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Roberto Fanari – Il Cielo ritrovato
Lo Studio Museo Francesco Messina ospiterà un dipinto monumentale dell’artista Roberto Fanari, Il Cielo ritrovato
(tecnica mista su tela, 2019). Lunga 12 metri e larga 6, divisa in due pannelli (6×6) composti da 36 tele ciascuno, l’opera sarà collocata a 12 metri di altezza, appena sotto la volta del soffitto e lo occuperà pressoché in tutta la sua estensione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 16 luglio (inaugurazione ore 18) fino al 27 ottobre lo Studio Museo Francesco Messina di
Milano ospiterà un dipinto monumentale dell’artista Roberto Fanari, Il Cielo ritrovato
(tecnica mista su tela, 2019). Lunga 12 metri e larga 6, divisa in due pannelli (6x6) composti
da 36 tele ciascuno, l’opera sarà collocata a 12 metri di altezza, appena sotto la volta del
soffitto e lo occuperà pressoché in tutta la sua estensione.
La proposta di Fanari, pensata appositamente per il Museo Messina, è lineare e al tempo
stesso ambiziosa. L’installazione infatti si dimostra rispettosa verso l’aura che
contraddistingue il sito - chiesa sconsacrata e atelier creativo di uno dei principali scultori
italiani del secolo scorso - e nello stesso tempo lo stravolge con un intervento che fa entrare in
gioco il rapporto tra arte e natura e tra arte e architettura. Fanari interviene all’interno dell’Ex
Chiesa, con uno sguardo analitico, volto a mettere in evidenza gli elementi architettonici quali
il soffitto a vela e la trabeazione, piuttosto che i tiranti di ferro sospesi a trattenere i muri
perimetrali; ma non solo: intende giocare con i livelli dell’edificio, dalla cripta, al piano terreno
e con le fonti di luce, come l’enorme vetrata absidale. Nel realizzare l’opera egli ha considerato
e utilizzato le caratteristiche della struttura e la sua superficie, rispettando o violando,
assecondando o forzando il loro aspetto e la loro funzione.
Il capriccio di Fanari – come lo definisce la curatrice Raffaella Resch in catalogo - è una
monumentale messinscena teatrale dove la sua arte si pone in relazione con la natura
rappresentata e con l’architettura su cui va ad interagire. Viene creato un ambiente
immersivo, dove un ruolo importante giocano le suggestioni derivate dal rapporto col sacro
come momento fondante della creazione artistica.
Il Cielo ritrovato è il punto d’arrivo di un percorso iniziato da Fanari già da qualche tempo,
studiando cicli in media differenti per altri siti museali - espositivi a Genova, Rotterdam e a
Ponte de Sor (Portogallo). Queste occasioni performative hanno funzionato da prodromi per
l’installazione dello Studio Museo Francesco Messina, la più impegnativa e complessa finora
mai realizzata.
La riflessione sul cielo e sulle nuvole è un tema su cui Fanari indaga a partire dalle pitture di
Constable, giungendo a un esito, a Milano più che altrove nella sua opera, di potenziamento
della visione, evocando la parte onirica e fantastica del nostro immaginario. L’artista tuttavia
non si ferma alla dimensione della tela, ma utilizza anche la profondità dimensionale della
scultura, realizzando installazioni in ceramica o bronzo.
Dall’11 settembre (inaugurazione ore 18) fino al 27 ottobre prenderà il via la seconda parte
del progetto espositivo. L’artista collocherà al piano terra e nella cripta opere bi e
tridimensionali - alcune recenti, altre realizzate per il Museo Messina - che daranno vita a
rimandi diretti con la pittura del soffitto, per affinità o contrasto.
La natura è sempre al centro della ricerca di Fanari ed è descritta con un dettaglio di estrema
precisione, restituendo tuttavia la visione complessiva di un paesaggio inesistente, perfetto e
sublime nell’accentuazione delle sue caratteristiche e tuttavia d’invenzione. Ne saranno
esempio nella cripta i famosi Paesaggi invisibili realizzati a partire dal 2012: grandi tele
monocrome a tecnica mista eseguite con un dispositivo pittorico particolare che costringe
l’osservatore a muoversi da un punto all’altro del quadro per trovare la corretta incidenza
della luce, quella sola che rivelerà l’oggetto dipinto.
Foreste, foglie, tronchi, cieli e nuvole: in Fanari questi elementi figurativi vengono ribaltati nel
loro messaggio semantico, non rientrano più nel mondo vegetale, bensì si rivelano come
schemi anatomici per nuovi organismi, forse antropomorfi, comunque ibridi, di fronte ai quali
la nostra immaginazione è spronata a figurarsi diversi rapporti percettivi.
Il catalogo della mostra sarà presentato a ottobre e conterrà le immagini dell’allestimento e di
tutte le opere esposte, con testi critici di Maria Fratelli, Raffaella Resch, e interventi di
Michelangelo Consani e altri.
Dopo aver presentato alcune sue più recenti creazioni presso l’Arboretum di Rotterdam e poi a Genova, Roberto
Fanari ritorna a esporre a Milano, nella città dove vive e lavora e che nel 2015 aveva visto una sua personale
presso la Fabbrica del Vapore. Sue mostre personali si sono tenute a Villa Bottino, Lucca (2013); Palazzo Panichi,
Pietrasanta (2013 - 14); Deleen Art Gallery, Rotterdam (2014 – 15 e poi 2016, 2017); Biffi Arte, Piacenza (2015);
Fabbrica del Vapore, Milano (2015); Villa Erba, Cernobbio (2015); Rotterdam Contemporary Art (2016);
Trompemburg Tuinen & Arboretum, Rotterdam (2016); Galleria d’Arte Moderna e Raccolte Frugone - Musei di
Nervi (2017); Fondazione Ragghianti, Lucca (2017); Ponte de Sor-Alentejo, Portogallo (2018). Hanno scritto di
lui: Pietro Bellasi; Bruno Corà; Maria Flora Giubilei; Raffaella Resch; Alessandro Romanini; Maurizio Vanni;
Roger van Boxtel.
Per maggiori informazioni sull’artista è possibile consultare il sito www.robertofanari.com
o la pagina facebook @robertofanarilandscape
Milano ospiterà un dipinto monumentale dell’artista Roberto Fanari, Il Cielo ritrovato
(tecnica mista su tela, 2019). Lunga 12 metri e larga 6, divisa in due pannelli (6x6) composti
da 36 tele ciascuno, l’opera sarà collocata a 12 metri di altezza, appena sotto la volta del
soffitto e lo occuperà pressoché in tutta la sua estensione.
La proposta di Fanari, pensata appositamente per il Museo Messina, è lineare e al tempo
stesso ambiziosa. L’installazione infatti si dimostra rispettosa verso l’aura che
contraddistingue il sito - chiesa sconsacrata e atelier creativo di uno dei principali scultori
italiani del secolo scorso - e nello stesso tempo lo stravolge con un intervento che fa entrare in
gioco il rapporto tra arte e natura e tra arte e architettura. Fanari interviene all’interno dell’Ex
Chiesa, con uno sguardo analitico, volto a mettere in evidenza gli elementi architettonici quali
il soffitto a vela e la trabeazione, piuttosto che i tiranti di ferro sospesi a trattenere i muri
perimetrali; ma non solo: intende giocare con i livelli dell’edificio, dalla cripta, al piano terreno
e con le fonti di luce, come l’enorme vetrata absidale. Nel realizzare l’opera egli ha considerato
e utilizzato le caratteristiche della struttura e la sua superficie, rispettando o violando,
assecondando o forzando il loro aspetto e la loro funzione.
Il capriccio di Fanari – come lo definisce la curatrice Raffaella Resch in catalogo - è una
monumentale messinscena teatrale dove la sua arte si pone in relazione con la natura
rappresentata e con l’architettura su cui va ad interagire. Viene creato un ambiente
immersivo, dove un ruolo importante giocano le suggestioni derivate dal rapporto col sacro
come momento fondante della creazione artistica.
Il Cielo ritrovato è il punto d’arrivo di un percorso iniziato da Fanari già da qualche tempo,
studiando cicli in media differenti per altri siti museali - espositivi a Genova, Rotterdam e a
Ponte de Sor (Portogallo). Queste occasioni performative hanno funzionato da prodromi per
l’installazione dello Studio Museo Francesco Messina, la più impegnativa e complessa finora
mai realizzata.
La riflessione sul cielo e sulle nuvole è un tema su cui Fanari indaga a partire dalle pitture di
Constable, giungendo a un esito, a Milano più che altrove nella sua opera, di potenziamento
della visione, evocando la parte onirica e fantastica del nostro immaginario. L’artista tuttavia
non si ferma alla dimensione della tela, ma utilizza anche la profondità dimensionale della
scultura, realizzando installazioni in ceramica o bronzo.
Dall’11 settembre (inaugurazione ore 18) fino al 27 ottobre prenderà il via la seconda parte
del progetto espositivo. L’artista collocherà al piano terra e nella cripta opere bi e
tridimensionali - alcune recenti, altre realizzate per il Museo Messina - che daranno vita a
rimandi diretti con la pittura del soffitto, per affinità o contrasto.
La natura è sempre al centro della ricerca di Fanari ed è descritta con un dettaglio di estrema
precisione, restituendo tuttavia la visione complessiva di un paesaggio inesistente, perfetto e
sublime nell’accentuazione delle sue caratteristiche e tuttavia d’invenzione. Ne saranno
esempio nella cripta i famosi Paesaggi invisibili realizzati a partire dal 2012: grandi tele
monocrome a tecnica mista eseguite con un dispositivo pittorico particolare che costringe
l’osservatore a muoversi da un punto all’altro del quadro per trovare la corretta incidenza
della luce, quella sola che rivelerà l’oggetto dipinto.
Foreste, foglie, tronchi, cieli e nuvole: in Fanari questi elementi figurativi vengono ribaltati nel
loro messaggio semantico, non rientrano più nel mondo vegetale, bensì si rivelano come
schemi anatomici per nuovi organismi, forse antropomorfi, comunque ibridi, di fronte ai quali
la nostra immaginazione è spronata a figurarsi diversi rapporti percettivi.
Il catalogo della mostra sarà presentato a ottobre e conterrà le immagini dell’allestimento e di
tutte le opere esposte, con testi critici di Maria Fratelli, Raffaella Resch, e interventi di
Michelangelo Consani e altri.
Dopo aver presentato alcune sue più recenti creazioni presso l’Arboretum di Rotterdam e poi a Genova, Roberto
Fanari ritorna a esporre a Milano, nella città dove vive e lavora e che nel 2015 aveva visto una sua personale
presso la Fabbrica del Vapore. Sue mostre personali si sono tenute a Villa Bottino, Lucca (2013); Palazzo Panichi,
Pietrasanta (2013 - 14); Deleen Art Gallery, Rotterdam (2014 – 15 e poi 2016, 2017); Biffi Arte, Piacenza (2015);
Fabbrica del Vapore, Milano (2015); Villa Erba, Cernobbio (2015); Rotterdam Contemporary Art (2016);
Trompemburg Tuinen & Arboretum, Rotterdam (2016); Galleria d’Arte Moderna e Raccolte Frugone - Musei di
Nervi (2017); Fondazione Ragghianti, Lucca (2017); Ponte de Sor-Alentejo, Portogallo (2018). Hanno scritto di
lui: Pietro Bellasi; Bruno Corà; Maria Flora Giubilei; Raffaella Resch; Alessandro Romanini; Maurizio Vanni;
Roger van Boxtel.
Per maggiori informazioni sull’artista è possibile consultare il sito www.robertofanari.com
o la pagina facebook @robertofanarilandscape
16
luglio 2019
Roberto Fanari – Il Cielo ritrovato
Dal 16 luglio al 27 ottobre 2019
arte contemporanea
Location
STUDIO MUSEO FRANCESCO MESSINA
Milano, Via San Sisto, 4A, (Milano)
Milano, Via San Sisto, 4A, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10 - 18 (lunedì chiuso)
Vernissage
16 Luglio 2019, h 18
Autore
Curatore