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Conversazione su Barotte
incontro in occasione della mostra di Jean-Marie Barotte “E quindi uscimmo a riveder le stelle”
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Conversazioni su Barotte a cura di Giorgio Seveso
giovedì 30.10.2014 dalle ore 19.00
in occasione della mostra di Jean-Marie Barotte
E quindi uscimmo a riveder le stelle
25.09>15.11.2014
Che sia per il nerofumo delle candele o per il fondo opalescente della cenere delle notti e dei giorni, effimeri e scarni resti di una qualche combustione che lentamente ha consumato il senso delle cose prima ancora della loro densità di materia, il lavoro oggettuale di Jean Marie Barotte è profondamente infitto in qualcosa che somiglia a un’estasi d’impietosa introspezione, alla radice stessa del sentimento d’esistere.
Le sue immagini muovono da un territorio della coscienza espressiva che si direbbe prepittorico, o addirittura prelinguistico. I materiali visivi che le compongono e le inquietano rimandano difatti a un impulso profondo, a una sorta d’inconscio che sgorga dalle leggi primordiali del sangue e dell’istinto. Al punto che, quando le si incontra le prime volte, che siano tratte dal ciclo dedicato alla poetica della La Noche oscura di Juan de la Cruz o da quello de Le voyage de l’âme o delle Méditations érotiques, vien fatto di pensare inevitabilmente a una versione più minimale, più cupa e assorta, della grande lezione dell’espressionismo astratto americano. Dando loro, però, il tempo di penetrarci, non è difficile accorgersi che questi suoi lavori concedono ben poco alle suggestioni del visivo e del materico, come invece accadeva per quella scuola. Sono anzi, ben al contrario, “poveri” di pittoricismi e sensibilismi, percorsi piuttosto da una essenzialità scabra, da una asciutta perentorietà che diviene tanto più sensibile quanto più rigorosa e scarna. Come un oscilloscopio dell’anima, come lo scarno tracciato di uno straordinario, fulminante sismografo emotivo.
(da una presentazione di Giorgio Seveso)
giovedì 30.10.2014 dalle ore 19.00
in occasione della mostra di Jean-Marie Barotte
E quindi uscimmo a riveder le stelle
25.09>15.11.2014
Che sia per il nerofumo delle candele o per il fondo opalescente della cenere delle notti e dei giorni, effimeri e scarni resti di una qualche combustione che lentamente ha consumato il senso delle cose prima ancora della loro densità di materia, il lavoro oggettuale di Jean Marie Barotte è profondamente infitto in qualcosa che somiglia a un’estasi d’impietosa introspezione, alla radice stessa del sentimento d’esistere.
Le sue immagini muovono da un territorio della coscienza espressiva che si direbbe prepittorico, o addirittura prelinguistico. I materiali visivi che le compongono e le inquietano rimandano difatti a un impulso profondo, a una sorta d’inconscio che sgorga dalle leggi primordiali del sangue e dell’istinto. Al punto che, quando le si incontra le prime volte, che siano tratte dal ciclo dedicato alla poetica della La Noche oscura di Juan de la Cruz o da quello de Le voyage de l’âme o delle Méditations érotiques, vien fatto di pensare inevitabilmente a una versione più minimale, più cupa e assorta, della grande lezione dell’espressionismo astratto americano. Dando loro, però, il tempo di penetrarci, non è difficile accorgersi che questi suoi lavori concedono ben poco alle suggestioni del visivo e del materico, come invece accadeva per quella scuola. Sono anzi, ben al contrario, “poveri” di pittoricismi e sensibilismi, percorsi piuttosto da una essenzialità scabra, da una asciutta perentorietà che diviene tanto più sensibile quanto più rigorosa e scarna. Come un oscilloscopio dell’anima, come lo scarno tracciato di uno straordinario, fulminante sismografo emotivo.
(da una presentazione di Giorgio Seveso)
30
ottobre 2014
Conversazione su Barotte
30 ottobre 2014
incontro - conferenza
Location
NUOVA GALLERIA MORONE
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Vernissage
30 Ottobre 2014, ore 19.00
Autore
Curatore