14 maggio 2018

Il tiro mancino di Michelangelo

 

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In secoli di letteratura artistica se ne era già, sporadicamente, parlato ma ora sembra sia giunta la conferma dal mondo scientifico: Michelangelo era mancino e solo per via dei pregiudizi ha imparato, sin da giovane, a scrivere e a lavorare con la destra. In uno studio pubblicato su Clinical Anatomy, lo studioso di medicina nell’arte, Davide Lazzeri, che già aveva dimostrato l’artrosi di cui soffriva l’artista, illustra l’evoluzione dell’uso della mano destra e della sinistra, analizzando alcune opere. Confermando quanto già scritto cinquecento anni fa da Raffaele da Montelupo, collaboratore e biografo, Michelangelo imparò ad usare la destra e con quella realizzò i suoi capolavori, salvo che in alcune eccezioni e quando lo scalpellare richiedeva più forza e precisione: in questo caso infatti, usava la sinistra. 
La notizia, che in questi giorni ha avuto grande risalto su tutti i principali mezzi di informazione, generalisti e specializzati, è certamente rilevante. 
Tuttavia aggiunge qualcosa alla nostra percezione dell’arte di Michelangelo?
Sui pregiudizi che in passato hanno accompagnato i mancini, non c’è alcun dubbio. Basta pensare all’etimologia della parola stessa, o anche di “sinistro”: si tratta della mano del diavolo, quella che nella stragrande maggioranza delle rappresentazioni pittoriche di arte medievale e moderna era la mano che compiva il gesto peccaminoso. È quindi del tutto plausibile che Michelangelo da bambino potesse essere costretto ad imparare a scrivere con la destra, d’altronde sembra che la stessa cosa valga per l’altro grande genio rinascimentale, Leonardo. 
Più complicato sarebbe capire quale sia stata l’incidenza di questo fattore sul processo creativo michelangiolesco, ma probabilmente una volta studiata si attesterebbe su una percentuale prossima allo zero, non c’è dubbio che un genio così grande avrebbe trovato comunque la via migliore per esprimersi. 
Ma il punto più interessante di tutto questa storia è forse un altro, e riguarda l’aspetto mediatico e educativo. Michelangelo è mancino: tutti ne hanno parlato. Un dettaglio della sua vita che ha avuto un risalto paragonabile a un calciatore o a una rock star. Sicuramente una cosa positiva alla luce della scarsa considerazione dell’opinione pubblica verso l’arte. La domanda però è un’altra: la scuola quando tornerà ad insegnare ai ragazzi Michelangelo e più in generale la storia dell’arte? Un’espressione così alta della cultura italiana e universale dovrebbe essere uno dei pilastri nella formazione delle prossime generazioni e non un semplice trafiletto su un giornale o un link su di un sito internet. (Luca Liberatoscioli)

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