02 maggio 2008

fino al 15.V.2008 Fabio Mauri Roma, Auditorium Parco della Musica

 
Le soluzioni radicali sono essenzialmente cieche e sorde. Sta scritto su un nastro a terra. Frasi di pensiero incompleto, che introducono al Festival della Filosofia dedicato al ’68. Accanto a Marramao e Flores d’Arcais, un artista romano...

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Omaggio dichiarato al pensiero di lingua tedesca, con un pizzico di rammarico, il percorso che Fabio Mauri (Roma, 1926) propone nel foyer della Sala Sinopoli. “Ho immaginato questo spazio come uno spartito musicale in disordine”, spiega l’artista.
I concetti hanno una loro fisicità, un impatto volutamente forte sullo spettatore, espressi come sono da grandi frasi proiettate sulle pareti ai lati della scalinata, sul pavimento e nei titoli stessi delle opere. “Lo scambio continuo tra soggetto e oggetto forma una soggettività oggettiva di cui l’arte è cifra”, si legge su un lato della scalinata, e dall’altra fa eco “l’esistenza è inverosimile rispetto a che? Appunto.. ”. L’enigma variabile della vita è modulato dalle pagine della storia, attraverso il dolore, la morte, la follia, la guerra.
In questo quadro, il cinema ha un ruolo fondamentale per Mauri, motivo per cui tra i lavori esposti c’è anche il “piccolo cinema”. Due simboliche sale cinematografiche sovrapposte, di quattro posti ognuna, con tanto di schermo su cui -come nella precedente installazione presso la galleria Volume!- vengono proiettati due film emblematici: La ballata del soldato (1959) di Grigorij Cuhraj e Gertrud (1964) di Carl Theodor Dreyer. “La saletta è sotto/sopra perché considero il cinema un elemento della coscienza. Attraverso il cinema acquisiamo un’esperienza visiva molto certa. Senza il cinema non c’é storia, perché la storia -come testimonianza diretta- è minuscola rispetto alla grande esperienza, continua, della vita”.
Fabio Mauri - L’universo d’uso - veduta dell’installazione presso l’Auditorium Parco della Musica, Roma 2008 - photo Studio Mauri
Il gioco cromatico delle opere bidimensionali è tutto sul bianco e sul nero. Colori o, meglio, non colori simbolici per eccellenza. La serie di trentasei Schermi completamente bianchi del 1958-59 e le immagini di Manipolazione di Cultura, con i loro tasselli neri concepiti come una scala con i diesis sulla tastiera di un pianoforte, “per rappresentare il male che è più alto o più basso”. Prima della fase delirante del periodo nazista, la cultura tedesca ha rappresentato il cuore della cultura europea, sottolinea Mauri: “Abbiamo ragionato con Freud in una tasca e Einstein nell’altra, Marx nel taschino…”.
In mostra anche un’opera del 1972, con tanto di bicicletta vera legata con il lucchetto, a memoria di un momento particolarmente creativo che si respirava a Roma negli anni ‘70. Il gruppo “Ufficio del Consiglio per azioni” faceva capo a tre amici, Maurizio Benveduti, Franco Falasca e Tullio Catalano, che portarono l’arte (mai come allora strettamente legata alla politica) fuori dai soliti circuiti di gallerie e musei.
Fabio Mauri - Manipolazione di Cultura - veduta dell’installazione presso l’Auditorium Parco della Musica, Roma 2008 - photo Studio Mauri
Uno dei “luoghi” era proprio il cartellone pubblicitario che il gruppo aveva affittato a Porta Portese, davanti al posteggio per moto e biciclette, dove tra gli altri anche Mauri espose una sua opera. Per l’appunto, Insonnia per due forme contrarie e di universo.

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manuela de leonardis
mostra visitata il 16 aprile 2008


dal 16 aprile al 15 maggio 2008
Fabio Mauri – L’universo d’uso
Auditorium Parco della Musica
Viale Pietro De Coubertin, 34 (zona Flaminio) – 00196 Roma
Orario: da lunedì a sabato ore 11-20; domenica ore 10-20
Ingresso libero
Catalogo Skira
Info: tel. +39 8024128106; info@musicaperroma.it; www.auditorium.com

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