14 novembre 2002

fino al 7.XII.2002 Daniele Puppi Roma, Magazzino d’Arte Moderna

 
Per lui ogni spazio è carico di energie inespresse, saturo di tensioni latenti. Il corpo è un mezzo per svelarle, lo sforzo è il metodo per innescare il cortocircuito, il video è la possibilità di far coincidere spazio virtuale e reale. Una nuova fatica di Daniele Puppi...

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Il suono dell’ultima fatica di Puppi (Pordenone, 1970. Vive a Roma) è un battito secco, ripetuto decine di volte, alla fine s’imprime nella mente, come un ritmo semplice, ossessivo, allucinante. Altrettanto semplice e paradossale è l’azione mostrata nella video proiezione: l’artista salta per darsi lo slancio, quindi batte i palmi delle mani contro un muro, un’inquadratura ravvicinata ci fa vedere solo la parte superiore del suo corpo ed è il rumore dei colpi a scandire i movimenti ostinati, l’esercizio inconcludente. Che la sequenza continui ad libitum è naturale, perché in questa dinamica assurda – ma nitida – tanto è ovvio che la parete non ceda, quanto lo è che il protagonista non possa smettere di attaccarla. (e – aggiungiamo – è anche molto probabile che l’ignaro spettatore resista troppo poco al rumore martellante, per poter ipotizzare un’altra conclusione…)
Lo sforzo è un tentativo di ri – definire lo spazio: Daniele Puppi può misurare il perimetro di una stanza e percorrendola ab aeternum la trasforma in un labirinto (succedeva nella Fatica in mostra a Palazzo Esposizioni a Roma per l’Italian Studio Program 2000-2002); può saltare da un punto all’altro della cornice su cui si innesta la cupola della chiesa di Santa Rita in Campitelli a Roma e la sua immagine proiettata nella cavità della copertura Daniele Puppiriesce a ridisegnarnel’interno (l’installazione era Fatica n°4). Una stanza, un luogo è una mappa di tensioni invisibili, di vettori opposti, ogni fatica apparentemente insensata è anche una necessaria valvola di sfogo, una dinamica rivelatrice.
In un recente lavoro Monica Bonvicini impiegava circa un’oretta per bucare una parete (il video cui ci riferiamo, è Hammering Out e mostra – appunto – una persona, di cui vediamo solo la mano, intenta a prendere a martellate una parete fino a distruggerne una parte) barriera reale e carica di significato; fedele ad una sorta di empirismo, Puppi ha scritto che ogni spazio ha una sua essenza percepibile, che uno spostamento inedito ne può far scaturire qualità e caratteristiche inespresse.
In quest’ultima videoinstallazione realizzata per – e nel – Magazzino d’Arte Moderna (la mostra è il quarto appuntamento del ciclo Altre voci altre stanze curato da Cloe Piccoli) l’azione è duplicata, proiettata in due ambienti adiacenti: li separa (guarda caso) un muro che è l’ostacolo e l’asse di simmetria. Mentre lo spettatore passa da una stanza all’altra, le due immagini continueranno a rimbalzare.

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Altre voci altre stanze: Atelier Van Lieshout
Altre voci altre stanze: Vedovamazzei

maria cristina bastante
vista il 30 ottobre 2002


Daniele Puppi – altre voci altre stanze, a cura di Cloe Piccoli
Magazzino d’Arte Moderna via dei Prefetti 17 (centro, parlamento) 066875951, magazzinoartemoderna@katamail.com, mar_ven 11-15/16-20 sab 11-13/16-20


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8 Commenti

  1. Cara M.C.B.

    per dovere di cronaca mi fa piacere informarla
    di un lavoro di Daniele Puppi visto a Roma nel
    1996 presso gli spazi di un’ex scuola,per breve tempo diventata “Teatro degli Artisti”,
    in via di San Francesco di Sales.
    Daniele Puppi realizzava un vero e proprio
    “site specific work” in tempi in cui il termine
    non era ancora così tanto utilizzato e tanto meno abusato.
    Guarda caso la video installazione consisteva
    in un vero e proprio abbattimento di un muro.
    Questo accadeva nel’96, due anni prima del lavoro della brava Bonvicini di cui lei parla.
    Il lavoro consisteva in un’azione dell’artista
    che veniva ripresa da due videocamere che lo filmavano contemporaneamente mentre colpiva,
    sfondava e invadeva lo spazio. Sulle due opposte pareti di fondo che ora si fronteggiavano, venivano proiettate a grandezza reale le immagini dell’abbattimento
    del muro.La registrazione fedele dei suoni scandiva i colpi sotto cui a poco a poco il muro cedeva frammentandosi sul pavimento.
    Esiste documentazione di questo bellissimo lavoro.

    Cordiali saluti
    Laura Salvi

  2. grande puppi, sei un mito come frosi.
    il tuo esprimere le energie inespresse esprimendole con i video per innescare un cortocircuito da de carlo è una figata. bravo. firmato tafazzi

  3. E’ capitato anche a me, mentre abbattevo un tramezzo della mia casa di pensare di farci un video e spacciarlo come opera d’arte.
    Poi ci ho rinunciato pensando che fosse una cosa trita e ritrita che ormai non sposterebbe proprio nulla nella testa delle persone annoiate che la sera passano in galleria.

    Complimenti e onore al merito a chi ci riesce e/o riesce a far credere agli altri di esserci riuscito.

    Complimenti anche a Tafazzi e a Frosi.

    Buon lavoro a tutti

  4. cara laura, non conoscevo questo lavoro di daniele puppi realizzato nel’96. quindi ti ringrazio per avermelo segnalato. nel citare ‘hammering out’ di monica bonvicini non intendevo assolutamente alludere ad una ‘priorità’ dell’uno o dell’altro, circa l’utilizzo di una particolare immagine o sequenza di immagini o azione. solo una piccola precisazione. un saluto, mariacristina.

  5. Cara signora Maria Cristina Bastante,
    credo che lei debba studiare qualche libro d’arte visto che la sua analisi dell’opera a me sembra incomprensibile ed un vuoto esercizio di stile. “Con simpatia” Mafi

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