l’ormai celebre quanto anonimo Banksy. Per il forte accento urbano l’arte di strada si è guadagnata l’interesse dei più giovani e grazie all’immediatezza delle immagini ha cavalcato molto bene l’onda dei new social media. Instagram, Twitter, Flikcr, Tumblr, e non per ultimo Facebook sono tra gli strumenti più in uso dalle nuove generazioni di street artist, tra cui figura a pieno titolo lo spagnolo Okuda
Circa 28mila follower su Facebook, 85,7mila su Instagram e oltre 3mila su Twitter, questi i numeri dell’artista madrileno che ha invaso le strade di tutto il mondo con i suoi colori e le sue forme surreali con l’obiettivo di dare alle persone che popolano le grandi città una possibilità di fuga, contribuendo a una maggiore positività. Quindi, un muro di periferia, la facciata di un palazzo fatiscente a Hong Kong, l’interno di una chiesa abbandonata in Spagna acquistano vita grazie ai suoi interventi. Okuda con uno stile immediato racconta e documenta le sue opere sui social media e grazie ad essi trova la giusta visibilità nel mare magnum della rete. L’abbiamo intervistato. 
Okuda, Hong Kong
Come è cominciata questa passione, e soprattutto perché scegliere questo stile surreale, a metà strada tra realtà e astrazione? 
«Non credo di aver scelto nulla, forse al contrario è stato il surrealismo a scegliere me. La realtà mi appariva annoiata, così ho cominciato a modificarla disegnando oggetti, panorami o persone seguendo una linea astratta. A tutto ciò ho poi unito quel surrealismo che ho imparato ad amare studiando arte». 
Il  tuo tratto, le forme fuoriescono letteralmente dalle pareti su cui sono realizzati. Una miscela vibrante tra geometria ed effetti digitali che ottiene un grande impatto sul pubblico. Come ce la spieghi? 
«Mi piace pensare che ogni persona percepisca e comprenda un messaggio diverso quando vede le mie opere. Non desidero produrre un messaggio ermetico, ciò che mi interessa davvero è che ognuno venga colpito da una sensazione unica e personale».
Okuda, Kaos Temple
Qual è stato il ruolo allora di Internet nella diffusione della sua arte? E dei social media? 
«La grande potenzialità della rete è che permette anche a coloro che non possono farlo di viaggiare per il mondo. Dai loro sofà o dai loro posti di lavoro. Per noi artisti ha un ruolo importantissimo proprio perché ci consente di trasmettere immagini di mostre, murales o semplicemente del nostro lavoro a tutti, quindi sì mi ha aiutato molto!” Il social network più usato da Okuda? “Preferisco Instagram, poiché mi permette di dare massima visibilità alle opere e perché essendo usato come un diario i follower possono appassionarsi e seguire costantemente il mio lavoro, come fossero lì con me». 
In quest’epoca di tecnologie sempre più sviluppate, cosa deve tenere a mente l’artista guardando al futuro? 
«In realtà credo sia molto interessante sperimentare ogni tipo di tecnologia per sviluppare sempre nuove forme d’arte. In particolare penso a stampanti 3d, materiali innovativi e tutto ciò che ci consente di esplorare molteplici opportunità». Cambiano i tempi, ma l’arte resta. 
Chiara Gallo

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