11 gennaio 2008

fino al 2.III.2008 Ugo Mulas Roma, Maxxi

 
Carla Accardi non si scompone mentre dipinge onde di colore. Il profilo importante di Gillo Dorfles. Guttuso alla John Wayne, con cappello da cowboy e sigaretta. E Pascali a testa in giù...

di

L’elenco è lungo. La tavola imbandita -guardata a vista dal busto di un antico romano- nella casa di Cy Twombly; Burri mentre brucia le sue plastiche; il taglio di Fontana, grande amico; Fausto Melotti che sembra Hitchcock, come commenta a voce sostenuta Vittorio Sgarbi durante l’opening; Michelangelo Pistoletto sui trampoli, barba lunga e cilindro; il disordine del tavolo nello studio di de Chirico, sovrappopolato di cornici antiche, flaconi di olio di lino e diluenti, un imbuto. Sono circa trecento le fotografie in bianco e nero del periodo 1950-70 scattate da Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 – Milano, 1973), tutte provenienti dall’Archivio omonimo.
Pagine straordinarie dell’arte contemporanea sulle pareti del Maxxi, sede di Ugo Mulas. La scena dell’arte, retrospettiva unica nel panorama italiano anche per l’impegno istituzionale. È la prima volta, infatti, che vengono aperte contemporaneamente due sezioni espositive parallele -quella romana e quella milanese al Pac- che confluiranno in un’unica grande mostra alla Gam di Torino a partire da giugno.
Mulas entra nel mondo dell’arte con disinvoltura. Questa è la prima cosa che si percepisce scorrendo le immagini. Una confidenza dovuta anche all’aver frequentato i corsi all’accademia di Brera tra il 1948 e il ‘52, nonché il bar Jamaica, punto d’incontro milanese di artisti e intellettuali. Dal ritratto alla moda, dal teatro alla scenografia, è stato prima di tutto ricercatore e attento conoscitore del mezzo fotografico, con cui ha saputo interpretare qualsiasi genere, sfidando le modalità convenzionali.
Ugo Mulas - Jasper Johns - 1964 - (c) estate Ugo Mulas - courtesy Electa / MAXXI  Museo nazionale delle arti del XXI secolo
La fotografia come sperimentazione: “Il laboratorio è importante se lo si usa per quello che è in se stesso”, affermava, “cioè se si elimina l’ottica, e si lavora direttamente sulle superfici, siano esse carte o pellicole, come hanno fatto Man Ray o Moholy-Nagy, e anche molti altri, con l’intenzione precisa di utilizzare quanto avviene nel laboratorio come fatto autonomo, come un mezzo per arrivare a un’immagine la più pura, la più diretta possibile”.
In queste parole è sintetizzata la poetica di fotografia concettuale di uno fra i più grandi fotografi italiani. Parole che trovano riscontro nella serie Verifiche (1970-72), opere dell’ultimo periodo, nonché tappa conclusiva della mostra che si snoda attraverso quattro sezioni: Biennali, Ritratti, Eventi e, appunto, Verifiche.
A proposito di biennali, fu proprio a Venezia nel mitologico ‘64 che Mulas s’innamorò della Pop Art. Motivo per cui decise di affrontare uno stimolante soggiorno americano, da cui sarebbe nato il libro Ugo Mulas a New York. Pop Art 1964-1965.
Ugo Mulas - Roy Lichtenstein con Leo Castelli nella sala di Lichtenstein, XXXIII Biennale d'Arte di Venezia, 1966
Nella Grande Mela entrò negli studi di grandi protagonisti –Duchamp, Dine, Wharhol, Rauschenberg, Johns, Lichtenstein, Noland– con lo stesso entusiasmo con cui, circa vent’anni prima, aveva frequentato il bar Jamaica, che avrebbe segnato il suo destino: “Ero uno studente, bivaccavo quasi sempre in quella specie di caffé che era allora il Jamaica, una latteria dove si riunivano dei pittori. Qualcuno m’ha prestato una vecchia macchina e mi ha detto: ‘Un centesimo e undici al sole, un venticinquesimo cinque se sei all’ombra.’ E io, con un’enorme diffidenza, ho preso in mano questa macchina”.

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manuela de leonardis
mostra visitata il 3 dicembre 2007


dal 3 dicembre 2007 al 2 marzo 2008
Ugo Mulas – La scena dell’arte
a cura di Pier Giovanni Castagnoli, Lucia Matino e Anna Mattirolo
MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo
Via Guido Reni, 6 – 00196 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 11-19; chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio
Ingresso libero
Catalogo Electa, € 75
Info: tel. +39 0632101801; fax +39 0632101829; infomaxxi@beniculturali.it; www.maxxi.darc.beniculturali.it

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