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Digital life 2013. Liquid landscapes
Quarta edizione di Digital Life 2013 – Liquid Lanscapes, la rassegna dedicata alle connessioni fra i linguaggi artistici contemporanei e le nuove tecnologie.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Apre al pubblico giovedì 10 ottobre, nell'ambito del Romaeuropa Festival, Digital Life 2013-Liquid Landscapes, quarta edizione della rassegna dedicata alle connessioni tra i linguaggi artistici contemporanei e le nuove tecnologie, con due sezioni allestite negli spazi del MACRO Testaccio fino al 1 dicembre, un’opera unica al MAXXI fino al 10 novembre e un ciclo di incontri in calendario all’Opificio Telecom Italia.
Prodotto da Fondazione Romaeuropa in partnership con Telecom Italia e creato su impulso della Regione Lazio, il progetto Digital Life 2013 è realizzato con Le Fresnoy-Studio national des arts contemporains e MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma, con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati e del Ministero della Cultura e della Comunicazione Francese, in collaborazione con MAXXI-Museo delle Arti del XXI secolo.
Filo rosso di questa edizione è il paesaggio, rielaborato, inventato o ricreato dalle 28 opere in mostra: installazioni multimediali, ambienti sonori, opere interattive, come prototipi di una nuova idea di ambiente naturale ed urbano o interpretazioni futuristiche e a tratti nostalgiche delle relazioni sociali.
Accanto a Ryoichi Kurokawa, Daniele Puppi, Quiet Ensemble, tra gli altri, per la prima volta a Digital Life Robin Rimbaud, Mihai Grecu, Carlos Franklin e Roque Rivas, artisti proposti da Le Fresnoy, centro di eccellenza per la produzione artistica legato al mondo del digitale.
LE DUE SEZIONI AL MACRO TESTACCIO
Nella sezione The world you know il paesaggio è costruito attraverso l’accumulo di dati storici, culturali, geografici e sensoriali per approdare ai sofisticati ingranaggi di macchine “celibi”, metafora della funzionalità delle architetture urbane.
Il cinese Du Zhenjun in The Super Tower utilizza la fotografia digitale per elaborare delle nuove Torri di Babele caratterizzate dall’accumulo apparentemente incoerente di segni appartenenti a culture diverse: monumenti, testimonianze fotografiche di eventi storici, elementi caratteristici della cultura orientale si sgretolano a contatto con le architetture occidentali, nella confusione di un mondo globalizzato, sinonimo di una scura apocalisse contemporanea.
Di distruzione racconta anche Zenchen Liu in Underconstruction attraversando, con una speciale videocamera, le macerie di un quartiere del centro storico di Shanghai nel silenzioso tentativo di recuperarne il ricordo: ecco che una donna si mostra nella sua straziante intimità raccontando di un cambiamento violentemente imposto, come violenti appariranno i nuovi grattacieli che circondano le macerie e la storia di questo luogo.
Violenti e di forte impatto sono i paesaggi del giapponese Ryoichi Kurokawa musicista e artista visivo che con Ground ci conduce nel bel mezzo dei conflitti bellici in Medio Oriente, raccontadoli attraverso fotografia, video e musica elettronica. Tre schermi lasciano dilatare tempo e immagini, diluendoli come tempere in un sostrato di forme geometriche pronte ad esplodere continuamente in nuove suggestioni.
Sui conflitti bellici riflette anche Ligne Verte di Laurent Marechal esprimendo, con l’utilizzo del digitale, l’utopica distruzione, messa in atto dalla natura, del muro che divide Israele dai territori Palestinesi.
Si passa alla metropoli americana con l’installazione Mutations Of Matter di Carlos Franklin e Roque Rivas che ci catapulta nel mito di una New York in cui suoni, rumori e immagini video si intrecciano alla bellezza e al caos della “grande mela”, fucina dell’intera cultura contemporanea.
Le metropoli e i paesaggi naturali divengono ricordo nostalgico nell’opera Staging Silence di Hans Op De Beek che ricostruisce in video i luoghi visitati attraverso l’utilizzo di oggetti banali. Rappresentazioni in scala e luci artificiali delineano scene evocative per potenziali narrazioni, nell’inseguirsi di scenografie astratte e archetipi.
La città evolve nelle strutture architettoniche e sociali delle periferie con l’installazione interattiva di Alexander Maubert Monade che chiama lo spettatore a guidare l’evoluzione narrativa del video per attraversare le abitazioni e la storia dei Nordelta, una comunità circoscritta nella periferia di Buenos Aires; con le macerie architettoniche de L’empire di Aurelien Vernhes, un’istallazione immersiva in cui il pubblico funge da chiave di volta per svegliare la memoria di un luogo distrutto dal tempo, infine con la Suburban Rhapsody di Devis Venturelli che gioca ironicamente sul termine cintura urbana in un affresco digitale panoramico abitato, per l’appunto, da cinte di cuoio.
La periferia si fa natura, habitat selvaggio e sconosciuto: alieni sono la Chernobyl raccontata in La Terre Outragèe da Michale Boganim, i corpi cadenti nello schermo/finestra di Falling Forward, nuova opera di Robin Rimbaud aka Scanner, lo spazio allucinato e avvolgente in 3More60°di Pietro Babina, le proiezioni di In Nubibus Project Room di Marco Maria Scifo, e la macchina celibe RBSC.01 di Mattia Casalegno che come organismo autosufficiente, coniugando spiritualità e meccanica, sembra essere oggetto sacro di un paesaggio diradato e inimmaginabile o totem del mondo che verrà.
Nella seconda sezione, The world you own, la tecnologia è strumento per dare vita a paesaggi mentali ed impossibili geografie della percezione.
In Vuoto Sospeso Carlo Bernardini, attraverso un sapiente utilizzo della fibra ottica, sovrappone spazio reale e spazio virtuale, facendo del vuoto il principale elemento di questa nuova creazione tesa a oltrepassare i limiti della classica terza dimensione.
Immagina un personalissimo paese delle meraviglie Mihai Grecu che, attraverso l’animazione 3D, in Coaugulate, inventa un universo privo di leggi fisiche e abitato da oggetti/organismi parassitari, minacce sconosciute, luci al neon e alchimia.
Brulicano di vita le rocce, il sale e il ghiaccio che popolano Planet A di Momoko Seto, una suggestiva narrazione per materie non organiche attraverso video e musica elettronica. Ancora più astratti e lontani dal reale Correnti oblique correnti laterali di Paul Thorel o Solin Vario – Il sole protetto, nuova istallazione del collettivo Quiet Ensemble che accoglie nell’universo delicato di piccoli organismi animali.
Ambiente espositivo, opera d’arte e spettatori interagiscono nelle opere di Donato Piccolo: Tenore di Fondo e Narciso, i suoi vortici d’aria inscatolati in bacheche di vetro, reagiscono ai suoni captati nello spazio esterno, articolando di conseguenza il loro movimento, mentre Butterfly amplifica i leggeri spostamenti d’aria causati dalle piccole ali di una farfalla meccanica. Un nero salice, costruito da Roberto Pugliese, infine, rimodula e piange i suoni - o Unità minime di sensibilità come suggerisce il titolo dell’opera- catturati in tempo reale nelle adiacenze del Macro.
AL MAXXI L’OPERA DI DANIELE PUPPI
Unica opera attesa al MAXXI la nuova creazione di Daniele Puppi, artista friulano attivo tra Roma e Londra, che proporrà un lavoro creato appositamente per Digital Life, Happy Moms in cui approfondisce la
sua ricerca sperimentale del suono, dell’immagine, dello spazio e del movimento “continuando il proprio lavoro sulla frantumazione di un’esperienza visiva che, nel suo ricomporsi, si apre ad un montaggio di percezioni e relazioni di grande impatto e intensità. […]”
Il comitato artistico di Digital Life 2013 è composto da Monique Veaute, Presidente della Fondazione Romaeuropa, Fabrizio Grifasi, Direttore della Fondazione Romaeuropa, Alain Fleischer, cineasta e fotografo, Direttore di Le Fresnoy, Bartolomeo Pietromarchi, curatore e critico d’arte e Daniele Spanò, artista e consulente artistico Fondazione Romaeuropa.
Prodotto da Fondazione Romaeuropa in partnership con Telecom Italia e creato su impulso della Regione Lazio, il progetto Digital Life 2013 è realizzato con Le Fresnoy-Studio national des arts contemporains e MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma, con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati e del Ministero della Cultura e della Comunicazione Francese, in collaborazione con MAXXI-Museo delle Arti del XXI secolo.
Filo rosso di questa edizione è il paesaggio, rielaborato, inventato o ricreato dalle 28 opere in mostra: installazioni multimediali, ambienti sonori, opere interattive, come prototipi di una nuova idea di ambiente naturale ed urbano o interpretazioni futuristiche e a tratti nostalgiche delle relazioni sociali.
Accanto a Ryoichi Kurokawa, Daniele Puppi, Quiet Ensemble, tra gli altri, per la prima volta a Digital Life Robin Rimbaud, Mihai Grecu, Carlos Franklin e Roque Rivas, artisti proposti da Le Fresnoy, centro di eccellenza per la produzione artistica legato al mondo del digitale.
LE DUE SEZIONI AL MACRO TESTACCIO
Nella sezione The world you know il paesaggio è costruito attraverso l’accumulo di dati storici, culturali, geografici e sensoriali per approdare ai sofisticati ingranaggi di macchine “celibi”, metafora della funzionalità delle architetture urbane.
Il cinese Du Zhenjun in The Super Tower utilizza la fotografia digitale per elaborare delle nuove Torri di Babele caratterizzate dall’accumulo apparentemente incoerente di segni appartenenti a culture diverse: monumenti, testimonianze fotografiche di eventi storici, elementi caratteristici della cultura orientale si sgretolano a contatto con le architetture occidentali, nella confusione di un mondo globalizzato, sinonimo di una scura apocalisse contemporanea.
Di distruzione racconta anche Zenchen Liu in Underconstruction attraversando, con una speciale videocamera, le macerie di un quartiere del centro storico di Shanghai nel silenzioso tentativo di recuperarne il ricordo: ecco che una donna si mostra nella sua straziante intimità raccontando di un cambiamento violentemente imposto, come violenti appariranno i nuovi grattacieli che circondano le macerie e la storia di questo luogo.
Violenti e di forte impatto sono i paesaggi del giapponese Ryoichi Kurokawa musicista e artista visivo che con Ground ci conduce nel bel mezzo dei conflitti bellici in Medio Oriente, raccontadoli attraverso fotografia, video e musica elettronica. Tre schermi lasciano dilatare tempo e immagini, diluendoli come tempere in un sostrato di forme geometriche pronte ad esplodere continuamente in nuove suggestioni.
Sui conflitti bellici riflette anche Ligne Verte di Laurent Marechal esprimendo, con l’utilizzo del digitale, l’utopica distruzione, messa in atto dalla natura, del muro che divide Israele dai territori Palestinesi.
Si passa alla metropoli americana con l’installazione Mutations Of Matter di Carlos Franklin e Roque Rivas che ci catapulta nel mito di una New York in cui suoni, rumori e immagini video si intrecciano alla bellezza e al caos della “grande mela”, fucina dell’intera cultura contemporanea.
Le metropoli e i paesaggi naturali divengono ricordo nostalgico nell’opera Staging Silence di Hans Op De Beek che ricostruisce in video i luoghi visitati attraverso l’utilizzo di oggetti banali. Rappresentazioni in scala e luci artificiali delineano scene evocative per potenziali narrazioni, nell’inseguirsi di scenografie astratte e archetipi.
La città evolve nelle strutture architettoniche e sociali delle periferie con l’installazione interattiva di Alexander Maubert Monade che chiama lo spettatore a guidare l’evoluzione narrativa del video per attraversare le abitazioni e la storia dei Nordelta, una comunità circoscritta nella periferia di Buenos Aires; con le macerie architettoniche de L’empire di Aurelien Vernhes, un’istallazione immersiva in cui il pubblico funge da chiave di volta per svegliare la memoria di un luogo distrutto dal tempo, infine con la Suburban Rhapsody di Devis Venturelli che gioca ironicamente sul termine cintura urbana in un affresco digitale panoramico abitato, per l’appunto, da cinte di cuoio.
La periferia si fa natura, habitat selvaggio e sconosciuto: alieni sono la Chernobyl raccontata in La Terre Outragèe da Michale Boganim, i corpi cadenti nello schermo/finestra di Falling Forward, nuova opera di Robin Rimbaud aka Scanner, lo spazio allucinato e avvolgente in 3More60°di Pietro Babina, le proiezioni di In Nubibus Project Room di Marco Maria Scifo, e la macchina celibe RBSC.01 di Mattia Casalegno che come organismo autosufficiente, coniugando spiritualità e meccanica, sembra essere oggetto sacro di un paesaggio diradato e inimmaginabile o totem del mondo che verrà.
Nella seconda sezione, The world you own, la tecnologia è strumento per dare vita a paesaggi mentali ed impossibili geografie della percezione.
In Vuoto Sospeso Carlo Bernardini, attraverso un sapiente utilizzo della fibra ottica, sovrappone spazio reale e spazio virtuale, facendo del vuoto il principale elemento di questa nuova creazione tesa a oltrepassare i limiti della classica terza dimensione.
Immagina un personalissimo paese delle meraviglie Mihai Grecu che, attraverso l’animazione 3D, in Coaugulate, inventa un universo privo di leggi fisiche e abitato da oggetti/organismi parassitari, minacce sconosciute, luci al neon e alchimia.
Brulicano di vita le rocce, il sale e il ghiaccio che popolano Planet A di Momoko Seto, una suggestiva narrazione per materie non organiche attraverso video e musica elettronica. Ancora più astratti e lontani dal reale Correnti oblique correnti laterali di Paul Thorel o Solin Vario – Il sole protetto, nuova istallazione del collettivo Quiet Ensemble che accoglie nell’universo delicato di piccoli organismi animali.
Ambiente espositivo, opera d’arte e spettatori interagiscono nelle opere di Donato Piccolo: Tenore di Fondo e Narciso, i suoi vortici d’aria inscatolati in bacheche di vetro, reagiscono ai suoni captati nello spazio esterno, articolando di conseguenza il loro movimento, mentre Butterfly amplifica i leggeri spostamenti d’aria causati dalle piccole ali di una farfalla meccanica. Un nero salice, costruito da Roberto Pugliese, infine, rimodula e piange i suoni - o Unità minime di sensibilità come suggerisce il titolo dell’opera- catturati in tempo reale nelle adiacenze del Macro.
AL MAXXI L’OPERA DI DANIELE PUPPI
Unica opera attesa al MAXXI la nuova creazione di Daniele Puppi, artista friulano attivo tra Roma e Londra, che proporrà un lavoro creato appositamente per Digital Life, Happy Moms in cui approfondisce la
sua ricerca sperimentale del suono, dell’immagine, dello spazio e del movimento “continuando il proprio lavoro sulla frantumazione di un’esperienza visiva che, nel suo ricomporsi, si apre ad un montaggio di percezioni e relazioni di grande impatto e intensità. […]”
Il comitato artistico di Digital Life 2013 è composto da Monique Veaute, Presidente della Fondazione Romaeuropa, Fabrizio Grifasi, Direttore della Fondazione Romaeuropa, Alain Fleischer, cineasta e fotografo, Direttore di Le Fresnoy, Bartolomeo Pietromarchi, curatore e critico d’arte e Daniele Spanò, artista e consulente artistico Fondazione Romaeuropa.
09
ottobre 2013
Digital life 2013. Liquid landscapes
Dal 09 ottobre al primo dicembre 2013
arte contemporanea
Location
MACRO TESTACCIO
Roma, Piazza Orazio Giustiniani, (Roma)
Roma, Piazza Orazio Giustiniani, (Roma)
Ufficio stampa
ZETEMA