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La rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi, scriveva il saggio Bernardo di Cluny. Cioè, alla fine dei giochi, ciò che rimane è solo il nome. Che poi non è affatto poco, anzi, potrebbe anche essere troppo. ‹‹Osservando un quadro di Christopher Wool mi sono chiesto: sarà bello anche un quadro dove compare il suo nome? Riuscirei attraverso il nome ad assorbire l’aura di magia e bellezza che i quindici minuti di celebrità gli conferiscono?››, per Aldo Runfola, la risposta è affermativa. E così, sabato 6 ottobre, alla Fabbrica del Cioccolato, a Blenio, sarà presentato The last wall, progetto dell’artista nato a Palermo nel 1950, in collaborazione con BigTato e MrPlustik, writers ticinesi che hanno gentilmente prestato i loro caratteri per trascrivere una lista di nomi di artisti su pannelli, seguendo le indicazioni di Runfola sui colori da impiegare e sulla disposizione delle lettere. Sovrapposte, intricate, perché ‹‹Mai gli artisti furono tanto numerosi, mai, né in questa misura, fu l’arte una professione per cui sgomitare e farsi largo di provocazione in provocazione per aver successo, nuova categoria del pensiero. E infine l’aspetto per me più irritante: l’alta considerazione in cui la società in generale sembra tenere l’arte e di conseguenza il ruolo dell’artista››.