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Flavio Favelli – Vestibolo d’Aspetto
Favelli creerà un ambiente incentrato su una “scultura-quasi-mobilia”, come la definisce lui stesso, seguendo il profilo curvilineo della Project Room
Comunicato stampa
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La Project Room del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ospiterà un lavoro ideato e realizzato per l’occasione da Flavio Favelli.
Nato a Firenze nel 1967, Favelli vive e lavora a Samoggia-Savigno nell'appenino bolognese.
Ha esordito a metà degli anni ’90 intervenendo direttamente nell’appartamento ereditato dalla nonna paterna e situato nel centro di Bologna, facendo della “casa” il luogo prediletto della propria indagine.
Da allora il suo lavoro si è sviluppato sia all’interno della propria casa-studio, dove sono raccolti e rielaborati gli oggetti trovati, selezionati dall’artista in base al loro valore evocativo di funzioni e memorie, sia in situ, all’interno di spazi espositivi (Dialogo nello Spazio: César /Favelli, Museo della Permanente, Milano, 2002; Crocicchio, Palazzo delle Papesse Siena, 2000) o in luoghi non deputati all'arte (La Vetrina dell'Ostensione, Via De' Musei, Bologna, 2003; Catetere, Ex Dormitorio FS, Bologna 2000), dove prendono forma installazioni e performance che rimandano alla quotidianità e al vissuto personale dell’artista. Nel 2005 aprirà Vestibolo opera-ambiente permanente che investe l'atrio della sede Anas S. Croce di Venezia
Flavio Favelli ha esposto in importanti spazi pubblici e privati in Italia e all’estero come Interior, IIC Los Angeles 2004 , Clandestini, 50^ Biennale di Venezia, 2003; La mia casa è la mia mente, Galleria Maze, Torino, 2003; Where is my home?, IIC, Londra, 2003; Moltitudini-Solitudini, Museion, Bolzano, 2003; Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2002; My home is my mind, Artinprogress, Berlino, 2002.
Utilizzando cancelli, porte, balaustre, ballatoi, seggi, panche, tavoli, lettighe, tappeti, specchiere, lampadari, abilmente modificati e spesso combinati fra loro, Favelli da vita a opere dall’aspetto familiare e funzionale che tendono a rapportarsi con il luogo che li contiene. L’artista costruisce i propri lavori nello spazio, sebbene non sia interessato ad appropriarsene quanto piuttosto ad attivare e alterare con le sue opere la percezione dei visitatori. Dall’apparente concretezza di elementi architettonici e complementi d’arredo, l’artista riesce a far scaturire forme visionarie, a far affiorare suggestioni emotive, rivelando la natura estetica e poetica latente negli oggetti.
Il “linguaggio artistico” originale coniato da Favelli pone l’accento sulla precarietà delle cose e sulla continua trasformazione della loro identità attraverso le nostre interpretazioni. In tal modo l’artista sembra voler registrare il lento scorrere del tempo e riflettere sull’aleatorietà del nostro intimo rapporto con la realtà di tutti i giorni, esemplificata dagli oggetti domestici, così come più in generale sulla fragilità delle nostre esistenze.
Credo che la mia esistenza si giochi tutta fra il mio passato, le mie paure, i miei desideri e le mie speranze.
Sono una persona con fissa dimora che cerca di sfuggire al senso di colpa. La casa per me è un concetto fondamentale. Tutto il resto mi sembra meno importante. Mi hanno fatto notare che nelle schede degli artisti presenti alla Biennale di Venezia spiccava il mio “vive e lavora a Samoggia-Savigno (Bologna)” fra i New York, Berlin, London. Non so cosa significhi rimanere qui. A pochi metri dalla mia casa, dopo la chiesetta, la strada perde l’asfalto e c’è il cimitero. Credo che sarò seppellito lì. (F. Favelli)
Per la mostra di Prato, Favelli creerà un ambiente incentrato su una “scultura-quasi-mobilia”, come la definisce lui stesso, seguendo il profilo curvilineo della Project Room e facendo da eco al grande semicerchio del teatro all’aperto, per il quale concepirà e realizzerà una installazione-performance che avrà luogo durante la serata d’inaugurazione.
Nato a Firenze nel 1967, Favelli vive e lavora a Samoggia-Savigno nell'appenino bolognese.
Ha esordito a metà degli anni ’90 intervenendo direttamente nell’appartamento ereditato dalla nonna paterna e situato nel centro di Bologna, facendo della “casa” il luogo prediletto della propria indagine.
Da allora il suo lavoro si è sviluppato sia all’interno della propria casa-studio, dove sono raccolti e rielaborati gli oggetti trovati, selezionati dall’artista in base al loro valore evocativo di funzioni e memorie, sia in situ, all’interno di spazi espositivi (Dialogo nello Spazio: César /Favelli, Museo della Permanente, Milano, 2002; Crocicchio, Palazzo delle Papesse Siena, 2000) o in luoghi non deputati all'arte (La Vetrina dell'Ostensione, Via De' Musei, Bologna, 2003; Catetere, Ex Dormitorio FS, Bologna 2000), dove prendono forma installazioni e performance che rimandano alla quotidianità e al vissuto personale dell’artista. Nel 2005 aprirà Vestibolo opera-ambiente permanente che investe l'atrio della sede Anas S. Croce di Venezia
Flavio Favelli ha esposto in importanti spazi pubblici e privati in Italia e all’estero come Interior, IIC Los Angeles 2004 , Clandestini, 50^ Biennale di Venezia, 2003; La mia casa è la mia mente, Galleria Maze, Torino, 2003; Where is my home?, IIC, Londra, 2003; Moltitudini-Solitudini, Museion, Bolzano, 2003; Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2002; My home is my mind, Artinprogress, Berlino, 2002.
Utilizzando cancelli, porte, balaustre, ballatoi, seggi, panche, tavoli, lettighe, tappeti, specchiere, lampadari, abilmente modificati e spesso combinati fra loro, Favelli da vita a opere dall’aspetto familiare e funzionale che tendono a rapportarsi con il luogo che li contiene. L’artista costruisce i propri lavori nello spazio, sebbene non sia interessato ad appropriarsene quanto piuttosto ad attivare e alterare con le sue opere la percezione dei visitatori. Dall’apparente concretezza di elementi architettonici e complementi d’arredo, l’artista riesce a far scaturire forme visionarie, a far affiorare suggestioni emotive, rivelando la natura estetica e poetica latente negli oggetti.
Il “linguaggio artistico” originale coniato da Favelli pone l’accento sulla precarietà delle cose e sulla continua trasformazione della loro identità attraverso le nostre interpretazioni. In tal modo l’artista sembra voler registrare il lento scorrere del tempo e riflettere sull’aleatorietà del nostro intimo rapporto con la realtà di tutti i giorni, esemplificata dagli oggetti domestici, così come più in generale sulla fragilità delle nostre esistenze.
Credo che la mia esistenza si giochi tutta fra il mio passato, le mie paure, i miei desideri e le mie speranze.
Sono una persona con fissa dimora che cerca di sfuggire al senso di colpa. La casa per me è un concetto fondamentale. Tutto il resto mi sembra meno importante. Mi hanno fatto notare che nelle schede degli artisti presenti alla Biennale di Venezia spiccava il mio “vive e lavora a Samoggia-Savigno (Bologna)” fra i New York, Berlin, London. Non so cosa significhi rimanere qui. A pochi metri dalla mia casa, dopo la chiesetta, la strada perde l’asfalto e c’è il cimitero. Credo che sarò seppellito lì. (F. Favelli)
Per la mostra di Prato, Favelli creerà un ambiente incentrato su una “scultura-quasi-mobilia”, come la definisce lui stesso, seguendo il profilo curvilineo della Project Room e facendo da eco al grande semicerchio del teatro all’aperto, per il quale concepirà e realizzerà una installazione-performance che avrà luogo durante la serata d’inaugurazione.
19
marzo 2005
Flavio Favelli – Vestibolo d’Aspetto
Dal 19 marzo al 25 settembre 2005
arte contemporanea
Location
CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 9-19; sabato, domenica e festivi 10-19; chiusura: 1° maggio
Vernissage
19 Marzo 2005, ore 18
Ufficio stampa
ROSI FONTANA
Autore
Curatore