25 febbraio 2018

Abracadabra, la pittura come illusione

 
Si inaugura oggi a Milano, da M77 Gallery, “UNO+UNO”, la doppia personale di Ieva Petersone e Dimitri Agnello, protagonisti di una comune ricerca creativa basata sui rimandi, sull’allusione e sull’illusione dell’immagine

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Apre oggi i battenti da M77 Gallery, in un’area post industriale tra i quartieri più trendy ed effervescenti di Milano, “UNO+UNO”, la doppia personale di Ieva Petersone (Jelgava, Lettonia, 1984) e Dimitri Agnello (Carrara, 1995), due giovani artisti accomunati da una ricerca pittorica che, tra esiti diametralmente diversi, è basata sui rimandi, sull’allusione e sull’illusione dell’immagine.
Un progetto espositivo incentrato su due artisti emergenti che dimostrano, pur con declinazioni diverse, anzi forse addirittura antitetiche, capacità di invenzione nella pittura di nuove relazioni tra figurazione e astrazione, soggetto e sfondo, forma, colore e luce. Rafforzando la mia convinzione che, in un prossimo futuro, proprio dalla pittura potrebbe venire un rinnovamento dell’arte stessa in generale.
Il percorso della mostra riserva al pubblico giochi di illusione, in una traduzione pittorica di soluzioni che sembrano ricalcare nell’effetto a sorpresa le prodezze dei protagonisti della fortunata pellicola “Now You See Me”. 
Ieva Petersone, infatti, ha realizzato per l’occasione le grandi tele di “Allegoritmica”, un inganno preterintenzionale per lo sguardo dello spettatore, tra similitudini e rimandi in cui una foresta, a vedere con più attenzione, si rivela un insieme di sedie verdi, oppure un avveniristico skyline urbano, dopo un attimo di disorientamento, svela il profilo di semplici sedute ordinatamente impilate, come in un qualsiasi deposito.
Anche Dimitri Agnello (autore che stimo e che ho inserito nel mio recente focus sulla scena emergente italiana) ci riserva un intricato rompicapo di composizioni o manufatti che possano ricordare qualcosa di “altro” nella forma o nella simbologia: così un fluoroscopio di inizi Novecento, tra i primi macchinari di radiologia, richiama alla mente un visore per la realtà virtuale, il sacramento dell’eucarestia si collega, invece, alla rappresentazione di pillole farmacologiche, mentre corpi umani visti da prospettive inedite assumono quasi le sembianze di inanimate architetture industriali.
Mi ha colpito sin dall’inizio il metodo di lavoro di Agnello, che ci restituisce ogni volta un’epifania di immagini, colte sulla soglia liminare della loro dissoluzione irreversibile. Come avviene in quelle immagini della memoria individuale, o di quella collettiva, a cui lo scorrere del tempo sottrae giorno dopo giorno nitore, brillantezza, fino a ridurle a un’ombra. Un po’ come quando il display di un dispositivo digitale diviene quasi illeggibile per le batterie ormai scariche. Questa evanescenza dell’immagine il nostro giovane artista cerca di catturarla a partire dagli escamotage tecnici, come l’eliminazione del telaio e di ogni tipo di struttura a sostegno della tela, che diviene quindi un drappo leggero. Fantasmatico, è il caso di dirlo. 
Un giorno hanno chiesto a Peter Doig, uno degli artisti viventi più quotati al mondo, perché avesse scelto la pittura. E la risposta è stata: «Perché mi sembrava una nicchia, un’attività un po’ a parte. Era quasi come diventare poeta». Credo che lo stesso possa valere per Ieva Petersone e Dimitri Agnello. (Cesare Biasini Selvaggi)
In homepage: Ieva Petersone, Allegoritmica 16, 2017 Olio su tela, 60x90cm
In alto: Dimitri Agnello, Choir, 2018, Olio su cotone, 160×160 cm
Opening: ore 19.00 (su invito)
UNO+UNO. Ieva Petersone e Dimitri Agnello
apertura al pubblico: dal 27 febbraio al 21 aprile 2018
M77 Gallery
via Mecenate 77, Milano
orari: da martedì a sabato, dalle 11.00 alle 19.00
tel. 02 87225502 – www.m77gallery.com
 
 

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