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Eurasia, fino alle soglie della Storia
Oltre 350 opere eccezionali dall’Ermitage, affiancate a 130 manufatti dai musei sardi e a significativi prestiti italiani raccontano il progresso della civiltà nell’Eurasia dal Neolitico fino al I millennio a.C.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
EURASIA. FINO ALLE SOGLIE DELLA STORIA
Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna
Cagliari, Palazzo di Città, 22 dicembre 2015 - 10 aprile 2016
Eurasia. Un intero continente, una terra, fatta di molte terre e di altrettanti mari, ove sul
finire dell’età della pietra si riversò, inarrestabile, una straordinaria rivoluzione
culturale, nata nel Vicino Oriente e diffusa nel giro di pochi millenni su un
territorio vastissimo.
Il Neolitico, la nuova età della pietra, aveva portato con sé - con l’affermarsi di
un’economia di produzione - un cambiamento radicale spazzando via in poche decine
di secoli pratiche e consuetudini esistenti da circa un milione di anni.
Nulla fu più come prima: popolazioni nomadi divennero progressivamente
stanziali, la natura diventò paesaggio all’interno del quale l’uomo lavorò, trasformò,
costruì, coltivò campi ed allevò animali. Nacquero i villaggi, le distanze, la ruota e
nacquero i mezzi di trasporto, gli scambi e, con essi, il commercio.
Con la ricchezza si diffusero le guerre e gli strumenti per combatterle e dunque
furono necessari nuovi mezzi e nuovi materiali per produrli; nel giro di pochi millenni
l’uso dei metalli determinò cambiamenti epocali, tanto negli utensili e nelle loro
fogge, quanto nei sistemi per produrle e riprodurle.
È dunque un mondo in grande e rapidissima evoluzione quello che conclude la
preistoria d’Eurasia e consegna un intero continente alle soglie della storia.
Un lungo arco temporale e nel contempo pochi fondamentali millenni che si
dispiegheranno sotto i nostri occhi nella mostra “Eurasia, fino alle soglie della
Storia. Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna” - dal 22 dicembre
2015 al 10 aprile 2016 a Palazzo di Città a Cagliari - grazie agli straordinari materiali che
giungeranno dalle collezioni del Museo Satale Ermitage di San Pietroburgo e al
raffronto con i manufatti sardi e italiani, assolutamente sorprendenti, selezionati
per l’evento.
Una mostra che nasce nell’ambito di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015
ed è il primo atto di un Protocollo di collaborazione triennale tra la Città – che ha da
tempo avviato un importante processo di rigenerazione urbana su base culturale,
esemplare a livello nazionale – e il Museo Statale Ermitage, con l’obiettivo di
sviluppare studi, ricerche, sinergie e relazioni anche nei prossimi anni.
Una mostra - promossa dal Comune di Cagliari e dal Museo Statale Ermitage con il
Mibact-Soprintendenza Archeologia Sardegna e Polo Museale della Sardegna, con la
Regione Sardegna e la Fondazione Banco di Sardegna in collaborazione con Ermitage
Italia, curata da Yuri Piotrovsky, Marco Edoardo Minoja e Anna Maria Montaldo
- che ben s’inquadra nella progettualità di Cagliari 2015, diretta a intrecciare rapporti
internazionali e a riaffermare anche la centralità della città sarda e della regione
nelle relazioni, negli scambi, nei flussi culturali tra l’Europa e le sponde del
Mediterraneo.
Oltre 300 eccezionali opere dal V al I millennio a. C. giungeranno dal grande museo
russo - oggetti d’uso comune e straordinari corredi funerari, importanti manufatti in
oro e pietre preziose, in argilla e pietra, in bronzo e in rame - a dialogare e confrontarsi
con oltre 100 opere selezionate nei Musei della Sardegna e alcuni reperti prestati
da musei italiani, particolarmente significativi nell’indicare i collegamenti e le vie di
penetrazione delle diverse culture, per un evento scientifico e di collaborazione
internazionale di grandissima valenza: mai prima d’ora il Museo Ermitage aveva
infatti prestato ed esposto in una mostra un nucleo così vasto e importante di
opere preistoriche, fondamentali testimonianze del progresso della civiltà.
Dai popoli del Caucaso alla civiltà nuragica, “Eurasia, fino alle soglie della Storia” condurrà
dunque i visitatori a ripercorrere un’epoca cruciale attraverso le testimonianze di
ricchissime civiltà; società che costituirono l’avanguardia nelle trasformazioni
culturali, presentando aspetti di eccezionale novità in quella fase di grande evoluzione
del pensiero, delle capacità, delle tecniche.
Società che, ciascuna per il proprio specifico comparto geografico, seppero costruire
ponti e forme di contatto, a livello continentale e a livello mediterraneo, tali da
assicurare una posizione preminente nelle dinamiche di scambio e circolazione
delle idee, dei saperi, delle innovazioni culturali e tecnologiche.
Pur nel rispetto dei contesti di provenienza e della loro complessità, i materiali esposti,
risultato dalle ricerche archeologiche di oltre cento anni tanto in Russia quanto
in Sardegna e in Italia, verranno presentati al pubblico facendo riferimento a quattro
grandi aree tematiche, in grado di dispiegare e di spiegare alcuni dei principali
contenuti culturali oggetto di rapida e inarrestabile affermazione: il nuovo
quotidiano e gli strumenti del vivere in “tuttigiorni”, “rivoluzionemetalli”, le
forme del lusso e del potere nella sezione “poterevanitas”, l’uomo, il cavallo e
altri animali in “bovemachina”.
Sezioni tematiche che affascineranno il pubblico non solo per le opere ma anche
per l’allestimento immersivo, poetico e fortemente simbolico delle diverse tappe e
dell’evoluzione della civiltà, ideato e disegnato da Angelo Figus, una delle voci più
creative del panorama internazionale della moda e della cultura.
Il Caucaso in tutti i periodi della storia dell’umanità, per la sua posizione geografica, ha
svolto un ruolo speciale di ponte tra l’Europa e l’Asia.
Qui, sulle pendici meridionali e settentrionali, è recente la scoperta di villaggi
di uomini preistorici risalenti a quasi due milioni di anni fa, ovvero i più antichi
trovati fuori dall’Africa, ed è il Caucaso nella prima età del Bronzo a diventare uno
dei più importanti centri di produzione di metallo non solo nell’area ma anche in
Eurasia, sviluppando quella brillante cultura dei diversi periodi dell’età del bronzo
che fa parte del patrimonio culturale mondiale.
È dunque innegabile che il Caucaso meridionale abbia avuto un rilievo importante nel
destino dell’Europa.
Dal grande museo di San Pietroburgo - che oltre a raccogliere le collezioni
imperiali ha sempre svolto un ruolo di primo piano nella ricerca archeologica e
nelle campagne di scavi - giungeranno dunque anche materiali Neolitici risalenti
al V millennio a.C., rinvenuti principalmente nel complesso della tomba di Nalchik,
con gioielli realizzati con zanne di cinghiale, collane fatte con i denti incisivi del
cervo, braccialetti in pietra e utensili in pietra e corno, punte di freccia in selce.
Sono però due i principali gruppi di oggetti provenienti dalla Russia che saranno
esposti in mostra.
Il primo s’incentra su due straordinari corredi funerari appartenenti alla “cultura
di Maikop” (uno dei fenomeni più sorprendenti dell’area, sviluppatasi tra l’inizio del IV
e l’inizio del III millennio a.C.) nota per i suoi eccezionali “kurgan”, tombe a tumulo
che hanno restituito parure funerarie prestigiose e ricchissime, dove gli strumenti
della vita quotidiana si affiancano a vasellame di prestigio e a gioielli in oro e
pietre preziose - turchesi, cristalli di rocca e cornalina - di incomparabile bellezza.
Di questa cultura un sito importante è la sepoltura di un adolescente dal villaggio
Ulskogo (Ulyap), dove sono state rinvenute figurine di argilla e pietra, che
consentono di ipotizzare legami con le culture del Mediterraneo.
Il secondo gruppo di materiali offre un’ampia esemplificazione dei connotati specifici
della cultura di Koban (II-I millennio a.C.), che ci presenta i tratti caratterizzanti di una
civiltà della più evoluta età dei metalli, a cavallo tra le fasi recenti dell’età del bronzo
e la piena età del ferro.
Significative in questo caso le testimonianze dello sviluppo di una cultura materiale
simile a quelle che emerge dai materiali europei.
A fare da palinsesto nella transizione attraverso i millenni che conducono dal
tardo Neolitico fin quasi alla fine dell’età dei metalli (VIII sec. a.C.) i materiali
sardi, provenienti in gran parte dai musei nazionali dell’Isola, racconteranno una storia
di evoluzioni parallele e conformi, in grado di rappresentare per il pubblico della
mostra il quadro dell’evoluzioni strutturali che attraversa nel corso della preistoria
più recente il grande continente eurasiatico.
Ovviamente attraverso l’individuazione di reperti fortemente rappresentativi delle
principali tappe che segnano questo lungo excursus temporale si raccontano
anche le fasi più antiche della storia della Sardegna, che per la sua posizione
al centro del Mediterraneo è stata protagonista di una fitta rete di contatti e
scambi commerciali e culturali.
Il mare che circonda le coste sarde non ha costituito un motivo di isolamento, e
nelle varie culture che si succedono in Sardegna si leggono i segni degli apporti
esterni, spesso fatti propri dalle popolazioni locali e rielaborati in modo cosi
originale da conferire una marcata specificità ai prodotti della cultura materiale.
Un paradigma della tipologia di questi processi di ricezione e adattamento si riscontra
nell’età del rame, quando la cultura del vaso Campaniforme, che tradizionalmente
viene associata a popolazioni detentrici della tecnologia dei metalli – vasi e
bicchieri caratterizzati dalla forma a campana rovesciata e da una decorazione
geometrica accurata, con impressioni effettuate con una cordicella o talvolta con un
pettine - arriva in Sardegna con le stesse forme ceramiche e con gli stessi aspetti
di cultura materiale che si riscontrano in tutta Europa, per poi essere rielaborata e
rivisitata alla fine dell’età del Rame.
Il vaso campaniforme presente nella collezione proveniente dal Museo Ermitage
attesta l’ampia diffusione spaziale di questa cultura nell’Eneolitico e rende
evidente la koinè culturale riscontrabile tra i due continenti.
D’altra parte la rivoluzione neolitica che introduce l’agricoltura e la stanzialità,
verificatasi in tempi e con modalità diverse nelle differenti aree, accomuna ampi spazi
geografici dal Mediterraneo all’Europa in un comune sentire, che trova un linguaggio
simile in cui esprimersi.
Strettamente legate a questo cambiamento epocale sono le figurine antropomorfe
femminili, rappresentate con una valorizzazione di quelle parti del corpo
strettamente connesse con la fertilità. È la fertilità della donna e della terra,
capace di garantire la continuità della vita del gruppo di riferimento, ad essere
esaltata attraverso rappresentazioni allo stesso tempo naturalistiche e simboliche, che
rimandano a un sistema di credenze e di collegamento con il divino talora difficile da
cogliere nella sua interezza.
Le due statuette in osso recentemente recuperate in una domus de janas di
Carbonia, per la prima volta esposte al pubblico, ripropongono il motivo della
cosiddetta Dea Madre seduta e con le braccia conserte, diffuso in Europa e nel
Mediterraneo Orientale e presente anche in materiali dell’Ermitage.
Nell’età del bronzo (a partire dal 1600 a. C. circa) fino al primo ferro, in Sardegna
fiorisce la civiltà nuragica, che prende il nome dal nuraghe, l’edificio a torre che
costituisce una peculiare forma architettonica specifica della Sardegna.
Tra gli aspetti più rappresentativi della civiltà nuragica vi è sicuramente la
produzione bronzistica, notevole per quantità e qualità. Bronzi d’uso e figurati, votivi
o pertinenti alla quotidianità, restituiscono i contorni di una civiltà aperta ai contatti con
l’esterno, ma capace di esprimersi in un linguaggio artistico e un bagaglio tecnologico
fortemente originale.
Abbiamo detto dell’importanza che rivestì il Caucaso nelle produzione metallurgica fin
dalla prima età del bronzo. La Sardegna è una terra ricca di rame, ma con scarse
risorse di stagno necessario per realizzare la lega del bronzo.
Lo stagno pertanto arrivava in Sardegna attraverso uno dei più importanti circuiti
commerciali a lungo raggio che collega Asia ed Europa, con rapporti mediati che
hanno messo i moto importanti relazioni culturali tra i popoli. L’altro importante
circuito commerciale, quello dell’ambra, porta in Sardegna il prezioso materiale
che si rinviene nei santuari sotto forma di monili offerti alla divinità, unitamente
a grandi quantità di oggetti in bronzo. Tali processi dedicatori e d’offerta nei luoghi di
culto non sono solo il momento in cui si manifesta il rapporto tra l’uomo e il divino, ma
anche e soprattutto il mezzo per esprimere e palesare lo status sociale dell’offerente,
che può permettersi materiali preziosi come l’ambra e il bronzo.
Nella diversità culturale e distanza cronologica che esiste tra i materiali esposti, sono
stati individuati quei fili conduttori che, in archi cronologici diversi, hanno
determinato il cambiamento dello stile di vita delle popolazioni in ambiti geografici
differenti e dunque le diverse sezioni tematiche del percorso espositivo:
1. TUTTIGIORNI
Dal Neolitico all’età dei metalli si affermò progressivamente e si diffuse l’utilizzo di
materie e di strumenti innovativi; l’argilla per le lavorazioni delle ceramiche; la pietra
scheggiata e levigata, e poi le leghe dei diversi metalli; strumenti che cambiarono in
grande l’economia globale e in piccolo ogni ora della giornata degli uomini.
2. RIVOLUZIONEMETALLI
L’uso dei nuovi utensili in metallo, così duttili e riproducibili, non è che il terminale
di un percorso molto complesso, al cui interno si articolano e si susseguono le fasi
dell’estrazione e ancor prima della ricerca dei minerali, del prelievo e dello scambio,
del trasporto e della lavorazione. Un sistema di realizzazione che introdurrà nel mondo
preistorico i primi elementi di moderna serialità della produzione.
3. POTEREVANITAS
Le trasformazioni dei sistemi di produzione e il determinarsi delle nascenti ricchezze
introdussero le prime articolazioni e distinzioni all’interno delle comunità e con esse gli
oggetti e gli strumenti per rappresentarle, così in vita come in morte. Manufatti in oro, in
alcuni casi di fattura pregevolissima e inimitata a quelle quote cronologiche, palesano il
segno della regalità e del comando. Le pietre preziose si distinguono in quanto elemento
di riconoscibilità immediata, si diffondono i colori del lusso; le pietre rosse e le ambre; i
turchesi e le pietre verdi; l’argento e gli altri metalli.
4. BOVEMACHINA
L’uomo inizia un rapporto diverso con gli animali, di convivenza e di mutuo scambio. Gli
animali cacciati non sono più solamente un mero sostentamento, ma simbolo di una
capacità e di una potenza eccezionale o superiore. Il cavallo è il primo ingranaggio di una
nuova modalità di comunicazione, insieme alla ruota dà vita a una straordinaria epopea
di trasporti. Gli animali reali, affrancati dal proprio statuto di mero cibo da consumare,
si trasformano in simboli e a volte in animali regali.
La mostra “Eurasia, fino alle soglie della Storia” intende offrire al visitatore uno
spaccato della preistoria dell’uomo vista in una fase di accelerazione dei processi
di trasformazione che hanno cambiato il volto della storia e del mondo.
Un’ epoca che ha regalato alla società contemporanea connotati che il visitatore potrà
ritrovare nella propria stessa memoria; un’esperienza personale che rintraccia
le proprie radici in una società che, ancora negli ultimi decenni, prima dell’ultima
rivoluzione digitale ed immateriale, portava vivi i segni di quelle ancestrali
trasformazioni. Un viaggio delle idee che ha condotto i propri remoti frutti fin dentro
la memoria della nostra società.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.
Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna
Cagliari, Palazzo di Città, 22 dicembre 2015 - 10 aprile 2016
Eurasia. Un intero continente, una terra, fatta di molte terre e di altrettanti mari, ove sul
finire dell’età della pietra si riversò, inarrestabile, una straordinaria rivoluzione
culturale, nata nel Vicino Oriente e diffusa nel giro di pochi millenni su un
territorio vastissimo.
Il Neolitico, la nuova età della pietra, aveva portato con sé - con l’affermarsi di
un’economia di produzione - un cambiamento radicale spazzando via in poche decine
di secoli pratiche e consuetudini esistenti da circa un milione di anni.
Nulla fu più come prima: popolazioni nomadi divennero progressivamente
stanziali, la natura diventò paesaggio all’interno del quale l’uomo lavorò, trasformò,
costruì, coltivò campi ed allevò animali. Nacquero i villaggi, le distanze, la ruota e
nacquero i mezzi di trasporto, gli scambi e, con essi, il commercio.
Con la ricchezza si diffusero le guerre e gli strumenti per combatterle e dunque
furono necessari nuovi mezzi e nuovi materiali per produrli; nel giro di pochi millenni
l’uso dei metalli determinò cambiamenti epocali, tanto negli utensili e nelle loro
fogge, quanto nei sistemi per produrle e riprodurle.
È dunque un mondo in grande e rapidissima evoluzione quello che conclude la
preistoria d’Eurasia e consegna un intero continente alle soglie della storia.
Un lungo arco temporale e nel contempo pochi fondamentali millenni che si
dispiegheranno sotto i nostri occhi nella mostra “Eurasia, fino alle soglie della
Storia. Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna” - dal 22 dicembre
2015 al 10 aprile 2016 a Palazzo di Città a Cagliari - grazie agli straordinari materiali che
giungeranno dalle collezioni del Museo Satale Ermitage di San Pietroburgo e al
raffronto con i manufatti sardi e italiani, assolutamente sorprendenti, selezionati
per l’evento.
Una mostra che nasce nell’ambito di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015
ed è il primo atto di un Protocollo di collaborazione triennale tra la Città – che ha da
tempo avviato un importante processo di rigenerazione urbana su base culturale,
esemplare a livello nazionale – e il Museo Statale Ermitage, con l’obiettivo di
sviluppare studi, ricerche, sinergie e relazioni anche nei prossimi anni.
Una mostra - promossa dal Comune di Cagliari e dal Museo Statale Ermitage con il
Mibact-Soprintendenza Archeologia Sardegna e Polo Museale della Sardegna, con la
Regione Sardegna e la Fondazione Banco di Sardegna in collaborazione con Ermitage
Italia, curata da Yuri Piotrovsky, Marco Edoardo Minoja e Anna Maria Montaldo
- che ben s’inquadra nella progettualità di Cagliari 2015, diretta a intrecciare rapporti
internazionali e a riaffermare anche la centralità della città sarda e della regione
nelle relazioni, negli scambi, nei flussi culturali tra l’Europa e le sponde del
Mediterraneo.
Oltre 300 eccezionali opere dal V al I millennio a. C. giungeranno dal grande museo
russo - oggetti d’uso comune e straordinari corredi funerari, importanti manufatti in
oro e pietre preziose, in argilla e pietra, in bronzo e in rame - a dialogare e confrontarsi
con oltre 100 opere selezionate nei Musei della Sardegna e alcuni reperti prestati
da musei italiani, particolarmente significativi nell’indicare i collegamenti e le vie di
penetrazione delle diverse culture, per un evento scientifico e di collaborazione
internazionale di grandissima valenza: mai prima d’ora il Museo Ermitage aveva
infatti prestato ed esposto in una mostra un nucleo così vasto e importante di
opere preistoriche, fondamentali testimonianze del progresso della civiltà.
Dai popoli del Caucaso alla civiltà nuragica, “Eurasia, fino alle soglie della Storia” condurrà
dunque i visitatori a ripercorrere un’epoca cruciale attraverso le testimonianze di
ricchissime civiltà; società che costituirono l’avanguardia nelle trasformazioni
culturali, presentando aspetti di eccezionale novità in quella fase di grande evoluzione
del pensiero, delle capacità, delle tecniche.
Società che, ciascuna per il proprio specifico comparto geografico, seppero costruire
ponti e forme di contatto, a livello continentale e a livello mediterraneo, tali da
assicurare una posizione preminente nelle dinamiche di scambio e circolazione
delle idee, dei saperi, delle innovazioni culturali e tecnologiche.
Pur nel rispetto dei contesti di provenienza e della loro complessità, i materiali esposti,
risultato dalle ricerche archeologiche di oltre cento anni tanto in Russia quanto
in Sardegna e in Italia, verranno presentati al pubblico facendo riferimento a quattro
grandi aree tematiche, in grado di dispiegare e di spiegare alcuni dei principali
contenuti culturali oggetto di rapida e inarrestabile affermazione: il nuovo
quotidiano e gli strumenti del vivere in “tuttigiorni”, “rivoluzionemetalli”, le
forme del lusso e del potere nella sezione “poterevanitas”, l’uomo, il cavallo e
altri animali in “bovemachina”.
Sezioni tematiche che affascineranno il pubblico non solo per le opere ma anche
per l’allestimento immersivo, poetico e fortemente simbolico delle diverse tappe e
dell’evoluzione della civiltà, ideato e disegnato da Angelo Figus, una delle voci più
creative del panorama internazionale della moda e della cultura.
Il Caucaso in tutti i periodi della storia dell’umanità, per la sua posizione geografica, ha
svolto un ruolo speciale di ponte tra l’Europa e l’Asia.
Qui, sulle pendici meridionali e settentrionali, è recente la scoperta di villaggi
di uomini preistorici risalenti a quasi due milioni di anni fa, ovvero i più antichi
trovati fuori dall’Africa, ed è il Caucaso nella prima età del Bronzo a diventare uno
dei più importanti centri di produzione di metallo non solo nell’area ma anche in
Eurasia, sviluppando quella brillante cultura dei diversi periodi dell’età del bronzo
che fa parte del patrimonio culturale mondiale.
È dunque innegabile che il Caucaso meridionale abbia avuto un rilievo importante nel
destino dell’Europa.
Dal grande museo di San Pietroburgo - che oltre a raccogliere le collezioni
imperiali ha sempre svolto un ruolo di primo piano nella ricerca archeologica e
nelle campagne di scavi - giungeranno dunque anche materiali Neolitici risalenti
al V millennio a.C., rinvenuti principalmente nel complesso della tomba di Nalchik,
con gioielli realizzati con zanne di cinghiale, collane fatte con i denti incisivi del
cervo, braccialetti in pietra e utensili in pietra e corno, punte di freccia in selce.
Sono però due i principali gruppi di oggetti provenienti dalla Russia che saranno
esposti in mostra.
Il primo s’incentra su due straordinari corredi funerari appartenenti alla “cultura
di Maikop” (uno dei fenomeni più sorprendenti dell’area, sviluppatasi tra l’inizio del IV
e l’inizio del III millennio a.C.) nota per i suoi eccezionali “kurgan”, tombe a tumulo
che hanno restituito parure funerarie prestigiose e ricchissime, dove gli strumenti
della vita quotidiana si affiancano a vasellame di prestigio e a gioielli in oro e
pietre preziose - turchesi, cristalli di rocca e cornalina - di incomparabile bellezza.
Di questa cultura un sito importante è la sepoltura di un adolescente dal villaggio
Ulskogo (Ulyap), dove sono state rinvenute figurine di argilla e pietra, che
consentono di ipotizzare legami con le culture del Mediterraneo.
Il secondo gruppo di materiali offre un’ampia esemplificazione dei connotati specifici
della cultura di Koban (II-I millennio a.C.), che ci presenta i tratti caratterizzanti di una
civiltà della più evoluta età dei metalli, a cavallo tra le fasi recenti dell’età del bronzo
e la piena età del ferro.
Significative in questo caso le testimonianze dello sviluppo di una cultura materiale
simile a quelle che emerge dai materiali europei.
A fare da palinsesto nella transizione attraverso i millenni che conducono dal
tardo Neolitico fin quasi alla fine dell’età dei metalli (VIII sec. a.C.) i materiali
sardi, provenienti in gran parte dai musei nazionali dell’Isola, racconteranno una storia
di evoluzioni parallele e conformi, in grado di rappresentare per il pubblico della
mostra il quadro dell’evoluzioni strutturali che attraversa nel corso della preistoria
più recente il grande continente eurasiatico.
Ovviamente attraverso l’individuazione di reperti fortemente rappresentativi delle
principali tappe che segnano questo lungo excursus temporale si raccontano
anche le fasi più antiche della storia della Sardegna, che per la sua posizione
al centro del Mediterraneo è stata protagonista di una fitta rete di contatti e
scambi commerciali e culturali.
Il mare che circonda le coste sarde non ha costituito un motivo di isolamento, e
nelle varie culture che si succedono in Sardegna si leggono i segni degli apporti
esterni, spesso fatti propri dalle popolazioni locali e rielaborati in modo cosi
originale da conferire una marcata specificità ai prodotti della cultura materiale.
Un paradigma della tipologia di questi processi di ricezione e adattamento si riscontra
nell’età del rame, quando la cultura del vaso Campaniforme, che tradizionalmente
viene associata a popolazioni detentrici della tecnologia dei metalli – vasi e
bicchieri caratterizzati dalla forma a campana rovesciata e da una decorazione
geometrica accurata, con impressioni effettuate con una cordicella o talvolta con un
pettine - arriva in Sardegna con le stesse forme ceramiche e con gli stessi aspetti
di cultura materiale che si riscontrano in tutta Europa, per poi essere rielaborata e
rivisitata alla fine dell’età del Rame.
Il vaso campaniforme presente nella collezione proveniente dal Museo Ermitage
attesta l’ampia diffusione spaziale di questa cultura nell’Eneolitico e rende
evidente la koinè culturale riscontrabile tra i due continenti.
D’altra parte la rivoluzione neolitica che introduce l’agricoltura e la stanzialità,
verificatasi in tempi e con modalità diverse nelle differenti aree, accomuna ampi spazi
geografici dal Mediterraneo all’Europa in un comune sentire, che trova un linguaggio
simile in cui esprimersi.
Strettamente legate a questo cambiamento epocale sono le figurine antropomorfe
femminili, rappresentate con una valorizzazione di quelle parti del corpo
strettamente connesse con la fertilità. È la fertilità della donna e della terra,
capace di garantire la continuità della vita del gruppo di riferimento, ad essere
esaltata attraverso rappresentazioni allo stesso tempo naturalistiche e simboliche, che
rimandano a un sistema di credenze e di collegamento con il divino talora difficile da
cogliere nella sua interezza.
Le due statuette in osso recentemente recuperate in una domus de janas di
Carbonia, per la prima volta esposte al pubblico, ripropongono il motivo della
cosiddetta Dea Madre seduta e con le braccia conserte, diffuso in Europa e nel
Mediterraneo Orientale e presente anche in materiali dell’Ermitage.
Nell’età del bronzo (a partire dal 1600 a. C. circa) fino al primo ferro, in Sardegna
fiorisce la civiltà nuragica, che prende il nome dal nuraghe, l’edificio a torre che
costituisce una peculiare forma architettonica specifica della Sardegna.
Tra gli aspetti più rappresentativi della civiltà nuragica vi è sicuramente la
produzione bronzistica, notevole per quantità e qualità. Bronzi d’uso e figurati, votivi
o pertinenti alla quotidianità, restituiscono i contorni di una civiltà aperta ai contatti con
l’esterno, ma capace di esprimersi in un linguaggio artistico e un bagaglio tecnologico
fortemente originale.
Abbiamo detto dell’importanza che rivestì il Caucaso nelle produzione metallurgica fin
dalla prima età del bronzo. La Sardegna è una terra ricca di rame, ma con scarse
risorse di stagno necessario per realizzare la lega del bronzo.
Lo stagno pertanto arrivava in Sardegna attraverso uno dei più importanti circuiti
commerciali a lungo raggio che collega Asia ed Europa, con rapporti mediati che
hanno messo i moto importanti relazioni culturali tra i popoli. L’altro importante
circuito commerciale, quello dell’ambra, porta in Sardegna il prezioso materiale
che si rinviene nei santuari sotto forma di monili offerti alla divinità, unitamente
a grandi quantità di oggetti in bronzo. Tali processi dedicatori e d’offerta nei luoghi di
culto non sono solo il momento in cui si manifesta il rapporto tra l’uomo e il divino, ma
anche e soprattutto il mezzo per esprimere e palesare lo status sociale dell’offerente,
che può permettersi materiali preziosi come l’ambra e il bronzo.
Nella diversità culturale e distanza cronologica che esiste tra i materiali esposti, sono
stati individuati quei fili conduttori che, in archi cronologici diversi, hanno
determinato il cambiamento dello stile di vita delle popolazioni in ambiti geografici
differenti e dunque le diverse sezioni tematiche del percorso espositivo:
1. TUTTIGIORNI
Dal Neolitico all’età dei metalli si affermò progressivamente e si diffuse l’utilizzo di
materie e di strumenti innovativi; l’argilla per le lavorazioni delle ceramiche; la pietra
scheggiata e levigata, e poi le leghe dei diversi metalli; strumenti che cambiarono in
grande l’economia globale e in piccolo ogni ora della giornata degli uomini.
2. RIVOLUZIONEMETALLI
L’uso dei nuovi utensili in metallo, così duttili e riproducibili, non è che il terminale
di un percorso molto complesso, al cui interno si articolano e si susseguono le fasi
dell’estrazione e ancor prima della ricerca dei minerali, del prelievo e dello scambio,
del trasporto e della lavorazione. Un sistema di realizzazione che introdurrà nel mondo
preistorico i primi elementi di moderna serialità della produzione.
3. POTEREVANITAS
Le trasformazioni dei sistemi di produzione e il determinarsi delle nascenti ricchezze
introdussero le prime articolazioni e distinzioni all’interno delle comunità e con esse gli
oggetti e gli strumenti per rappresentarle, così in vita come in morte. Manufatti in oro, in
alcuni casi di fattura pregevolissima e inimitata a quelle quote cronologiche, palesano il
segno della regalità e del comando. Le pietre preziose si distinguono in quanto elemento
di riconoscibilità immediata, si diffondono i colori del lusso; le pietre rosse e le ambre; i
turchesi e le pietre verdi; l’argento e gli altri metalli.
4. BOVEMACHINA
L’uomo inizia un rapporto diverso con gli animali, di convivenza e di mutuo scambio. Gli
animali cacciati non sono più solamente un mero sostentamento, ma simbolo di una
capacità e di una potenza eccezionale o superiore. Il cavallo è il primo ingranaggio di una
nuova modalità di comunicazione, insieme alla ruota dà vita a una straordinaria epopea
di trasporti. Gli animali reali, affrancati dal proprio statuto di mero cibo da consumare,
si trasformano in simboli e a volte in animali regali.
La mostra “Eurasia, fino alle soglie della Storia” intende offrire al visitatore uno
spaccato della preistoria dell’uomo vista in una fase di accelerazione dei processi
di trasformazione che hanno cambiato il volto della storia e del mondo.
Un’ epoca che ha regalato alla società contemporanea connotati che il visitatore potrà
ritrovare nella propria stessa memoria; un’esperienza personale che rintraccia
le proprie radici in una società che, ancora negli ultimi decenni, prima dell’ultima
rivoluzione digitale ed immateriale, portava vivi i segni di quelle ancestrali
trasformazioni. Un viaggio delle idee che ha condotto i propri remoti frutti fin dentro
la memoria della nostra società.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.
22
dicembre 2015
Eurasia, fino alle soglie della Storia
Dal 22 dicembre 2015 al 29 maggio 2016
archeologia
Location
MUSEI CIVICI CAGLIARI – ANTICO PALAZZO DI CITTA’
Cagliari, Piazza Palazzo, (Cagliari)
Cagliari, Piazza Palazzo, (Cagliari)
Biglietti
Intero: 4 euro Ridotto: 2,5 euro
Orario di apertura
Martedì – Domenica
10.00 - 18.00 Lunedì chiuso
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Curatore