20 dicembre 2016

Fino al 5.III.2017 Manzù. Dialoghi sulla spiritualità, con Lucio Fontana Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, Roma

 

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Quello tra arte e Chiesa è sempre stato un rapporto complesso, un legame fatto di crisi e ritrovata sintonia, di amore incondizionato e prolifiche conflittualità, una relazione strumentale che nei secoli ha subìto spesso le intromissioni della storia. Lo sapeva bene Manzù, al secolo Giacomo Manzoni, prolifico scultore che con le autorità ecclesiastiche ha cominciato a muovere i suoi primi passi professionali, arricchendo il dibattito sul rapporto tra spiritualità e arte con le sue opere di non sempre facile lettura. 
Una doppia mostra in programma al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo e al Museo Giacomo Manzù di Ardea mette in dialogo l’artista bergamasco e Lucio Fontana, due contemporanei che si stimavano e che probabilmente hanno finito per influenzarsi a vicenda, attingendo l’uno dalla poetica dell’altro, pur con le grandi differenze che li hanno contraddistinti. Entrambi gli scultori si sono cimentati con il sacro e le sue infinite sfaccettature, creando scalpore o scatenando violente reazioni da parte dei settori più conservatori della società, che volevano continuare a proporre un’iconografia uguale a se stessa, senza offrire spunti di riflessione. 
Manzù. Dialoghi sulla spiritualità, con Lucio Fontana, vista della mostra
La prima chiave di lettura del progetto, curato da Barbara Cinelli dell’Università di Roma Tre con Davide Colombo dell’Università di Parma, è data dalla scelta delle due sedi, così agli antipodi per sfarzo e dimensioni: una è tra i luoghi simbolo del cattolicesimo, un’enorme fortezza nel cuore della Roma papale; l’altra quasi un piccolo tempio dedicato a Manzù, che scelse Ardea come casa a partire dai primi anni Sessanta, quando la capitale era al massimo del suo splendore. Mettere in parallelo luoghi così lontani contribuisce a scardinare la tradizionale dialettica centro-periferia e crea un ponte tra due istituzioni museali molto diverse.
La mostra nella sede di Castel Sant’Angelo solleva interrogativi interessanti sul rapporto tra artista e mondo ecclesiastico, in un momento storico in cui la Chiesa sperava di ritrovare il ruolo guida nell’arte che aveva avuto nei secoli passati. Manzù si sentiva lusingato da questa fiducia e ricercava volutamente il consenso dei suoi committenti, senza però corrompere la sua produzione artistica e attirando non poche critiche. Fontana, anche se apprezzava molto il lavoro di Manzù, non mancò di prenderne le distanze dopo che giornalisti e critici avevano sottolineato presunte analogie tra i due: un distinguo legittimo, anche considerato il diverso rapporto che avevano con i classici dell’iconografia sacra, dai crocifissi alle famose porte. 
I cardinali seduti, tema ricorrente di Manzù declinato in varie misure e versioni, acquistano nuovo senso nella splendida cornice di Castel Sant’Angelo, a pochi passi dal Vaticano, ricordando ai visitatori l’importanza del rinnovamento, tanto per l’arte quanto per la Chiesa.  Quest’ultima deve trovare una nuova strada per sintonizzarsi con l’uomo contemporaneo, così restìo ad accettare un’idea di arte sacra anacronistica, fuori tempo, chiusa e rivolta su sé stessa. A tutto questo Manzù rispondeva con le sue opere rispettose della tradizione ma volutamente di rottura, un approccio tutto fuorché banale che ha contribuito a ricostruire i rapporti tra Vaticano e arte contemporanea.
Giulia Testa
mostra visitata l’8 dicembre 2016
Dall’8 dicembre 2017 al 5 marzo 2017
Manzù. Dialoghi sulla spiritualità, con Lucio Fontana
Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
Lungotevere Castello, 50
Ardea, Museo Giacomo Manzù
Via Laurentina km. 32
Orari: tutti i giorni 9.00 – 19.30
Info: www.mostramanzu.it, www.polomusealelazio.beniculturali.it 

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