pubblicato mercoledì 21 aprile 2004Psicoanalisi e classicismo sono i due fili conduttori della mostra, le linee guida che secondo Giovanni Faccenda -curatore di questa collettiva insieme a Vittorio Sgarbi- sono gli elementi con cui si sono confrontati
gli artisti, i poeti e gli scrittori operanti, soprattutto, nella prima metà del ventesimo secolo. Riassumendo possiamo sintetizzare il tutto in due nomi: Sigmund Freud e Piero della Francesca.
Data l’ampiezza del periodo cronologico preso in considerazione, una serie di sezioni cercano di guidare il visitatore in questa ‘galleria’ del Novecento in cui talvolta i nomi degli artisti sono più altisonanti delle loro opere. Un caso per tutti è quello di
Matisse di cui è esposto uno studio giovanile del 1893 –nella sezione
Negli anni de “Il grido” , la famosa opera di
Munch che è di quello stesso anno- ed è avvicinato a opere quasi coeve di
Toulouse-Lautrec e
Utrillo. Spostando lo sguardo, nella stessa sala, si notano subito due
Magritte facilmente individuabili, accostati ad opere di altri surrealisti come
Savino,
Ernst, e
Chagall; non altrettanto individuabili gli acquerelli di
Dalì, due ‘cartoline’ italiane del Lago di Garda e Napoli entrambe del 1949, e di
Picasso di cui compare un’opera tarda (del 1965!):
Le peintre et son modelle.

Proseguendo il viaggio tra gli artisti e le tendenze del ‘900 si passa nella sezione detta
Dopo il ritorno all’ordine con opere di
Giorgio de Chirico, come una tela della serie
Piazza d’Italia (1955 ca) e
Oreste e Pilade (1965): quadri idealmente vicini, ma cronologicamente lontani, alle prime opere metafisiche del pittore. Sempre di de Chirico si segnala il meraviglioso
Autoritratto del 1955/’60, chiamato a confrontarsi con tele di
Carrà,
de Pisis,
Morandi,
Campigli,
Rosai,
Casorati e
Zoran Music.
Il percorso prosegue nel tempo, tra le molte opere esposte –tutte di proprietà privata- si trovano lavori di
Sassu,
Guttuso,
Ortega,
Licini,
Marini, le soluzioni informali di
Morlotti e
Mattioli, le ricerche spaziali di
Burri e
Fontana e un pastello di
Mirò del 1975. Si prosegue poi con le sublimi apparenze di
Alechnsky,
Appel, Matta, Lam,

con le invenzioni di
Vedova e
Baj, con la
Pop-Art italiana di Schifano, con il nuovo realismo di
Arman,
Christo,
Rotella, e con la transavanguardia di
Chia De Maria fino ad arrivare alla
resistenza della pittura, ovvero a
Botero. Dell’artista colombiano vediamo la tela
El presidente (1987) e il grande dittico del 1998
D’après Piero della Francesca che è sicuramente frutto delle lezioni di storia dell’arte di Roberto Longhi che l’artista seguì a Firenze negli anni Cinquanta.
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da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte del Novecento
Arezzo, Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea, Piazza San Francesco, 4
Orario: dal martedì al venerdì 10-13, 16,30-19,30; sabato, domenica e festivi 10-13, 16-20. Chiuso il lunedì.
Ingresso: € 7,00; ridotto € 5,00 (dai 6 ai 18 anni, oltre i 65 anni, studenti universitari); gruppi (di almeno 20 persone) € 5,00; gruppi scolastici € 3,00.
Per informazioni: tel 0575377506/9
Prevendita on-line: www.boxoffice.it
La mostra promossa dal Comune di Arezzo, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, è sponsorizzata da Telemarket, Banca Etruria, La Nazione, Teletruria.
Catalogo a cura di Giovanni Faccenda e Vittorio Sgarbi, con schede di Giuseppe Bonini, Edizioni Torcular, pp. 300 (con illustrazioni a colori) € 30,00
[exibart]
Il comune di Arezzo, attraverso l’avvocato Roberta Ricciarini del 29 aprile 2004 protocollo generale n. 53915–I3, chiede di fare rettifica relativamente al contenuto di questo articolo che sosteneva ‘...e il grande dittico del 1998 D’après Piero della Francesca -in vendita- che è sicuramente frutto delle lezioni di storia dell’arte di Roberto Longhi che l’artista seguì a Firenze negli anni Cinquanta’. La rettifica viene chiesta perchè il fatto risulta gravemente lesivo del decoro e della credibilità di questa (Comune di Arezzo) Amministrazione. In particolare ‘la recensione pubblicata contiene un gravissimo errore laddove viene dichiarato che il dittico del 1998 D’après Piero della Francesca risulterebbe in vendita.’ Tale affermazione -sostiene l'amministrazione di Arezzo- è del tutto priva di fondamento e. d'altra parte, del tutto in contrasto con la normativa internazionale in materia di circolazione delle opere d'arte per le quali le opere in temporanea importazione tornano obbligatoriamente, al termine dell'esposizione, alla proprietà. Peraltro, lo si ribadisce formalmente, tale erronea notizia non proviene da alcuna fonte comunale, che anzi questo Ente, con la presente, contesta, a tutti gli effetti di legge, il fondamento della stessa.' La 'Diffida del Comune di Arezzo' |