Il primo contatto con il bitmap lo abbiamo avuto nell'adolescenza, con i primi videogiochi nei bar e le primordiali console.

La definizione risolutiva dell'immagine di questi strumenti di svago non permetteva un disegno definito e i designer dell'epoca adattarono i loro disegni alle potenzialità risolutive degli hardware e software del tempo.

Così quello che veniva percepito come un difetto (la mancanza di risoluzione) alla fine ha caratterizzato quei disegni (Supermario, Space Invaders).

I designer contemporanei ce li ripropongono graficamente con l'effetto pixellato degli anni '80, ma il nostro mondo multimediale con le notevoli potenzialità che ha raggiunto in realtà ci nasconde il bitmap, l'origine dell'immagine virtuale.

Tutti possediamo e sappiamo gestire macchine fotografiche con milioni di pixel di risoluzione, ma spesso non andiamo ad osservare la particella più piccola, l'atomo di questa tecnologia che è costituito dal bitmap.

L'artista vuole evidenziare la bellezza di questo atomo dell'immagine, valorizzarlo nella sua singolarità formale e cromatica.

La tecnologia cerca di sviluppare risoluzioni sempre più alte al fine di rendere invisibile il bitmap.

Fabale procede al contrario, cerca il bitmap per metterlo in evidenza.