25 ottobre 2005

fino al 6.II.2006 Caravaggio e l’Europa Milano, Palazzo Reale

 
Caravaggio non ebbe allievi, ma molti lo imitarono. Santi e mendicanti, taverne e giullari, sangue e luci di candele. La mostra ripercorre le diverse tendenze del caravaggismo. Ma nessuno fu come lui…

di

Non una mostra su Caravaggio (Michelangelo Merisi, Milano 1571 – Port’Ercole 1610), ma “sui caravaggisti con qualche opera di Caravaggio”. Lo precisa il comitato organizzatore presieduto da Vittorio Sgarbi. Non era dunque nelle intenzioni una mostra su Caravaggio, anche se l’intenso battage pubblicitario che da giugno ha invaso Milano di manifesti con lo slogan “quando arriva Caravaggio a Milano?” lasciava credere diversamente. Di fatto le opere del maestro lombardo a Palazzo Reale sono meno di dieci, anche a causa di due inattese defezioni (di Brera e dell’ICR che all’ultimo momento hanno negato i prestiti della Cena in Emmaus e del Seppellimento di Santa Lucia).
La mostra si propone come seguito ideale dell’esposizione dedicata a Caravaggio curata da Roberto Longhi che si tenne a Palazzo Reale nel ‘51. Quella si concludeva con qualche cenno ai caravaggeschi; questa è per intero dedicata al caravaggismo, movimento complesso e ancora poco studiato che da Roma si diffonde in Europa. Un confronto serrato ed intrigante (mai così completo) tra opere di artisti che si ispirarono a Caravaggio pur mantenendo una loro personalità definita.
A Roma il Merisi non ebbe una vera bottega né allievi diretti, ma la novità del suo stile ebbe un impatto profondo sugli artisti suoi contemporanei che, affascinati dal suo modo di dipingere, cominciarono ad imitarlo. Pittori francesi, spagnoli, fiamminghi, toscani e napoletani (Roma era tornata nel Seicento un crocevia planetario dell’arte) attratti dal ‘genio Caravaggio’ ne ricreavano le atmosfere di forti contrasti di chiaroscuro, come lui rappresentavano la realtà così come appariva, senza nessuna idealizzazione. Tornati in patria ne diffondevano la poetica nei loro paesi di origine facendo di Caravaggio un artista “determinante per tutti i grandi maestri d’Europa da Rembrandt a Velasquez a Vermeer” (Sgarbi).
Gerrit Van Honthorst, Concerto (il duetto), 1651 - olio su tela
L’esposizione si apre con le opere di Caravaggio, testimonianza della sua arte e della sua poetica che unisce “vero visibile” e profondità psicologica. Seguono tre generazioni di caravaggeschi, dai contemporanei del Merisi fino a Mattia Preti -che giunse al Roma nel 1635- al quale è dedicata la parte conclusiva della mostra.
Figure che emergono da fondi scuri, visi rugosi di vecchi mendicanti, Giuditte sanguinarie, interni di taverne e improvvise accensioni di bagliori metallici sulle armature (echi della caravaggesca Cattura di Cristo che in mostra è presentata nella versione di Odessa ormai ritenuta non autografa). Molti grandi artisti, ma pochi (forse nessuno) dotati della forza espressiva di Caravaggio che non si fermava all’apparenza del reale ma dava ai personaggi un’intensità emotiva che è difficile ritrovare nei caravaggeschi.
Orazio Gentileschi (la cui opera migliore in mostra è la poco caravaggesca ma delicatissima Santa Cecilia) con le sue luci fredde e metalliche, anima i personaggi con un’energia eccessiva (eco della sua formazione manierista). Jusepe de Ribera esaspera il realismo di Caravaggio con un linguaggio crudo e drammatico; a lui è dedicata un’ampia sezione che raccoglie le opere in precedenza assegnate al Maestro del Giudizio di Salomone identificato da Gianni Papi con il pittore spagnolo. Gerrit van Honthorst crea straordinari effetti di luce dipingendo notturni illuminati da torce e candele; i pittori francesi prediligono le scene di taverna e stemperano in forme eleganti gli effetti più crudi del caravaggismo che nelle loro tele si trasforma in una nuovo classicismo.
Claude Vignon, Salomé con la testa del Battista
A complemento della mostra un’esposizione –una quarantina di opere– dedicata ad artisti ancora anonimi, “enigmi nel panorama caravaggesco” riunite per dare agli studiosi la possibilità di indagini più approfondite.

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Caravaggisti toscani del Seicento
Orazio e Artemisia Gentileschi

antonella bicci
visitata il 14 ottobre 2005


Caravaggio e l’Europa. Il movimento caravaggesco internazionale. Da Caravaggio a Mattia Preti – Dal 15/10/2005 al 6/02/2006
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano –
Informazioni: 02.54919; www.caravaggioeleuropa.com
Ingresso: Caravaggio e l’Europa intero euro 9; ridotto euro 7,5; ridotto scuole 4,5; Maestri Caravaggeschi intero euro 5,00; ridotto euro 3,5; ridotto scuole euro 4,5; Visita abbinata alle due mostre intero euro 12,00; ridotto euro 10,00; ridotto scuole euro 4,5; Orari: lunedì 9.30/14.30; da martedì a domenica 9.30/19.30; giovedì e sabato 9.30/22.30; la biglietteria chiude un’ora prima
Catalogo: edizioni SKIRA; Catalogo ufficiale della mostra euro 75; Atlante delle opere euro 19,90; Catalogo Maestri Caravaggeschi euro 28,00


[exibart]

11 Commenti

  1. Cara Antonella,
    so di non aver diritto a lasciare un commento su una mostra che non ho visto, ma permettimi ugualmente qualche piccola annotazione.
    Innanzitutto, ti ringrazio per aver accennato con onestà alla natura “pubblicitaria” dell’iniziativa mostra: ormai, quando si vogliono fare un po’ di soldi, basta appiccicare il nome di Caravaggio, spruzzarci un po’ la solita rivoltante leggenda del pittore maudit (e che palle!!!) e l’incasso è assicurato.
    Però trovo opinabile l’affermazione, relativa al caravaggismo, di “movimento complesso e ancora poco studiato”. Figurati! Ma lo capisco: non avendo studiato né vivendo dalle mie parti (e ometto di dire “purtroppo” o “fortunatamente”) forse non sei al corrente del fatto che a Napoli si studia, praticamente, solo il Seicento. Pane e Seicento. Seicento a colazione, pranzo e cena. Seicento, Seicento, Seicento a tutto spiano (solo ultimamente sembrano essersi accorti dell’arte contemporanea, ma questa è un’altra storia). Dai banchi dell’università ai bookshop dei musei, è evidente che è quello il nostro “siglo de oro” (e non è per campanilismo se ti dico che… beh… non è fama usurpata): cataloghi e cataloghi, monografie, saggi di sorta e d’ogni risma… Inoltre, fin dagli anni Ottanta vi sono esposizioni dedicate al caravaggismo o ai suoi estremi esiti: ricordo, a memoria, le rassegne su Carlo Sellitto, Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Mattia Preti…
    Per cui, concludo con un invito a venire a Napoli, se ti va e se non l’hai ancora fatto, dove la scorpacciata è assicurata!!!

    p. s. in ogni caso, sai qual è l’effetto che ha sortito il tuo pezzo? Mi hai fatto venir voglia di vederla, ‘sta mostra, anche se sotto sotto sento puzza di pacco… ma almeno stavolta, anche grazie a te, andrei incontro al mio destino consapevolmente

  2. Cara Anita,
    infatti è una mostra pacco…
    C’era persino un pannello-stampa che annunciava un’opera che sarebbe arrivata solo l’11 Novembre… vergogna!

  3. Carissimi,
    Appare alquanto sintomatico che, dopo la splendida mostra sul Cerano (ahimè forse non così redditizia!) si rilanci con Caravaggio, mi par di sentire l’eco di voci che, controcorrente eppure a chiare lettere condannano la velocità di cosumo, l’appeal sempre in primo piano, il bisogno di spettacolarizzazione, cataloghi che sembrano “bigini”, banali e ovvi, curatori di richiamo e chi più ne ha più ne metta. Dove sono finiti i tempi di Longhi? Mostre e musei non devono soggiacere al principio del “fast- food” la cultura non è merce. Vedremo… dopo una mostra innovativa e ardita che metteva in luce uno dei pittori più rivoluzionari dell’età federiciana a Milano curata da un comitato scientifico d’eccezione…peccato!

  4. Ho visto la mostra. Le opere sono molto belle e di Caravaggio può bastare anche solo un’opera per creare l’eccezionalità. Ma l’illuminazione era davvero pessima. Ho potuto di certo vedere le vernici dei dipinti: lucide, opache e a macchia di leopardo e tutto quello che ci sta sopra… ritocchi, polvere. Peccato perchè la scena e il messaggio di queste opere vivono con la luce. Bastava qualche faretto accecante in meno e un pò di luce diffusa.
    Ho come la sensazione di una abbuffata di immagini…Le mostre sono momenti importanti ma non trascuriamo i nostri musei dove non si deve correre e dove l’utile è del visitatore.

  5. Gentilissima Antonella Bicci,
    La lettura della Sua recensione mi ha dato lo spunto per inviarLe alcune riflessioni, da visitatore, relative alle mancanze palesi che partendo dall’esterno accompagnano il visitatore fino al bookshop, in fondo al percorso espositivo:
    a) la fila all’ingresso per la biglietteria si snoda sulla piazza antistante il Palazzo Reale e non prevede alcuna forma di riparo: considerando che la esposizione si protrae fino al 6 febbraio ed è allestita a Milano, non sembra improbabile che possa piovere o che la nebbia possa ridurre gli aspiranti visitatori come se piovesse, quindi una qualche struttura rimovibile non avrebbe danneggiato la piazza, ed avrebbe dimostrato comprensione e civiltà nei confronti di chi si espone alle intemperie per visitare la mostra;
    b) il prezzo del biglietto è elevato: 9 euro per il solo Merisi e 12 per l’insieme delle due esposizioni relative ai “Caravaggisti”;
    c) il prezzo dell’audioguida è da ladrocinio: 5 euro, all’estero è spesso gratuita;
    d) nessuna forma di sconto o biglietto cumulativo per l’ingresso anche alla mostra “Mario Sironi / Constant Permeke – I luoghi e l’anima” allestita nell’ala destra dello stesso Palazzo Reale: come sempre in Italia la mano destra non deve assolutamente sapere cosa fa la sinistra;
    e) il catalogo Skira, che costa come un volume della Treccani, è disponibile solo a fine mostra, così che non lo si possa acquistare per consultarlo nel corso della visita;
    f) l’illuminazione è pessima, e costringe i visitatori a improbabili contorcimenti, nella vana speranza di riuscire a vedere per intero le opere esposte;
    g) le didascalie alle opere sono piccolissime ed illeggibili;
    h) la numerazione di riferimento per l’audioguida è ancora più piccola delle didascalie, così anche chi è dotato del sistema è costretto ad avvicinarsi alla tabella didascalica dell’opera creando ulteriore intralcio;
    i) nessuna indicazione di percorso consigliato all’interno delle sale del Palazzo Reale, con la conseguenza che buona parte dei visitatori si spinge a chiedere lumi ai guardiani presenti;
    j) se è comprensibile la mancanza della cena in Emmaus “perché visibile nella vicina Pinacoteca di Brera”, è gravissimo che a Palazzo Reale non vi sia neppure una indicazione che inviti i visitatori a recarsi alla Pinacoteca, anche in considerazione del fatto che questi non sono tenuti a conoscere il luogo di conservazione di quell’opera straordinaria;
    k) il bookshop Skira in fondo alla mostra, è fornito di parecchi volumi ed altri oggetti in vendita, ma la maggior parte di questi è priva di prezzo esposto, con la conseguente caotica processione alle casse per avere informazioni in merito..
    se i prestiti per la mostra sono stati pochi, come lamenta Vittorio Sgarbi su “il giornale” del 31/10, forse è perché l’organizzazione non ha fornito le garanzie necessarie dal punto di vista manageriale e certamente pratico.
    Da visitatore l’impressione è che quella di Palazzo Reale sia, nel complesso, una mostra organizzata da incompetenti e/o da improvvisati, forse in grado di creare ammirato stupore in chi non è abituato a visitarne di altrettanto importanti in Italia ed all’estero.
    Cordiali saluti,
    Enrico Bonfatti – Ravenna

  6. ho letto un po di commenti,ed ho deciso che per vedere opere (che mi interessano)aspetterò un’occasione migliore,
    saluti ! miro

  7. Gentile Enrico Bonfatti, La ringrazio per le Sue osservazioni che completano in modo chiarissimo quanto da me scritto. Purtroppo tutto ciò che Lei ha sottolineato è vero e non resta che prenderne atto. Una sola osservazione: sicuramente il prezzo del biglietto è alto, ma se lo confronta con quello di ingresso ad una qualsiasi sala cinematografica….e sebbene la mostra lasci insoddisfatte molte delle aspettative create è ricca di opere di grande interesse. Cordialmente, Antonella.
    P.S. Ringrazio Anita per le Sue osservazioni.. non volevo assolutamente dimenticare Napoli e quello che Lei ha giustamente definito il secolo d’oro dell’arte partenopea.

  8. Sono un disabile in carrozzina della provincia di Bologna e mi sono
    organizzato precedentemente una visita alla mostra “Caravaggio e l’Europa”
    al Palazzo Reale di Milano per la suddetta data.
    Sabato mattina, 14 gennaio, sono riuscito prendere l’Eurostar da Bologna
    Centrale (che già accusava in partenza un ritardo di 55 minuti) con
    destinazione Milano Centrale (essendo disabile con accompagnatore al
    seguito, non mi è permesso cambiare treno perché bisogna effettuare la
    prenotazione del treno stesso e del servizio disabili FS, con almeno 12 ore
    di anticipo dalla partenza).
    Ma, incredibile a dirsi, questa segnalazione non riguarda l’efficienza del
    servizio ferroviario.
    Arrivato a Milano Centrale alle ore 12:00 anziché alle 11:00 previste, mi
    sono recato col mio accompagnatore (utilizzando il servizio metropolitano)
    alla mostra di Caravaggio a palazzo Reale, che era il solo ed unico scopo
    della mia visita a Milano.
    Arrivato alla biglietteria della mostra, alle 13:00 circa, la bigliettaia di
    turno mi ha informato che il montacarichi che mi avrebbe permesso la visita
    alla mostra del Caravaggio, era fuori-uso e che loro stessi ne avevano avuto
    comunicazione soltanto in mattinata, perciò mi è stata prospettata la
    possibilità della sola visita ai cosiddetti “anonimi”.
    Faccio presente che in data 13 gennaio 2006 (ovvero il giorno prima della
    mia visita) avevo preventivamente telefonato all’organizzazione della mostra
    per sincerarmi della effettiva accessibilità della visita in carrozzina e mi
    era stata pienamente confermata (senza alcun problema).
    Informandomi dal personale in servizio alla mostra (dopo essere venuto a
    conoscenza che io non avrei potuto vederla), ho saputo che da imprecisati
    giorni (mi è stato accennato a 2/3 giorni e anche ad una settimana), gli
    addetti alla manutenzione stavano lavorando al montacarichi non-funzionante.
    Ho chiesto di parlare col personale della Direzione, ma nessuno si è
    presentato.
    Ho trovato solidarietà fra il personale addetto alla mostra che mi ha
    espresso la vergogna per una simile situazione; alcuni si sono fatti carico
    di far pervenire un reclamo – da me scritto sul momento – alla Direzione
    “invisibile”.
    Traggo la conclusione che nella telefonata del 13 gennaio 2006
    l’organizzazione avrebbe potuto avvisarmi e farmi risparmiare i soldi, i
    disagi del viaggio, le enormi difficoltà nell’organizzare una visita in
    treno per una persona in carrozzina e soprattutto l’amara delusione nello
    scoprire che mi era impossibile raggiungere lo scopo della mia visita a
    Milano.
    Ho saputo dal personale in servizio alla mostra che non sono stato il solo,
    né quel giorno, né giorni addietro, a cui è stata preclusa la visita alla
    mostra, per i suddetti motivi.
    Alle ore 13:30 circa la mia permanenza a Milano si sarebbe conclusa, se non
    fosse per il fatto che, per i motivi che ho spiegato sopra sui viaggi in
    treno per persone disabili in carrozzina, avrei dovuto attendere le ore
    19:00 per partire con treno Eurostar da Milano Centrale e fare ritorno a
    Bologna Centrale…senonchè la sera (per i disagi di ordine pubblico
    avvenuti nella stazione di Parma), sono dovuto partire con 1 ora di ritardo
    dalla città simbolo del progresso e del business e sono giunto in stazione
    centrale a Bologna con 1 ora e 30 minuti di ritardo.
    Ecco la mia visita alla mostra di Caravaggio a Milano…!

    Dott. Olmi Ivan
    Via Chiarini, 11
    40013 Castel Maggiore
    Bologna
    Tel. 051 711997
    ivan-olmi@katamail.com

  9. Ho letto cosa è accaduto al Dott.Ivan Olmi;è una vergogna che sia accaduta una cosa simile!Quest’uomo si è fatto un viaggio-odissea per andare a vedere la mostra a Milano(proprio amore per l’arte,di cui l’arte ha bisogno)per poi sentirsi dire che non può vederla! In più leggo che aveva telefonato il giorno prima e gli avevano detto che era tutto ok! E invece lo sapevano che non andava l’ascensore e se ne sono fregati…se fossi in lui pretenderei qualche testa,come minimo, come il”Davide con la testa di Golia” del Caravaggio alla Galleria Borghese! Hai tutto il mio appoggio Ivan!Non fategliela passare liscia! Giulia

  10. Ho visitato la mostra il secondo giorno di apertura:

    Pensavo ingenuamente che le assenze dei Caravaggio latitanti fossero dovute a qualche ritardo … Vedo che non è così.
    Più avanti, sono rimasto molto deluso da altre assenze. In particolare dell’assenza di almeno un Latour di qualità. Anche se il catalogo ne riporta – se non sbaglio – uno piuttosto scadente, nemmeno di quello sono riuscito a trovar traccia alle pareti (forse anche a causa di quel banalissimo e schiacciante rosso che omogeneizzava tutto il caravaggismo esposto in una pappa indigesta e monotona!).
    Potrei continuare con le delusioni, relative al concetto stesso della Mostra, banale nell’impostazione e fastidiosamente disattenta alla qualità pittorica dei singoli pezzi (cfr. Latour)…Altro che richiamarsi al Longhi!

    In conclusione, niente mi ha spinto a consigliarne la visita ad amici e parenti. Né tanto meno sono stato invogliato ad acquistare il catalogo, come invece di solito non manco di fare, vittima di una sorta di voracità sostitutiva del desiderio di “possedere” simbolicamente e almeno in effigie le opere viste (nonché di imparare qualcosa).
    Forse esagero?

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