05 giugno 2007

fino al 9.IX.2007 Bruce Nauman Rivoli (to), Castello di Rivoli

 
Cinque anni per diventare grandi. Gli esordi di Nauman, in una mostra che dagli States transita a Rivoli, unica tappa europea, prima di atterrare a Houston. Un'opera che va sorbita con lentezza...

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Tutto cominciò a Davis, in California, nel 1964. In un ateneo noto per gli studi agrari, Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941) studiava arte, seguendo le lezioni di William T. Wiley. A quel lustro, fino al 1969, è dedicata la personale allestita da Carolyn Christov-Bakargiev nella Manica lunga del Castello di Rivoli, unica tappa europea di una mostra curata da Constance M. Lewallen del Berkeley Art Museum. La tesi è presto esposta: in quegli anni “Nauman sviluppò buona parte del suo vocabolario artistico”. Ricostruirne dettagliatamente, filologicamente il dipanarsi consente di leggere in maniera accurata l’intera produzione successiva.
Un’impostazione di tal genere ha due limiti. Primo: si rivolge a un pubblico di “addetti ai lavori”, che conoscono almeno sommariamente l’opera di Nauman. Secondo: il rischio in agguato consiste nel proiettare sugli anni successivi un’ipotesi di lavoro che riguarda la produzione giovanile. In altri termini, si sarebbe potuta “far tornare” la tesi col classico gesto ermeneutico che sostiene di pre-vedere, mentre in realtà si fonda sul proverbiale “senno di poi”. È d’altronde questa una caratteristica che informa di sé ogni lettura continuista e/o periodista della produzione d’un singolo artista intesa come corpus, se non omogeneo, almeno facente capo a un’individuBruce Nauman - Manipulating the T Bar – 1965 - riversato da film 16 mm, bianco e nero, muto; 3’ 27” - courtesy l’artista - © 2006 Bruce Nauman/Artist Rights Society (ARS), New York alità tutta d’un pezzo. Ebbene, questi limiti e trappole poste sul percorso ideato da Lewallen sono stati brillantemente superati ed evitati. Col risultato di proporre una mostra d’un rigore ineccepibile, sostenuta da una tesi forte ma non invadente, che lascia spazio a interpretazioni differenti o diversamente modulate.
Non è d’altronde un caso che lo stesso Nauman abbia collaborato alla realizzazione della retrospettiva. Coadiuvando la ricerca di pezzi che non si vedevano da anni, talora decenni, o che mai s’erano visti. Per esempio l’opera che dà il titolo alla mostra, datata 1966, una targa in piombo concepita per essere affissa sul tronco di un albero, la cui corteggia avrebbe progressivamente coperto l’iscrizione; e le ceramiche non smaltate Cup and Saucer Falling Over e Cup Merging with Its Saucer, entrambe del 1965, esposte alla mostra di fine corso l’anno successivo alla realizzazione. Senza dimenticare il lavoro in vetroresina e lattice, d’una magnifica bruttezza, come ha sottolineato Christov-Bakargiev. E finanche quelli al neon, dal celeberrimo The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths (Window or Wall Sign) (1967) all’Untitled del 1965, che da solo basterebbe per comprendere l’etichetta di post-minimalista che a Nauman è stata affibbiata. E soprattutto per saggiare quanto sia insufficiente.
Accanto alle opere plastiche scorrono disegni e schizzi, brochure e lettere, documentazioni talora minime, che per ciò permettono di studiare a fondo la genesi di lavori straordinari. (Meritano almeno una citazione le frasi che aprono e chiudono il saggio di Robert Storr in catalogo, altro strumento di approfondimento di altissimo profilo: “Il disegno, tradizionalmente, è sempre stato un mezzo per descrivere il mondo. Nelle mani di Bruce Nauman, è diventato un mezzo per pensarlo”; “E cosa significa fare attenzione? Significa pensare con i sensi e sentire con la mente”).
Bruce Nauman - Eating My Words (from the portfolio Eleven Color Photographs) - 1966–67 stampa cromogenica - 49,2 x 58,9 cm - collezione Museum of Contemporary Art, Chicago, Gerald S. Elliott Collection - foto Michael Tropea © MCA, Chicago - © 2006 Bruce Nauman/Artist Rights Society (ARS), New York
Non mancano naturalmente i video, alcuni certamente noti ai più, altri inediti. E ancora il First Hologram Series: Making Faces (B) (1968) e le cinque screenprints degli Studies for Holograms (Squeezed Lips; Pulled Cheeks; Pinched Lips; Pulled Neck; And Pulled Lower Lip) (1970). Infine, a chiudere un percorso che si sviluppa con crescente ansietà – cadenzata da momenti ilari: il filmato muto del 1965 circa Sound Effects for Manipulating the T Bar e il cortometraggio Fishing for Asian Carp (1966), realizzato con William Allan –, l’installazione Performance Corridor (1969), antro praticabile che consente al visitatore di confrontarsi direttamente con l’azione dell’artista, documentata dal video che inesorabile fluisce accanto.
Dopo oltre trentacinque anni, Nauman torna dunque a Torino. Dove, nel 1970, era fianco a fianco con arte povera, land art e arte concettuale.

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Una rosa non ha denti: Bruce Nauman negli anni Sessanta
A cura di Constance M. Lewallen
Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda Di Savoia – 10098 Rivoli (Torino)
Orario: da martedì a giovedì dalle 10 alle 17, da venerdì a domenica dalle 10 alle 21 – Ingresso: intero € 6,50; ridotto € 4,50
Info: tel. +39 0119565222; fax +39 0119565230; info@castellodirivoli.org; www.castellodirivoli.orgCatalogo University Of California Press, Berkeley-Los Angeles- London, $ 39,95 + Skira, Milano


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