Colore, insegna sistematica in un'astratta sovrapposizione di tracce strutturali, di campiture piatte, sature o traslucide, ripartite con scarsa disposizione per i preordinamenti, basandosi sulla tracciabilità cromatica più che su quella delle nozioni formali della geometria. Prioritario nell'opera di Orietta Fonzi Azzena è rendere l'astrazione geometrica misura di un linguaggio acutamente personale, dove l'uso vincolante del colore stesso è una predominante di spessore critico, da un lato espressione di dato emotivo/azione concettuale, dall'altro anello di congiunzione tra un espressionismo colto e le sue potenziali evoluzioni percettive. E non è casuale che quest'attenzione al colore - una sorta di “cromogenesi” della pittura - si sviluppi spesso si in totale libertà, quasi fosse già una figura retorica strettamente legata al comparto emozionale della pratica visiva; e che altrettanto frequentemente si presenti inscritta in variazioni tonali preesistenti (uso di scale cromatiche; divisioni funzionali tra tonalità calde e fredde), o ancora allo sviluppo graficamente vivido di una sintesi sottrattiva semplice quanto efficace (sovrapposizione multipla di forme cromatiche).
Continuiamo su quella sintesi sottrattiva, doppiamente valida poiché la sua presenza implementa una seconda funzione, permettendo alla Fonzi Azzena di agire “spianando” la generale visione dell'opera; che sarà pertanto ora costruita in un'accezione fortemente bidimensionale, ora invece in negazione di quella sintesi, portando ogni geometria verso l'assunzione di una propria profondità, e l'opera tutta a riscoprire il dinamismo ottico dato dalla terza dimensione. Ferma restando comunque l'attestazione della Fonzi Azzena su un valore pittorico di tipo analitico, che a sua volta in alcune intersezioni tra forme lineari e tonde nientemeno sembra in vena di contatto col suprematismo maleviciano.