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Giambattista Tiepolo: il racconto mitologico in pittura tra barocco e neoclassicismo
Dalla bottega d’arte alla pittura industriale attraverso la ricostruzione di due cicli decorativi
Comunicato stampa
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Lunedì 3 ottobre 2005 dalle ore 18,30 alle ore 22, presso la Cappella Orsini (nuovo spazio espositivo) inaugurerà un’esposizione che propone la ricostruzione, curata da Roberto Lucifero, di due ambienti tra ‘700 e ‘800 attraverso la decorazione pittorica che ne rivestiva interamente le pareti.
La sala settecentesca intende ricostruire la decorazione del “Salone dell’Eloquenza “di Palazzo Sandi a Venezia costituita da tre opere di Giambattista Tiepolo e due di Niccolò Bambini. Il principale dei tre celebri quadri del Tiepolo, è “Ulisse scopre Achille tra le figlie di Licomede” dipinto nel 1724-25 misure cm 240 x 520. La scena rappresenta Ulisse che smaschera Achille. Il mito racconta che la ninfa Teti, madre di Achille, conoscendo il destino di morte cui sarebbe andato incontro il figlio se fosse partito per Troia, lo nascose nell’isola di Sciro vestito da donna tra le figlie del re Licomede. Fu proprio Ulisse, tanto bravo a costruire gli inganni quanto a svelarli, a scoprire il travestimento. Infatti Ulisse, che insieme ad Aiace e Nestore ebbe l'incarico di trovare Achille e portarlo a Troia, quando si trovò davanti a tutte quelle fanciulle consegnò loro in dono vesti e ornamenti e nascose tra questi delle armi, quindi ordinò di far squillare le trombe di guerra e di far sentire il suono delle armi; Achille non seppe resistere a quel richiamo di guerra e afferrando le armi poste tra i doni si preparò a seguirli a Troia. Gli altri due dipinti di Tiepolo rappresentano “Ercole e il gigante Anteo” una delle dodici fatiche di Ercole e “Apollo e Marsia” dove il dio scuoia il satiro Marsia che aveva osato sfidarlo in una prova musicale. L’altro grande dipinto (cm 240 x 520) ad opera di Niccolò Bambini (nato a Venezia nel 1651) rappresenta “Coriolano persuaso dalla moglie Volumnia e dalla madre Veturia, rinuncia a combattere contro Roma”, a questa opera si aggiunge, dello stesso autore, una rappresentazione delle “Tre Grazie” . Le opere di grandi dimensioni sono state realizzate su tela e possono essere definite delle vere e proprie “trascrizioni pittoriche” degli originali. Per fedeltà alle tecniche tradizionali, i dipinti sono stati realizzati a partire da una sinopia monocroma in colore sanguigna su cui, per riprodurre la brillantezza dei colori originali, sono stati usati pigmenti puri impastandoli con una tecnica detta “a fresco simulato” che li rende vere e proprie opere contemporanee.
La sala ottocentesca propone un ambiente che utilizza degli originali “papier peint” provenienti dalla Francia, il famoso paesaggio di “Telemaco all’isola di Calipso” della manifattura Dufour del 1818. L’uso di questa tecnica artistica che consente una facile riproduzione della “veduta” segna il passaggio dalla cultura aristocratica a quella borghese, dalla bottega d’arte alla pittura industriale. Nasce così il concetto moderno di moda in cui la prerogativa di unicità del manufatto viene superata. Questo ciclo a soggetto mitologico si ricollega al precedente in quanto se nel primo, Achille e Ulisse, uno dei protagonisti è Ulisse, nel secondo uno dei protagonisti è suo figlio Telemaco.
L’apparato didattico consente al visitatore di approfondire i contenuti trattati il cui tema mitologico permette una descrizione estremamente accurata del significato delle opere dal punto di vista iconografico. La mostra è l’occasione per inaugurare il nuovo corso di studi proposto dall’Accademia del Superfluo sul “Falso d’autore” non più concepito come mera copia dell’originale ma come trascrizione interpretata da un nuovo artista. Il corso è proposto nell’ambito del programma didattico dell’Accademia del Superfluo nel calendario corsi 2005-2006.
Durante l’inaugurazione si svolgerà una dimostrazione pratica di realizzazione di un falso d’autore.
La sala settecentesca intende ricostruire la decorazione del “Salone dell’Eloquenza “di Palazzo Sandi a Venezia costituita da tre opere di Giambattista Tiepolo e due di Niccolò Bambini. Il principale dei tre celebri quadri del Tiepolo, è “Ulisse scopre Achille tra le figlie di Licomede” dipinto nel 1724-25 misure cm 240 x 520. La scena rappresenta Ulisse che smaschera Achille. Il mito racconta che la ninfa Teti, madre di Achille, conoscendo il destino di morte cui sarebbe andato incontro il figlio se fosse partito per Troia, lo nascose nell’isola di Sciro vestito da donna tra le figlie del re Licomede. Fu proprio Ulisse, tanto bravo a costruire gli inganni quanto a svelarli, a scoprire il travestimento. Infatti Ulisse, che insieme ad Aiace e Nestore ebbe l'incarico di trovare Achille e portarlo a Troia, quando si trovò davanti a tutte quelle fanciulle consegnò loro in dono vesti e ornamenti e nascose tra questi delle armi, quindi ordinò di far squillare le trombe di guerra e di far sentire il suono delle armi; Achille non seppe resistere a quel richiamo di guerra e afferrando le armi poste tra i doni si preparò a seguirli a Troia. Gli altri due dipinti di Tiepolo rappresentano “Ercole e il gigante Anteo” una delle dodici fatiche di Ercole e “Apollo e Marsia” dove il dio scuoia il satiro Marsia che aveva osato sfidarlo in una prova musicale. L’altro grande dipinto (cm 240 x 520) ad opera di Niccolò Bambini (nato a Venezia nel 1651) rappresenta “Coriolano persuaso dalla moglie Volumnia e dalla madre Veturia, rinuncia a combattere contro Roma”, a questa opera si aggiunge, dello stesso autore, una rappresentazione delle “Tre Grazie” . Le opere di grandi dimensioni sono state realizzate su tela e possono essere definite delle vere e proprie “trascrizioni pittoriche” degli originali. Per fedeltà alle tecniche tradizionali, i dipinti sono stati realizzati a partire da una sinopia monocroma in colore sanguigna su cui, per riprodurre la brillantezza dei colori originali, sono stati usati pigmenti puri impastandoli con una tecnica detta “a fresco simulato” che li rende vere e proprie opere contemporanee.
La sala ottocentesca propone un ambiente che utilizza degli originali “papier peint” provenienti dalla Francia, il famoso paesaggio di “Telemaco all’isola di Calipso” della manifattura Dufour del 1818. L’uso di questa tecnica artistica che consente una facile riproduzione della “veduta” segna il passaggio dalla cultura aristocratica a quella borghese, dalla bottega d’arte alla pittura industriale. Nasce così il concetto moderno di moda in cui la prerogativa di unicità del manufatto viene superata. Questo ciclo a soggetto mitologico si ricollega al precedente in quanto se nel primo, Achille e Ulisse, uno dei protagonisti è Ulisse, nel secondo uno dei protagonisti è suo figlio Telemaco.
L’apparato didattico consente al visitatore di approfondire i contenuti trattati il cui tema mitologico permette una descrizione estremamente accurata del significato delle opere dal punto di vista iconografico. La mostra è l’occasione per inaugurare il nuovo corso di studi proposto dall’Accademia del Superfluo sul “Falso d’autore” non più concepito come mera copia dell’originale ma come trascrizione interpretata da un nuovo artista. Il corso è proposto nell’ambito del programma didattico dell’Accademia del Superfluo nel calendario corsi 2005-2006.
Durante l’inaugurazione si svolgerà una dimostrazione pratica di realizzazione di un falso d’autore.
03
ottobre 2005
Giambattista Tiepolo: il racconto mitologico in pittura tra barocco e neoclassicismo
Dal 03 ottobre al 02 novembre 2005
Location
ACCADEMIA DEL SUPERFLUO – CAPPELLA ORSINI
Roma, Via Di Grotta Pinta, 21, (Roma)
Roma, Via Di Grotta Pinta, 21, (Roma)
Biglietti
gratuito con tessera associativa
Orario di apertura
10-18; sabato 15-19,30; festivi chiuso
Vernissage
3 Ottobre 2005, ore 18,30-22
Ufficio stampa
STUDIO BEGNINI