21 novembre 2008

fino al 6.I.2009 Palladio 500 anni Vicenza, Museo Palladio

 
A cinquecento anni dalla nascita, omaggio mediatico all’ideatore delle Ville venete. La storia folgorante di un mugnaio, che diventò uno dei più geniali architetti di sempre. Da rimirare a Vicenza...

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Da figlio di un mugnaio a celebre architetto. Una folgorante quanto, per certi versi, ancora enigmatica carriera. Andrea di Pietro della Gondola, chiamato poi col classicheggiante nome di Palladio dal Trissino, suo precettore, che portandolo con se in più viaggi a Roma gli farà conoscere l’antico, diventerà il più influente e conosciuto tra gli architetti del Rinascimento, ma non solo.
La sua fama e la sua reputazione sopravvissero al Barocco, al gusto neo-gotico, alle invettive che Ruskin gli rivolse e al movimento moderno, che nella sua fase ultima si riconciliò pienamente, grazie agli scritti di Rudolf Wittkower e Colin Rowe, con l’architetto delle ville razionali e armoniosamente proporzionate. Il suo nome è diventato sinonimo di perfezione architettonica. Ci sono edifici palladiani in Russia e negli Stati Uniti.
In occasione dei cinquecento anni dalla nascita, una mostra “mediatica”, a 360 gradi, allestita a Palazzo Barbaran da Porto e curata da Guido Beltramini e Howard Burns, racconta al grande pubblico la vita, l’architettura e l’eredità palladiana.
Nel panorama dell’architettura del XVI secolo, Palladio è una figura d’eccezione. Non viene dall’Italia centrale, dov’erano nati o avevano svolto il loro apprendistato i più grandi architetti che lo influenzarono, bensì dal Veneto: era nato a Padova, ma dall’età di sedici anni aveva vissuto e lavorato a Vicenza. Andrea Palladio - Villa RotondaNon comune era anche il suo tirocinio, che non fu da pittore (come Bramante, Raffaello, Peruzzi e Giulio Romano), né da scultore (come Sansovino e Michelangelo), ma da tagliapietra. Non è esattamente chiaro come Palladio, dall’esecuzione manuale di difficili dettagli come i capitelli e dalla progettazione di opere su piccola scala sia divenuto, dapprima occasionalmente e poi integralmente, un architetto che lavorava non più con gli strumenti dello scalpellino ma con la mente, con i libri, con squadra e penna, e con i suoi disegni dell’antico.
Le ragioni dell’attenzione ancora attuale verso il Palladio vanno ricercate in alcune caratteristiche particolari della sua opera, che è singolarmente astratta, può essere visualizzata indipendentemente dal contesto, e quindi si presta all’imitazione. Inoltre, molte di queste opere risultano conformi all’attuale propensione per superfici lisce, angoli retti e semplici forme cubiche. Infine, Palladio fonda la sua fama duratura su un libro di immagini e commenti sulla sua architettura. Il percorso mostra, che si snoda in dieci sale, ricompone l’immagine palladiana per “pixel” unici, ritrovati in oltre ottanta musei e biblioteche di tutta Europa in cinque anni di ricerche da parte di un’équipe internazionale di studiosi provenienti dall’Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Stati Uniti.
Innanzitutto, 78 disegni autografi di Palladio, molti dei quali ritornano in Italia dopo la vendita da parte di Vincenzo Scamozzi all’architetto inglese Inigo Jones nel 1614. In particolare, una sequenza di disegni autografi raccontano anche gli “insuccessi” di Palladio: il progetto mai realizzato per un ponte di Rialto “alla romana” che sarò preferito a quello, più tradizionale, di Antonio da Ponte; una serie di case di edilizia “minore” a Venezia (dal Riba di Londra) e la splendida proposta di un palazzo Ducale “palladianizzato” con timpani e colonne che Andrea propone – senza successo – dopo il terribile incendio del 1577 (dalle Devonshire Collections di Chatsworth).
Andrea Palladio - Teatro Olimpico, Vicenza
Per consentire al pubblico di non addetti ai lavori di comprendere e apprezzare la portata spesso rivoluzionaria di questi disegni sono stati realizzati oltre trenta modelli tridimensionali (in attesa di un puntuale rilievo delle costruzioni realizzate) che chiariscono lo sviluppo spaziale dei disegni tracciati nei fogli di carta.

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*articolo pubblicato su Grandimostre n. 1. Te l’eri perso? Abbonati!


dal 19 settembre 2008 al 6 gennaio 2009
Palladio 500 anni
a cura di Guido Beltramini e Howard Burns
Museo Palladio – Palazzo Barbaran da Porto
Contrà Porti, 11 – 36100 Vicenza
Orario: da domenica a giovedì ore 9,30-19; venerdì, sabato e festivi ore 9,30-21
Ingresso: intero € 10; ridotto € 8
Catalogo Marsilio
Info: tel. +39 199199111; www.andreapalladio500.it

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1 commento

  1. Palladio e la poesia

    Tanto intensa è l’armoniosa simmetria delle architetture palladiane da avvincere i poeti. Così Goethe, grande viaggiatore e scopritore del’Italia, si ferma a considerare la Rotonda di Vicenza e vi trova confermate nel motto ‘substine et abstine’ le ambizioni della propria poesia che si stava volgendo al classicismo.
    Nel Novecento vi sarà poi un altro attento viaggiatore che fa del Veneto il coronamento di un suo viaggio estivo e accosta la Rotonda, per le sue simmetriche scansioni al Concerto campestre del Giorgione. Ora l’edificio palladiano diviene un articolato proscenio dove teatralmente ,sulle scalee poste a ogni lato, si animano diverse storie in sintonia con le vedute del paesaggio. Allora sarà cupa la scena rivolta ai monti ma dispiegata e ariosa quella rivolta
    verso la pianura ventosa.
    L’edificio palladiano diviene così bussola del paesaggio e al tempo stesso baricentro dell’anima.

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