20 settembre 2017

THAT’S STORIES

 
L’arte celebra il mare in un ultimo saluto al terminare dell’estate, tra Torregrande e Oristano
di Elisabetta Rastelli

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È chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa, è muto come un pesce, anzi un pesce. E come pesce è difficile da bloccare… Perché lo protegge il mare… Com’è profondo il mare…
Lucio Dalla, Com’è profondo il mare, 1977
Com’è profondo il mare, orizzonte infinito a cui molti anelano, custode di vite e segreti che al pari del cielo non ci sono dati sapere, amico dal volto incantevole capace di sguardi duri e momenti di rabbia irrefrenabili. 
Arrivata alla sua seconda edizione, la “Festa del Mare”, ideata e organizzata dagli artisti GianMarco Porru e Mimì Enna, sta diventando un appuntamento fisso che, al terminare dell’estate, coinvolge la popolazione nei pressi di Oristano e Torregrande, luoghi d’origine dei due artisti. Traendo ispirazione dalla cultura locale, colma di rituali e processioni in onore dei santi, la Festa del Mare prevede il trasporto di una grande anfora in ceramica verso l’acqua, destinata ad essere svuotata e riempita con nuova reliquia, e successivamente trasportata in pellegrinaggio ad Oristano, dov’è festeggiata e lasciata in custodia ad un cittadino per tutto l’anno. Quando GianMarco e Mimì mi hanno introdotto a questa loro iniziativa, è stato incredibile notare come nell’apparente semplicità del progetto, emergessero continuamente diverse complessità, a partire dal significato attribuibile al mare, così presente nella nostra identità storico-culturale ma mai protagonista; alla tipologia di intervento e successivo inserimento nel panorama di attività legate al mondo dell’arte contemporanea; alla sua comprensione e accettazione da parte del pubblico locale; ed infine, alla loro stessa volontà di attivarsi per restituire, dopo anni passati lontano da casa, parte dell’esperienza assimilata ad un territorio a cui guardano con amore e nostalgia, ma forse non ancora in grado di riaccoglierli appieno. 
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Festa Mare, Oristano
Perché il mare? Di che fede si tratta? Come fare una mostra del mare e in che modo si occupa di pratiche artistiche? Questi alcuni dei quesiti in parte ancora in cerca di risposte, ma sempre più coscienti di voler lasciare una traccia significativa nel calendario di ogni oristanese. Una festa laica dedicata al mare, che vuole restituire giusto valore e importanza a una presenza fortemente caratterizzante il territorio sardo, la sua storia e il suo corso. Non solo. L’arte e gli artisti da anni sono alla ricerca di cortocircuiti per addentrarsi nella vita delle persone, facendo leva su ciò che le circonda e spesso danno per scontato. A tal proposito, tornano alla mente interventi come quelli della brasiliana Maria Thereza Alvezs, quando attraverso l’intervento Seeds of Change ha sensibilizzato al tema della diversità di razza, recuperando e coltivando centinaia di semi dormienti presenti nei porti più importanti d’Europa. 
GianMarco e Mimì sono sempre restati moto legati al loro territorio e alle sue tradizioni, e dopo anni la “Festa del Mare” rappresenta un importante punto d’arrivo che convoglia questa matrice identitaria con le loro ricerche più attuali. 
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Festa Mare
La festa non nasce con l’intento di rimanere imbrigliata da griglie rigide di significati e azioni, ma al contrario, si sviluppa guardando alle cerimonie preesistenti nel territorio e aprendosi ai suggerimenti della comunità coinvolta.  Come raccontato da GianMarco: «Ognuno deve sentirsi libero di attribuire al mare il significato simbolico che preferisce, quello che noi ci auguriamo è che la festa muti nel tempo, assecondando le esigenze che ci saranno, ad esempio, quest’anno grazie ad alcuni suggerimenti abbiamo cambiato percorso e aggiunto all’Ape 50 che trasporta la reliquia dei rami d’alloro». Così accade, come racconta Mimì, che sua zia arrivi con una maglietta con scritto “No alle esercitazioni militari in Sardegna”, oppure, che un passante chieda se si tratti di una manifestazione per i migranti, ma non importa. Ciò che importa è che le persone si stiano incuriosendo e che nel loro partecipare, più o meno coscienti, respirino quell’energia che trova il suo nucleo originale nell’arte e nella ricerca di un pensiero poetico nella vita di tutti i giorni.
Elisabetta Rastelli

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