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Renato Ranaldi – Dispositivi per l’ora d’aria
La mostra di opere recenti di Renato Ranaldi, Dispositivi per l’ora d’aria, concepita come progetto unitario per la sezione Enclave del programma del CAMeC, si snoda attraverso un nucleo ben definito di lavori che spingono alle estreme conseguenze alcuni principi della sua poetica
Comunicato stampa
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Renato Ranaldi
Dispositivi per l’ora d’aria
La mostra di opere recenti di Renato Ranaldi, Dispositivi per l’ora d’aria, concepita come progetto unitario per la sezione Enclave del programma del CAMeC, si snoda attraverso un nucleo ben definito di lavori che spingono alle estreme conseguenze alcuni principi della sua poetica.
Attraverso alcune grandi sculture-installazioni concepite e realizzate per rendere evidente, una volta di più, il sentimento di ‘rischio’ derivato dal mettere in ‘bilico’ le forme, al fine di attrarre l’attenzione dell’osservatore, Ranaldi non esita a praticare il parossismo morfologico. Nondimeno, mosso dalla convinzione-dilemma che “una cosa è anche un’altra cosa”, e dunque dall’obiettiva ambiguità di ogni aspetto del reale, egli, sin dal ’65, instilla nelle proprie immagini e nelle creazioni plastiche da esse suscitate un latente plurimorfismo, che ha come conseguenza semiologia e poetica il permanente “rovescio di senso” nella percezione di ogni cosa.
Nato nel 1941 a Firenze, Ranaldi frequenta il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, dove si diploma nel 1962.
Attraverso un’intensa sperimentazione di tecniche e materiali e sulla base di un costante esercizio dell’attività del disegno, ben presto l’opera pittorica e quella plastica si dissolvono l’una nell’altra. Nel tracciare un proprio percorso autonomo rispetto alle tendenze del minimalismo, della pop, dell’arte povera e della costellazione dei neoespressionismi, Ranaldi mette a punto negli anni Settanta un repertorio di opere che trovano – fuori da schemi accademici – interlocuzioni con la grande tradizione, ancorché lontana e con le maggiori e minori esperienze del ‘900. Sono gli anni in cui si lega di amicizia con artisti come Giuseppe Chiari, Eugenio Miccini, Ketty La Rocca, ma anche come Andrea Granchi e Sandro Chia, con i quali condivide l’esperienza del Teatro Musicale Integrale (1967-69) e parzialmente anche l’esperienza cinematografica del film d’artista (a partire da Senilix, 1968). Negli stessi anni incontra anche Fernando Melani e Luciano Fabro ed esegue le prime fusioni in bronzo dell’Archetipo (1979-80), considerata “Forma delle forme”.
Dopo aver esposto in gallerie e musei europei (Galleria Vivita, Firenze, Konsthall Malmö), nel 1988 è invitato con una Sala personale alla XLIII Biennale di Venezia.
Dagli anni Novanta, attraverso una ricchissima creazione di sculture, dove utilizza laminati di zinco, rame, ottone, e giunge spesso a opere che si dipanano da telai in legno, quasi a dare la suggestione di trovarsi di fronte a una pittura scolpita, cui si lega costantemente la necessità interiore del segnare la carta, si afferma nel novero degli artisti italiani contemporanei di maggior interesse, con esposizioni personali in gallerie private e in musei in Italia (Ravenna, Pinacoteca Comunale; Firenze, Galleria Gentili; Perugia, Opera; Pistoia, Palazzo Fabroni) e all’estero (Los Angeles, Convention Center; Parigi, Gran Palais, FIAC; Fresnes, Maison d’Art Contemporain Chaillioux; Vienna, Galleria Christine König).
Sponsor: Amici del CAMeC, La Spezia; Incontri Internazionali di Arte, Roma
Dispositivi per l’ora d’aria
La mostra di opere recenti di Renato Ranaldi, Dispositivi per l’ora d’aria, concepita come progetto unitario per la sezione Enclave del programma del CAMeC, si snoda attraverso un nucleo ben definito di lavori che spingono alle estreme conseguenze alcuni principi della sua poetica.
Attraverso alcune grandi sculture-installazioni concepite e realizzate per rendere evidente, una volta di più, il sentimento di ‘rischio’ derivato dal mettere in ‘bilico’ le forme, al fine di attrarre l’attenzione dell’osservatore, Ranaldi non esita a praticare il parossismo morfologico. Nondimeno, mosso dalla convinzione-dilemma che “una cosa è anche un’altra cosa”, e dunque dall’obiettiva ambiguità di ogni aspetto del reale, egli, sin dal ’65, instilla nelle proprie immagini e nelle creazioni plastiche da esse suscitate un latente plurimorfismo, che ha come conseguenza semiologia e poetica il permanente “rovescio di senso” nella percezione di ogni cosa.
Nato nel 1941 a Firenze, Ranaldi frequenta il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti, dove si diploma nel 1962.
Attraverso un’intensa sperimentazione di tecniche e materiali e sulla base di un costante esercizio dell’attività del disegno, ben presto l’opera pittorica e quella plastica si dissolvono l’una nell’altra. Nel tracciare un proprio percorso autonomo rispetto alle tendenze del minimalismo, della pop, dell’arte povera e della costellazione dei neoespressionismi, Ranaldi mette a punto negli anni Settanta un repertorio di opere che trovano – fuori da schemi accademici – interlocuzioni con la grande tradizione, ancorché lontana e con le maggiori e minori esperienze del ‘900. Sono gli anni in cui si lega di amicizia con artisti come Giuseppe Chiari, Eugenio Miccini, Ketty La Rocca, ma anche come Andrea Granchi e Sandro Chia, con i quali condivide l’esperienza del Teatro Musicale Integrale (1967-69) e parzialmente anche l’esperienza cinematografica del film d’artista (a partire da Senilix, 1968). Negli stessi anni incontra anche Fernando Melani e Luciano Fabro ed esegue le prime fusioni in bronzo dell’Archetipo (1979-80), considerata “Forma delle forme”.
Dopo aver esposto in gallerie e musei europei (Galleria Vivita, Firenze, Konsthall Malmö), nel 1988 è invitato con una Sala personale alla XLIII Biennale di Venezia.
Dagli anni Novanta, attraverso una ricchissima creazione di sculture, dove utilizza laminati di zinco, rame, ottone, e giunge spesso a opere che si dipanano da telai in legno, quasi a dare la suggestione di trovarsi di fronte a una pittura scolpita, cui si lega costantemente la necessità interiore del segnare la carta, si afferma nel novero degli artisti italiani contemporanei di maggior interesse, con esposizioni personali in gallerie private e in musei in Italia (Ravenna, Pinacoteca Comunale; Firenze, Galleria Gentili; Perugia, Opera; Pistoia, Palazzo Fabroni) e all’estero (Los Angeles, Convention Center; Parigi, Gran Palais, FIAC; Fresnes, Maison d’Art Contemporain Chaillioux; Vienna, Galleria Christine König).
Sponsor: Amici del CAMeC, La Spezia; Incontri Internazionali di Arte, Roma
15
luglio 2005
Renato Ranaldi – Dispositivi per l’ora d’aria
Dal 15 luglio al 02 ottobre 2005
arte contemporanea
Location
CAMEC – CENTRO ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
La Spezia, Piazza Cesare Battisti, 1, (La Spezia)
La Spezia, Piazza Cesare Battisti, 1, (La Spezia)
Biglietti
€ 6,00 intero, € 4,00 ridotto, € 3,00 ridotto speciale e scuole
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-13 e 15-19, domenica 11-19, chiuso lunedì
Vernissage
15 Luglio 2005, ore 18
Editore
GLI ORI
Ufficio stampa
CSC SIGMA
Autore
Curatore