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Joan Miró – Poème
Realizzata in collaborazione con la Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence, presenta 188 opere del maestro catalano.
Comunicato stampa
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«Ce n’est pas la vie réelle d’un homme, celle que les autres connaissent, qui est vraie. C’est l’image qu’ils s’en font. Le vrai Miró, c’est autant celui que je suis, tel que je me connais, que celui que je suis devenu pour les autres, et peut-être aussi pour moi» (J. Miró)
Joan Miró, Poème è il titolo della mostra allestita dal 18 maggio al 2 novembre 2011 negli spazi espositivi del Forte di Bard, imponente piazzaforte della prima metà del XIX secolo, situata all’imbocco della Valle d’Aosta, polo culturale d’eccellenza, meta ogni anno di oltre 250 mila visitatori. Curata da Sylvie Forestier con il contributo organizzativo di Isabelle Maeght e Gabriele Accornero, l’esposizione è organizzata dall’Associazione Forte di Bard, con il sostegno della Regione Autonoma Valle d’Aosta, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Crt e della Finaosta Spa e usufruisce di prestiti concessi dalla Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence (Provenza) con la quale il Forte di Bard ha firmato un importante accordo di collaborazione. I prestiti hanno permesso di riunire un insieme di 188 opere particolarmente significative: 17 oli, 58 sculture, 91 opere grafiche, tra disegni, incisioni e litografie originali, 17 ceramiche e 6 libri illustrati, un makemono, un immenso arazzo e la maquette per la ceramica murale dell’Unesco a Parigi.
Realizzate fra il 1947 e il 1980, le opere occupano gli spazi severi e nobili del Forte per dare vita ad un’eccezionale rievocazione della rivoluzione plastica che caratterizzò quel periodo e che ebbe in Miró uno dei maggiori interpreti. Il visitatore potrà cogliere la sua importanza nell’arte del Novecento, immerso in un percorso fatto di continue sorprese: quelle che gli riserva il genio e la poetica di questo artista, certamente uno dei più sconcertanti e sottili della modernità.
Le sale espositive non seguono un ordine cronologico. Privilegiano l'opera, talvolta nella sua unicità, talvolta nei suoi rapporti di convergenza e di opposizione. Se i temi che lo ispirano - la donna, l'uccello, la stella, il cielo, le costellazioni, il sole o la luna - hanno l'anonimato dei grandi miti fondatori, trovano nell'immaginario dell'artista, espressioni sempre diverse.
La mostra presenta opere che documentano la diversità delle tecniche e degli stili di Joan Miró: dipinti, sculture, disegni, incisioni, litografie, ceramiche e un considerevole numero di libri illustrati. Capolavori realizzati nel periodo in cui l’artista lavorò presso Aimé Maeght, il suo gallerista, incontrato a Parigi nel 1947. I due uomini saranno legati da una profonda amicizia che si protrarrà con il comune progetto della Fondazione Maeght, inaugurata nel 1964 e per la quale l’artista immaginerà un giardino di sculture e di ceramiche monumentali, Il Labirinto.
Tre le opere in mostra, gli straordinari oli su tela Naissance du Jour I, II, e III, in cui il blu intenso del punto centrale e il nero spesso del tratto creano la tensione dello spazio pittorico. La sala che accoglie le tre tele è caratterizzata da opere che rappresentano la luce del primo mattino, come Femme Oiseau I e II, e Vol d’Oiseau à la première étincelle de l’aube. Due le opere di grande impatto cromatico, Poème e Le Chant de la prairie. In mostra inoltre, Monument, bronzo monumentale affiancato alla ceramica L’Oeuf de Mammouth, opera simbolo di uno dei più vecchi miti dell'umanità, quello dell'origine del mondo.
Miró il mirabolante - così lo definiva il suo amico poeta Robert Desnos - ha sfidato l’arte. Quest’artista nato da un padre orafo ha praticato da artigiano rigoroso, da colorista affermato e da disegnatore visionario, pittura, scultura, ceramica e incisione. Ha ereditato dalla sua terra catalana una lingua, una tradizione e il gusto per la libertà. Qui attinge il suo slancio creatore nutrito da un lavoro incessante e da un’insaziabile curiosità verso la natura e il mondo che lo circonda.
Man mano che il suo percorso artistico evolve, il suo occhio diventa più penetrante, la sua mano si fa sempre più precisa per trasporre in forme o in volumi, il ricco paesaggio interiore che gli ispirano sia i vecchi quartieri di Barcellona sia i paesaggi, visti o sognati, aspri o dolci della campagna catalana. Miró sarà sempre alla ricerca di un suo universo che conquista di opera in opera, di quadro in scultura, di disegno in ceramica, di incisione in arazzo. «Il quadro deve essere fecondo, deve far nascere un mondo. Che si vedano fiori, personaggi, cavalli, poco importa, purché riveli un mondo, qualcosa di vivo» diceva l’artista.
Miró, principe della Metamorfosi, Miró il cui nome, predestinato, significa «vedere» o «meravigliarsi».
Il percorso espositivo
L’esposizione si sviluppa in quattro spazi: il Deambulatorio, il Corpo di Guardia, le Cannoniere e le Cantine.
Il Corpo di Guardia
Le due sale del Corpo di Guardia introducono la mostra: la prima ospita una biografia illustrata dell'artista, la seconda brevi video che svelano i suoi momenti di riflessione e creazione artistica.
Il Deambulatorio
Una buona parte del Deambulatorio presenta 39 ritratti fotografici dell'artista che invitano il pubblico a conoscere meglio l’artista.
Le Cannoniere
E' stato curato con particolare attenzione l'allestimento delle sette sale che costituiscono il cuore della mostra. L’intento è quello di stupire il visitatore, per fargli apprezzare al meglio la poesia creatrice di Miró. Che sia pittore, scultore, disegnatore o ceramista, Miró esprime il suo genio nella creazione di forme strane, ibride e sovrane. Questi oggetti o questi esseri affascinanti suscitano nel visitatore interrogativi e riflessioni: appartengono all'ordine della Natura o all'immaginario dell'artista?
Nell’ingresso si può ammirare l’olio Oiseau de Proie Fonçant sur nos ombres realizzato su pelle di mucca posto di fronte al disegno, Femmes Oiseaux.
La sala 1 è caratterizzata dalla presenza, al centro, di una scultura di grande impatto, Femme, circondata da sei oli su tela esposti alle pareti, raffiguranti la luce del primo mattino: Naissance du Jour I, II, e III, tre tele in cui il blu intenso del punto centrale e il nero spesso del tratto creano la tensione dello spazio pittorico; Femme Oiseau I e II, e Vol d’Oiseau à la première étincelle de l’aube.
Nella sala 2 si intreccia un vigoroso insieme di sculture-assemblaggi e di potenti litografie originali. Questo insieme, che si irradia da un intenso fulgore, attesta l'integrazione del colore nel volume, ricerca a lungo perseguita dall'artista. La Caresse de l’Oiseau, monumentale bronzo dipinto, ne è un testimone esemplare.
Ad aprire la sala 3 due opere contraddittorie: Monument, bronzo monumentale affiancato dalla ceramica L’Oeuf de Mammouth, opera simbolo di uno dei più vecchi miti dell'umanità, quello dell'origine del mondo. Le due opere spartiscono lo spazio con due oli di grande impatto cromatico Poème e Le Chant de la prairie e con una serie di quindici disegni scaturiti dall’incontro con la cultura giapponese.
Al centro della sala 4 è posta la stele antropomorfa Grand Personnage, la cui ironia surrealista evoca Ubu Re, personaggio grottesco inventato da Alfred Jarry. Esposta anche una serie di piatti e di rilievi in ceramica, che testimoniano l'interesse di Miró per questa tecnica tradizionale particolarmente sviluppata in Catalogna e da lui conosciuta sin dall'infanzia. Alcuni disegni dal tratto nervoso che si avvicina ai graffiti, arte popolare amata dall'artista, rivelano, in particolare per il loro grafismo, una scrittura tesa all'essenzialità. La sala è arricchita da due litografie, La Ruisselante Lunaire e La Ruisselante Solaire, e dall’olio Oiseau.
Un monumentale arazzo è la principale opera della sala 5, frutto di un meticoloso lavoro tessile che mescola il filo, trattato come un materiale, ad elementi insoliti come reti da pesca, ami, ciottoli che gli conferiscono una trama e una consistenza particolari. I pezzi realizzati con questa tecnica furono chiamati dall’artista, Sobreteixims. Datato 1980 e tessuto in un laboratorio di Tarragona dal licciaio Josep Royo, l'arazzo fa parte di un insieme di tre pezzi, appartenenti rispettivamente alla National Gallery di Washington, al World Trade Center di New York e alla Fondazione Maeght. L’esemplare del World Trade Center è stato distrutto dall'attentato dell'11 settembre 2001. Intorno all'arazzo, gli straordinari oli Joie d’une fillette devant le soleil e Accent rouge dans le calme e una serie di sculture ricordano l'importanza delle fonti catalane nell'arte di Miró. Presente anche il trittico Le Grand Triptyque Noir.
La sala 6 pone l'accento su un'opera del 1971, Constellation. Accanto a disegni, litografie o incisioni originali che lo circondano, questo imponente bronzo testimonia il sogno costante che trasporta Miró verso gli spazi infiniti della meccanica celeste.
La rotondità della scultura trova la sua origine nel punto, nella macchia o nello schizzo di colore gettati sulla pagina bianca, talvolta strappata o stropicciata, del disegno. C'è una sottile convergenza fra il pezzo, il cui volume ha la sottigliezza di un disco solare, e la scrittura quasi cartografica dei disegni, dove si urtano in un'energia erratica, come quella delle comete in cielo; tracce di gessi, di guazzo, di carboncino o di inchiostro su un supporto di carte differenti. Di grande impatto anche l’olio Bleu, primo pannello della serie Constellations. Completano la sala le cinque litografie più grandi realizzate da Miró all’età di ottant’anni.
La sala 7 prolunga il dialogo permanente tra scrittura grafica e volume, in cui si incarnano e prendono vita paesaggi interiori e esseri mitici, forme più vere del vero che si generano e si trasformano. Un dialogo mutuo e permanente. A tutta parete la maquette per la ceramica murale dell’Unesco a Parigi.
Le Cantine
Miró ha condiviso l'avventura surrealista con i suoi amici poeti. Era necessario evidenziare in mostra questa partecipazione creatrice dell'artista che metterà a disposizione della scrittura poetica, la sua arte di litografo e di incisore. Realizzerà così, in particolare per le edizioni Maeght, un prestigioso insieme di libri illustrati. Cinque sale sono dedicate a questo aspetto importante, ma talvolta sconosciuto, dell'opera di Miró.
In ogni sala delle Cantine, intorno ad una scultura centrale, sono esposti i libri Parler seul, Les Adonides, Les Pénalités de l’enfer, Fissures, Album 21, Haï-Ku, con testi di Tristan Tzara, Jacques Prévert, Robert Desnos, Michel Leiris, Carlos Franqui. A complemento della sezione, sempre illustrati da Miró, una scelta di testi di André du Bouchet e Yves Bonnepy. Un makemono, realizzato nelle seterie lionesi, testimonia l’interesse dell’artista per la civiltà giapponese, a seguito del suo viaggio in Giappone nel 1966. Presenti anche alcune lettere manoscritte e le pubblicazioni Derrière le Miroir. La sesta sala delle Cantine è adibita alla proiezione di video sull'opera e la vita dell'artista e sulla Fondazione Maeght.
Joan Miró, Poème è il titolo della mostra allestita dal 18 maggio al 2 novembre 2011 negli spazi espositivi del Forte di Bard, imponente piazzaforte della prima metà del XIX secolo, situata all’imbocco della Valle d’Aosta, polo culturale d’eccellenza, meta ogni anno di oltre 250 mila visitatori. Curata da Sylvie Forestier con il contributo organizzativo di Isabelle Maeght e Gabriele Accornero, l’esposizione è organizzata dall’Associazione Forte di Bard, con il sostegno della Regione Autonoma Valle d’Aosta, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Crt e della Finaosta Spa e usufruisce di prestiti concessi dalla Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence (Provenza) con la quale il Forte di Bard ha firmato un importante accordo di collaborazione. I prestiti hanno permesso di riunire un insieme di 188 opere particolarmente significative: 17 oli, 58 sculture, 91 opere grafiche, tra disegni, incisioni e litografie originali, 17 ceramiche e 6 libri illustrati, un makemono, un immenso arazzo e la maquette per la ceramica murale dell’Unesco a Parigi.
Realizzate fra il 1947 e il 1980, le opere occupano gli spazi severi e nobili del Forte per dare vita ad un’eccezionale rievocazione della rivoluzione plastica che caratterizzò quel periodo e che ebbe in Miró uno dei maggiori interpreti. Il visitatore potrà cogliere la sua importanza nell’arte del Novecento, immerso in un percorso fatto di continue sorprese: quelle che gli riserva il genio e la poetica di questo artista, certamente uno dei più sconcertanti e sottili della modernità.
Le sale espositive non seguono un ordine cronologico. Privilegiano l'opera, talvolta nella sua unicità, talvolta nei suoi rapporti di convergenza e di opposizione. Se i temi che lo ispirano - la donna, l'uccello, la stella, il cielo, le costellazioni, il sole o la luna - hanno l'anonimato dei grandi miti fondatori, trovano nell'immaginario dell'artista, espressioni sempre diverse.
La mostra presenta opere che documentano la diversità delle tecniche e degli stili di Joan Miró: dipinti, sculture, disegni, incisioni, litografie, ceramiche e un considerevole numero di libri illustrati. Capolavori realizzati nel periodo in cui l’artista lavorò presso Aimé Maeght, il suo gallerista, incontrato a Parigi nel 1947. I due uomini saranno legati da una profonda amicizia che si protrarrà con il comune progetto della Fondazione Maeght, inaugurata nel 1964 e per la quale l’artista immaginerà un giardino di sculture e di ceramiche monumentali, Il Labirinto.
Tre le opere in mostra, gli straordinari oli su tela Naissance du Jour I, II, e III, in cui il blu intenso del punto centrale e il nero spesso del tratto creano la tensione dello spazio pittorico. La sala che accoglie le tre tele è caratterizzata da opere che rappresentano la luce del primo mattino, come Femme Oiseau I e II, e Vol d’Oiseau à la première étincelle de l’aube. Due le opere di grande impatto cromatico, Poème e Le Chant de la prairie. In mostra inoltre, Monument, bronzo monumentale affiancato alla ceramica L’Oeuf de Mammouth, opera simbolo di uno dei più vecchi miti dell'umanità, quello dell'origine del mondo.
Miró il mirabolante - così lo definiva il suo amico poeta Robert Desnos - ha sfidato l’arte. Quest’artista nato da un padre orafo ha praticato da artigiano rigoroso, da colorista affermato e da disegnatore visionario, pittura, scultura, ceramica e incisione. Ha ereditato dalla sua terra catalana una lingua, una tradizione e il gusto per la libertà. Qui attinge il suo slancio creatore nutrito da un lavoro incessante e da un’insaziabile curiosità verso la natura e il mondo che lo circonda.
Man mano che il suo percorso artistico evolve, il suo occhio diventa più penetrante, la sua mano si fa sempre più precisa per trasporre in forme o in volumi, il ricco paesaggio interiore che gli ispirano sia i vecchi quartieri di Barcellona sia i paesaggi, visti o sognati, aspri o dolci della campagna catalana. Miró sarà sempre alla ricerca di un suo universo che conquista di opera in opera, di quadro in scultura, di disegno in ceramica, di incisione in arazzo. «Il quadro deve essere fecondo, deve far nascere un mondo. Che si vedano fiori, personaggi, cavalli, poco importa, purché riveli un mondo, qualcosa di vivo» diceva l’artista.
Miró, principe della Metamorfosi, Miró il cui nome, predestinato, significa «vedere» o «meravigliarsi».
Il percorso espositivo
L’esposizione si sviluppa in quattro spazi: il Deambulatorio, il Corpo di Guardia, le Cannoniere e le Cantine.
Il Corpo di Guardia
Le due sale del Corpo di Guardia introducono la mostra: la prima ospita una biografia illustrata dell'artista, la seconda brevi video che svelano i suoi momenti di riflessione e creazione artistica.
Il Deambulatorio
Una buona parte del Deambulatorio presenta 39 ritratti fotografici dell'artista che invitano il pubblico a conoscere meglio l’artista.
Le Cannoniere
E' stato curato con particolare attenzione l'allestimento delle sette sale che costituiscono il cuore della mostra. L’intento è quello di stupire il visitatore, per fargli apprezzare al meglio la poesia creatrice di Miró. Che sia pittore, scultore, disegnatore o ceramista, Miró esprime il suo genio nella creazione di forme strane, ibride e sovrane. Questi oggetti o questi esseri affascinanti suscitano nel visitatore interrogativi e riflessioni: appartengono all'ordine della Natura o all'immaginario dell'artista?
Nell’ingresso si può ammirare l’olio Oiseau de Proie Fonçant sur nos ombres realizzato su pelle di mucca posto di fronte al disegno, Femmes Oiseaux.
La sala 1 è caratterizzata dalla presenza, al centro, di una scultura di grande impatto, Femme, circondata da sei oli su tela esposti alle pareti, raffiguranti la luce del primo mattino: Naissance du Jour I, II, e III, tre tele in cui il blu intenso del punto centrale e il nero spesso del tratto creano la tensione dello spazio pittorico; Femme Oiseau I e II, e Vol d’Oiseau à la première étincelle de l’aube.
Nella sala 2 si intreccia un vigoroso insieme di sculture-assemblaggi e di potenti litografie originali. Questo insieme, che si irradia da un intenso fulgore, attesta l'integrazione del colore nel volume, ricerca a lungo perseguita dall'artista. La Caresse de l’Oiseau, monumentale bronzo dipinto, ne è un testimone esemplare.
Ad aprire la sala 3 due opere contraddittorie: Monument, bronzo monumentale affiancato dalla ceramica L’Oeuf de Mammouth, opera simbolo di uno dei più vecchi miti dell'umanità, quello dell'origine del mondo. Le due opere spartiscono lo spazio con due oli di grande impatto cromatico Poème e Le Chant de la prairie e con una serie di quindici disegni scaturiti dall’incontro con la cultura giapponese.
Al centro della sala 4 è posta la stele antropomorfa Grand Personnage, la cui ironia surrealista evoca Ubu Re, personaggio grottesco inventato da Alfred Jarry. Esposta anche una serie di piatti e di rilievi in ceramica, che testimoniano l'interesse di Miró per questa tecnica tradizionale particolarmente sviluppata in Catalogna e da lui conosciuta sin dall'infanzia. Alcuni disegni dal tratto nervoso che si avvicina ai graffiti, arte popolare amata dall'artista, rivelano, in particolare per il loro grafismo, una scrittura tesa all'essenzialità. La sala è arricchita da due litografie, La Ruisselante Lunaire e La Ruisselante Solaire, e dall’olio Oiseau.
Un monumentale arazzo è la principale opera della sala 5, frutto di un meticoloso lavoro tessile che mescola il filo, trattato come un materiale, ad elementi insoliti come reti da pesca, ami, ciottoli che gli conferiscono una trama e una consistenza particolari. I pezzi realizzati con questa tecnica furono chiamati dall’artista, Sobreteixims. Datato 1980 e tessuto in un laboratorio di Tarragona dal licciaio Josep Royo, l'arazzo fa parte di un insieme di tre pezzi, appartenenti rispettivamente alla National Gallery di Washington, al World Trade Center di New York e alla Fondazione Maeght. L’esemplare del World Trade Center è stato distrutto dall'attentato dell'11 settembre 2001. Intorno all'arazzo, gli straordinari oli Joie d’une fillette devant le soleil e Accent rouge dans le calme e una serie di sculture ricordano l'importanza delle fonti catalane nell'arte di Miró. Presente anche il trittico Le Grand Triptyque Noir.
La sala 6 pone l'accento su un'opera del 1971, Constellation. Accanto a disegni, litografie o incisioni originali che lo circondano, questo imponente bronzo testimonia il sogno costante che trasporta Miró verso gli spazi infiniti della meccanica celeste.
La rotondità della scultura trova la sua origine nel punto, nella macchia o nello schizzo di colore gettati sulla pagina bianca, talvolta strappata o stropicciata, del disegno. C'è una sottile convergenza fra il pezzo, il cui volume ha la sottigliezza di un disco solare, e la scrittura quasi cartografica dei disegni, dove si urtano in un'energia erratica, come quella delle comete in cielo; tracce di gessi, di guazzo, di carboncino o di inchiostro su un supporto di carte differenti. Di grande impatto anche l’olio Bleu, primo pannello della serie Constellations. Completano la sala le cinque litografie più grandi realizzate da Miró all’età di ottant’anni.
La sala 7 prolunga il dialogo permanente tra scrittura grafica e volume, in cui si incarnano e prendono vita paesaggi interiori e esseri mitici, forme più vere del vero che si generano e si trasformano. Un dialogo mutuo e permanente. A tutta parete la maquette per la ceramica murale dell’Unesco a Parigi.
Le Cantine
Miró ha condiviso l'avventura surrealista con i suoi amici poeti. Era necessario evidenziare in mostra questa partecipazione creatrice dell'artista che metterà a disposizione della scrittura poetica, la sua arte di litografo e di incisore. Realizzerà così, in particolare per le edizioni Maeght, un prestigioso insieme di libri illustrati. Cinque sale sono dedicate a questo aspetto importante, ma talvolta sconosciuto, dell'opera di Miró.
In ogni sala delle Cantine, intorno ad una scultura centrale, sono esposti i libri Parler seul, Les Adonides, Les Pénalités de l’enfer, Fissures, Album 21, Haï-Ku, con testi di Tristan Tzara, Jacques Prévert, Robert Desnos, Michel Leiris, Carlos Franqui. A complemento della sezione, sempre illustrati da Miró, una scelta di testi di André du Bouchet e Yves Bonnepy. Un makemono, realizzato nelle seterie lionesi, testimonia l’interesse dell’artista per la civiltà giapponese, a seguito del suo viaggio in Giappone nel 1966. Presenti anche alcune lettere manoscritte e le pubblicazioni Derrière le Miroir. La sesta sala delle Cantine è adibita alla proiezione di video sull'opera e la vita dell'artista e sulla Fondazione Maeght.
17
maggio 2011
Joan Miró – Poème
Dal 17 maggio al 20 novembre 2011
arte contemporanea
Location
FORTE DI BARD
Bard, Via Vittorio Emanuele II, 85, (Aosta)
Bard, Via Vittorio Emanuele II, 85, (Aosta)
Biglietti
Mostra Joan Miró Poème Intero: € 9,00
Ridotto: € 6,00
Ragazzi: € 6,00 Cumulativo Museo delle Alpi + Mostra
Intero: € 12,00
Ridotto: € 8,00
Ragazzi: € 8,00
Orario di apertura
martedì/venerdì dalle ore 11.00 alle 18.00
sabato/domenica e festivi dalle ore 10.00 alle 19.00 - chiuso il lunedì
Vernissage
17 Maggio 2011, ore 18.00
Ufficio stampa
SPAINI & PARTNERS
Autore
Curatore