16 febbraio 2017

Scegliere il finale

 
Eutanasia, suicidio assistito, testamento biologico. Temi scottanti che una nuova storia porta a galla, per questioni che in un Paese civile non dovrebbero più essere rimandate

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Farà discutere credenti o meno, sostenitori del testamento biologico o ferventi del “solo Dio può decidere”. Il caso di Dino Bettamin, settantenne veneto e malato di SLA che ha deciso di farsi “addormentare” in attesa della fine, negli ultimi giorni di vita, solleverà forse di nuovo la necessità di poter istituire, appunto, la possibilità di avere un testamento biologico anche in Italia. 
«Ho il massimo rispetto della scelta di questa persona. Personalmente credo che il testamento biologico debba diventare realtà in un Paese che si ritiene civile», ha dichiarato sulla vicenda il Presidente del Veneto, Luca Zaia.
In questo caso non si è trattato né di eutanasia, né del contrario – ovvero dell’accanimento terapeutico: Bettamin è stato accompagnato da una maggiore dose di sedativi, senza staccare la famosa spina.
«Era una chiara richiesta di sedazione basata su un chiaro sintomo refrattario, dato da un’angoscia incoercibile anche con farmaci e trattamenti psicologici», hanno spiegato gli infermieri che avevano in cura l’uomo.
Un fatto di cronaca – al di là di ogni motivo personale – che potrebbe riportare in luce un dibattito che nel nostro Paese vive momenti alterni di luce, mentre al di là di casi altisonanti e mediatici si tende a tenere nell’ombra, e che non ha ancora trovato una giurisdizione. Nonostante i tempi sarebbero maturi, al di là di accanimenti politici e leggi “più importanti” da promulgare, come abbiamo assistito in occasione dei milioni di balletti e rimpalli prima di avere la tanto discussa, e monca, legge sulle Unioni Civili, giusto per fare un esempio. 

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