21 dicembre 2006

fino al 1.V.2007 Venezia ’900. Da Boccioni a Vedova Treviso, Casa dei Carraresi

 
Un’importante opera di ricostruzione. Dai giovani di Ca’ Pesaro ai ruggiti dell’Informale. Una finestra spalancata su sessant’anni di arte a cavallo delle due guerre. Molta della storia dell’arte si è fatta qui…

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Il secolo appena passato si apre a Venezia in modo inaspettatamente dinamico. Due nuove istituzioni, con mezzi e finalità diversissime, animano la città. Su iniziativa della municipalità nel 1895 era infatti nata la Biennale, con lo scopo essenzialmente commerciale di rilanciare il turismo anche se la presenza di una commissione prestigiosa −che vede la presenza di figure come Gustave Moreau, Puvis de Chavanne, Max Liebermann, Anders Zorn, Giovanni Boldini− garantirà da subito una visione internazionale di alto livello che getterà le basi di uno sviluppo fortunato. Parallelamente il lascito al Comune del Palazzo Pesaro da parte della duchessa Bevilacqua, vedova La Masa, allo scopo di aiutare i “giovani pittori studenti poveri” apriva le strade alle fervide stagioni espositive animata da Nino Barbantini (iniziate nel 1908), capace di riunire in laguna molti dei nuovi talenti italiani per gli anni a venire.
La mostra ospitata a Treviso, e che si segnala anche per il catalogo particolarmente esaustivo, dedica la prima sezione proprio ad uno dei giovani pittori che ebbero Barbantini come mentore. Fresco di accademia infatti Umberto Boccioni (1882-1916) ebbe nel 1910 la prima personale presso l’Opera Bevilacqua La Masa, nelle settimane che precedettero la svolta futurista annunciata in città da Marinetti, Carrà e Russolo con il Manifesto contro Venezia passatista e il lanGuido Cadorin, Figura verde (part.), 1921, olio su tela, cm 98x53 cio di volantini su Piazza San Marco. Si tratta di un Boccioni già moderno e per certi aspetti meno conosciuto, che adotta una tecnica post-impressionista (come si nota della vista del Canal Grande) ma che opera ancora in sostanziale continuità con la tradizione.
Ed è proprio sul filo tra continuità e rottura che operano Felice Casorati (1886-1963), autore de Il sogno del melograno simbolista dalla ricchissima decorazione floreale, e Vittorio Zecchin (1878-1947), più sensibile a Klimt e allo stile decorativo dello Jugendstil. Con Gino Rossi (1884-1947), del quale sono presenti oltre venti tele, invece la pittura si apre decisamente alle esperienze artistiche internazionali, coniugando in maniera del tutto nuova una sensibilità quasi espressionista con l’eredità di Gauguin, come si può ammirare nel giovanile Fanciulla del fiore o nei più maturi paesaggi.
Ma Venezia tra le due guerre a calamita gli interessi di Filippo de Pisis (1896-1956), che qui anche risiederà, e anche di un gruppo di pittori che animano −senza mai essere un movimento− il Realismo magico: ecco così Cagnaccio di San Pietro (1897-1946), di cui spicca un autoritratto intensissimo, Ubaldo Oppi (1889-1942) e Guido Cadorin (1892-1976).
Arturo Martini (1889-1947), anch’egli tra i primi ad esporre alla Bevilacqua, è invece il cuore della mostra, con una selezione di una ventina di opere. Ecco così succedersi il gesso Morte di Saffo, la terracotta Chimera, nonché la toccante acefala Donna che nota sott’acqua. Peccato che l’allestimento sia improprio, con una collocazione che rende impossibile la visione a tutto tondo e un’illuminazione approssimativa che non valorizza la vibrante plasticità delle sculture.
Sensibile al contesto internazionale (come testimoniato dalle presenze di Pollock, Kokoschka) e alle nuove istanze politiche e sociali postbelliche, la città lagunare accoglie molti degli artisti che hanno preso parte al Fronte Nuovo delle Arti e al successivo movimento spazialista.
Felice Casorati, Sogno Del Melograno (part.), 1912-13, olio si tela, cm 138x134
Ecco così, uniti dalla personalità del critico Marchiori, Armando Pizzinato (1910-2004), sempre attento ad una lettura marxista della realtà, il più lirico Giuseppe Santomaso (1907-1990), Tancredi (1927-1964), ed Emilio Vedova (1919-2006). Ma è con un omaggio al leone dell’Informale, cui è dedicata l’ultima sezione, che la mostra trova la propria conclusione. In un climax vorticoso di pennellate.

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daniele capra
mostra visitata il 26 ottobre 2006


Venezia ’900. Da Boccioni a Vedova
a cura di Giuseppe Pavanello e Nico Stringa
Treviso, Ca’ dei Carraresi, via Palestro 33 (centro città)
martedì, mercoledì, giovedì, domenica dalle 9 alle 20; venerdì e sabato dalle 9 alle 21 – chiuso il lunedì, il 24, 25 e 31 dicembre 2006, l’1 gennaio 2007
visite guidate e laboratori didattici su prenotazione
ingresso € 9, ridotto e gruppi € 7, fino 18 anni € 6; gruppi solo su prenotazione
per informazioni tel. 0422 513150, 513185
info@venezia900.itwww.venezia900.it

catalogo Marsilio con testi di Virginia Baradel, Giovanni Bianchi, Giuseppina Dal Canton, Daniela De Angelis, Massimo De Grassi, Laura Lorenzoni, Stefania Portinari, Sileno Salvagnini, Flavia Scotton, Nico Stringa, Italo Zannier
(opere di Afro, Edoardo Bacci, Edmondo Bacci, Emile Bernard, Renato Birolli, Umberto Boccioni, Georges Braque, Guido Cadorin, Carlo Carrà, Felice Casorati, Mario Cavaglieri, Giuseppe Cesetti, Filippo de Pisis, Giorgio de Chirico, Mario de Luigi, Cagnaccio di San Pietro, Gennaro Favai, Luciano Gaspari, Virgilio Guidi, Asger Jorn, Oscar Kokoschka, Dino Martens, Umberto Martina, Alberto Martini, Arturo Martini, Fabio Mauroner, Salvatore Messina, Leone Missanian, Amedeo Modigliani, Gino Morandis, Zoran Music, Ubaldo Oppi, Armando Pizzinato, Jackson Pollock, Gino Rossi, Bortolo Sacchi, Giuseppe Santomaso, Pio Semeghini, Gino Severini, Ercole Sibellato, Tancredi, Luigi Tito, Emilio Vedova, Alberto Viani, Miranda Visonà, Teodoro Wolf Ferrari, Vittorio Zecchin)

[exibart]

2 Commenti

  1. Non ci saranno più i visitatori di qualche tempo fa, però la mostra merita una visita che oggi si riesce a fare con molta più serenità.
    Poi c’è sempre la città di Treviso da vedere….

  2. Venezia, Punta della Dogana: un comitato tecnico da rifare

    Perché Treviso non allestisce una mostra sugli ultimi vent’anni di produzione culturale (non solo di arte visiva) a Venezia? Sarebbe un bello smacco per i tanti intellettuali veneziani impegnatissimi oggi a negare l’esistenza e la necessità della sopravvivenza di una cultura locale della città.
    Interessante sottolineare anche cosa accade in laguna con la polemica sulla Punta della Dogana (vedi François Pinault, Fondazione Guggenheim, ecc…).
    Molto si è discusso sull’assegnazione di quei fiabeschi 2500 metri quadri posizionati davanti al bacino San Marco, poco invece è stato detto sul comitato tecnico – scientifico di esperti che deciderà in merito alla complessa vicenda.
    Il comitato di esperti, presieduto da Achille Bonito Oliva, presenta a mio avviso vistosi vuoti; la sua composizione lacunosa dimostra come gli artisti sono esclusi dai meccanismi decisionali nelle questioni che contano nell’arte contemporanea.
    Bonito Oliva, critico d’arte di fama e valore, è una figura che nello scenario della produzione culturale veneziana ha lasciato tracce solo episodiche collegate ad eventi istituzionali di grande richiamo (Biennale ecc…), inoltre, pur essendo un teorico critico verso il sistema dell’arte, non pare particolarmente interessato, oggi, alla sopravvivenza della produzione culturale della città. Vediamo, tra gli altri, nomi di rappresentanti dell’Università, una comunità di intellettuali con la quale ho frequenti contatti, grazie al mio lavoro di artista visivo: certo vi si trovano persone stimolanti e sensibili, ma per lo più si tratta di dotti cerebrali privi di idee innovative, e molto calcolatori. Alcuni di questi personaggi, che avevano in passato espresso apprezzamento per il mio lavoro, da quando intervengo su giornali e altri media esprimendo le mie opinioni e partecipando a quel dibattito sulla “produzione culturale locale” i cui effetti positivi sono sotto gli occhi di tutti, mi hanno persino tolto il saluto, cioè sono parte attiva del clima omertoso che deve subire chi, a Venezia, fa cultura seguendo vie indipendenti che si distaccano dal conformismo generale.
    Non vi sono più molti artisti di prestigio a Venezia? Suvvia, se i politici hanno da tempo deciso di trasformare la città in un paradiso di bed & breakfast piuttosto che un laboratorio di cultura, non è difficile pronosticare come in futuro i vuoti da riempire (conseguenza di scelte politiche errate) saranno sempre più estesi, e non solo in quei “comitati tecnici” frutto di una visione museale della cultura.

    Daniele Scarpa Kos

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