17 aprile 2007

fino al 24.VI.2007 Kandinsky e l’astrattismo in Italia Milano, Palazzo Reale

 
Una mostra ampia che parte da Kandinsky per parlare di astrattismo in Italia. Una ricostruzione delle correnti astratte che si affermarono in Italia a partire dagli anni Trenta. Con opere di grande suggestione…

di

Negli ultimi anni si è diffusa la (cattiva) abitudine di attirare il pubblico con mostre che sfoggiano nel titolo un grande nome e si rivelano poi deludenti. Ebbene questa è l’eccezione che conferma la regola. L’esposizione è di grande interesse e il nome di Wassily Kandinsky (Mosca, 1866 – Neuilly-sur-Seine, 1944) è utilizzato in modo efficace per raccontare le vicende dell’astrattismo in Italia.
La mostra intende illustrare il rapporto tra la pittura dell’artista russo e l’arte astratta in Italia tra gli anni Trenta e Cinquanta, un tema complesso che avrebbe meritato qualche spiegazione in più lungo il percorso espositivo. L’obiettivo non è quello di rintracciare analogie formali o continuità tra Kandinsky e i pittori italiani ma di mostrare come le correnti astratte che si diffusero in Italia dagli anni Trenta elaborarono i temi da lui affrontati. Lo spiega bene il curatore Luciano Caramel che invita a ripensare l’astrattismo in Italia “non solo in chiave di maggiore o minore aderenza al linguaggio del grande maestro, in quanto tale inimitabile, ma nella qualità e profondità del confronto con i problemi da lui sollevati”.
L’esposizione si apre con Composizione VII (1913) di Kandinsky: segni e colori brillanti con una straordinaria energia espressiva galleggiano nello spazio della tela dando vita ad una sorta di tappeto magico che avvince lo spettatore.
Era questo il credo di Kandinsky: la convinzione che la pittura, come la musica -arte immateriale e inafferrabile per eccellenza-, potesse trasmettere emozioni utilizzando segni e colori invece delle note musicali. La pittura non deve rappresentare qualcosa, ma comunicare qualcosa; la musica emoziona con il suono, la pittura può farlo con figure geometriche e colori.
Wassily Kandinsky, Composizione Vii 1913, olio su tela, Mosca, Galleria Tretjakov
Composizione VII appartiene alla prima fase dell’astrattismo di Kandinsky, più istintiva e vibrante nella quale i colori accesi e i segni tracciati con impeto sono campi di forze opposte che dinamizzano le immagini. La maggior parte delle sue opere presenti a Palazzo Reale sono degli anni successivi al 1925, quando alla energia di colori contrapposti e ai vortici di segni delle opere del primo decennio è subentrata una magica quiete. I colori sono ora cupi e freddi (Discreto I) ora rarefatti quasi trasparenti (Attorno); i segni si dispongono con pacata libertà sulla tela, lievi figure geometriche (Strati) oppure forme biomorfe sospese nello spazio (Blu cielo). La prevalenza in mostra di opere realizzate dalla seconda metà degli anni Venti si spiega in quanto più facilmente avvicinabili all’astrattismo dei pittori italiani.
Gli artisti italiani arrivano all’astrattismo dopo il futurismo e con un bagaglio ideologico e culturale diverso da quello di Kandinsky. Molti preferivano parlare di Arte Concreta invece che di Arte Astratta a significare che una volontà costruttiva nella pittura era sempre presente, “informale” non vuol dire astratto dalla realtà; negavano che l’arte avesse radici nello spirituale, elemento fondante della astrazione di Kandinsky. Spirituale non in quanto inconscio -Kandinsky non condivideva le istanze surrealiste- spirituale in quanto “necessità interiore” e opposizione al materialismo/positivismo che aveva dominato la cultura europea di fine Ottocento; “nelle radici il senso della sua astrazione non è in genere […] quello degli astrattisti italiani” (Caramel).
Le opere esposte sono moltissime, suddivise in sezioni che ripercorrono le diverse fasi dell’astrattismo in Italia. Il confronto -che si deve pur fare- con le opere del maestro russo evidenzia con poche eccezioni una maggiore solidità delle immagini.
Mauro Reggiani, Composizione n.3, 1935, olio su tela incollata, Genova Museo di Arte contemporanea Villa croce
Colori saturi e forme massicce -quasi materiche quelle dipinte da Prampolini– si sostituiscono ai grafismi aerei e leggeri di Kandinsky; c’è un’eco delle esperienze costruttive di Malevic e di Mondrian nei quadri di Munari; il concetto di spazio di Kandinsky apre agli esperimenti di Fontana. I più vicini a Kandinsky, come esiti formali se non come sostanza di pensiero, sono gli astrattisti comaschi (Badiali, Radice, Rho) presenti con opere di grande qualità. Gli artisti in mostra sono circa cinquanta e tutti meriterebbero una citazione (Dorazio, Licini, Magnelli, Nigro, Sottsass….).
In chiusura una breve nota: nel 1947 proprio a Palazzo Reale si tenne una mostra dal titolo “Arte Astratta e Concreta”, una rassegna dei modi in cui era stato declinato il concetto di arte astratta in Italia e in Europa. Si trattava, allora, di arte contemporanea. Non sarebbe male se ogni tanto Palazzo Reale riscoprisse questa sua passata vocazione al contemporaneo.

articoli correlati
Kandinsky e l’avventura astratta
Movimento Arte Concreta
Astrattismo storico italiano: il caso Como

antonella bicci
visitata il 9 marzo 2007


Kandinsky e l’astrattismo in Italia 1930-1950
Dal 10/03/2007 al 24/06/2007
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano (zona Centro)
Info: 02.54913; www.kandinskyeastrattismo.itwww.mazzotta.it
Ingresso: intero euro 9,00; ridotto euro 7,50;
Orari: da martedì a domenica 9.30/19.30;giovedì 9.30/22.30;lunedì 14.30/19.30 chiuso lunedì mattina; la biglietteria chiude un’ora prima; aperta domenica 8 aprile; lunedì 9 aprile; mercoledì 25 aprile; martedì 1 maggio; sabato 2 giugno
Catalogo: Edizioni Gabriele Mazzotta


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui