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Strike!
Il nuovo “ri-conoscimento” di quell’area avviene attraverso il segno-segnale di un triangolo di circa 10 metri di lato, ideato con la collaborazione dei giovani grafici del gruppo Bellissimo, già autori del logo del MIAAO
Comunicato stampa
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Il MIAAO, Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi, promosso da Regione Piemonte, Comune di Torino e dalla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, non è un nuovo museo, ma un museo ‘nuovo’. Non è un gioco di parole: infatti il MIAAO, pur dichiaratamente iscritto nella tradizione ottocentesca dei Musei Artistico Industriali, e specificatamente in quella del Regio Museo Industriale di Torino, la attualizza radicalmente, aderendo a nuove teorie e pratiche di museo “diffuso”, di museo come centro erogatore di idee progettuali per il territorio. Quindi il MIAAO, dopo il suo primo show “domestico”, “in interni”, il 12 novembre 2005, del suo restauro e della sua collezione nel complesso juvarriano di San Filippo Neri di Torino, diviene anche “randagio”, agisce “in esterni”, con una installazione di “arte pubblica” molto diversa da tutte quelle realizzate in tempi recenti in città.
Ecco di cosa si tratta: nella capitale subalpina, sulle aree di trasformazione del nuovo Piano Regolatore della Città, chiamate “Spine”, sono da tempo in corso, a cura di pubbliche istituzioni, installazioni di noti artisti, da Merz a Penone, da Kirkeby a Mainolfi. Opere sovente contestate, più o meno a ragion veduta, dalla popolazione. Tra queste critiche almeno una appare forse abbastanza fondata: quella relativa a una scarsa attenzione al contesto storico ed edificatorio per l’affermazione di un linguaggio individuale talvolta oscuro ai più, come è tipico di molta arte contemporanea; nell’erezione, da parte di qualche autore, di un “monumento a sè stesso” e quindi un “monumento indifferente”. Enzo Biffi Gentili, direttore del MIAAO, è stato interpellato da un’impresa privata, la Franco Costruzioni, che ha trasformato, destinandola a edilizia residenziale e commerciale, la grande area ex FIAT Materferro sulla “Spina 1”, sita tra i quartieri della Crocetta e Borgo San Paolo, per ideare una serie di azioni progettuali dirette a rilevare le caratteristiche dell’intervento e a elevare la qualità estetica degli edifici e delle aree contermini.
Tra queste idee progettuali una si pone in evidente antagonismo rispetto ad altri esempi di “arte pubblica”: si è voluto infatti, in accordo con il privato committente, contribuire a progettare un intervento assolutamente “contestualizzato”. Perché, come si legge nelle dichiarazioni di intenti di di un altro precedente “museo diffuso” torinese, il Museo della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, “le città conservano molteplici testimonianze della loro storia: non si tratta soltanto dei palazzi aulici e architettonicamente più importanti: vi sono edifici e luoghi che gli avvenimenti successivi hanno trasformato, che la crescita urbanistica ha inglobato, rendendoli irriconoscibili”, mentre vanno doverosamente ri-conosciuti.
Il nuovo “ri-conoscimento” di quell’area avviene attraverso il segno-segnale di un triangolo di circa 10 metri di lato, ideato con la collaborazione dei giovani grafici del gruppo Bellissimo, già autori del logo del MIAAO, realizzato in cemento, metallo, corpi illuminanti, posto sul fronte principale del complesso della Franco Costruzioni, prospiciente la piazza Marmolada, dalla quale appunto inizia la “Spina 1” del Piano Regolatore. Questa scelta figurativa e compositiva discende da tre ordini di ragioni:
- in primo luogo segna il disegno originario del lotto e l’inizio della la Spina 1, in un’operazione di supergrafica urbana, rara nel nostro Paese, intensificata da una sottolineatura luminosa, di notte visibile anche dagli aerei, della forma geometrica;
- in secondo luogo l’immagine appartiene, con il suo alludere, tra l’altro, a una squadra, all’iconografia del simbolismo costruttivo studiato da René Guénon;
- infine, le finiture in ferro nero e vetro rosso, e le scritte al di sopra e ai lati della struttura, sono richiami alla vecchia destinazione dell’area, quella industriale della Materferro -ovvero Materiale Ferroviario- un’attività dismessa della Fiat, e rappresentano un “monumento necessario” alle lotte operaie del marzo 1943 che in quegli stabilimenti, e in molti altri in città, avvennero siglando, prima dell’8 settembre e dell’inizio ufficiale della Resistenza, la fine del consenso al regime. Ma attenzione: sulla struttura, in corrispondenza di una fermata d’autobus, sono anche posati tre sedili metallici da trattore: una citazione del magistero di maestri del design come i Castiglioni e insieme una ipotesi di “funzione” al servizio dei cittadini.
L’estetica hard edge di questo Memorial subalpino non è tuttavia ‘passatista’. La locuzione Mater Ferro è anche tradotta-.tradita in Iron Mother, lo storico sciopero diviene Strike! 03. 1943, per il lettering viene usato il font di Emigre Citizen: scelte di Bellissimo che riferiscono dell’adozione di un sofisticato linguaggio internazionale, che appartiene alla grafica, al rock e al pop. Diviene curioso questo intervento politico-culturale, tutto privato, in una città nella quale sulla stessa area, per tutelare il passato, si è solo imposta la conservazione di una parte di facciata degli originari stabilimenti, destinata a divenire il frontone di un nuovo supermercato. E se un tempo poteva sembrare forse eccessiva certa mitologia operaia del Borgo San Paolo, oggi questo spregiudicato linguaggio “retorico-erotico-eroico’” appare una opportuna reazione ai rischi, incombenti, di una cancellazione della memoria.
Il ‘monumento’ sulla Spina 1 sarà inaugurato venerdì 27 gennaio 2006, alle 18. Data emblematica, e ricorrente, nella quale si celebra in tutta la città, con varie iniziative, Il giorno della Memoria e della Festa della Liberazione. In questo modo il MIAAO collabora ufficialmente con il Museo della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, il “museo diffuso” torinese che coordina gli appuntamenti culturali dedicati al Giorno della Memoria, con un suo apporto, non effimero ma permanente, attraverso una “supergrafica di pubblica utilità” alla individuazione di una specifica identità e differenza culturale di Torino in prossimità dei prossimi e affollati Giochi Olimpici Invernali…
Ecco di cosa si tratta: nella capitale subalpina, sulle aree di trasformazione del nuovo Piano Regolatore della Città, chiamate “Spine”, sono da tempo in corso, a cura di pubbliche istituzioni, installazioni di noti artisti, da Merz a Penone, da Kirkeby a Mainolfi. Opere sovente contestate, più o meno a ragion veduta, dalla popolazione. Tra queste critiche almeno una appare forse abbastanza fondata: quella relativa a una scarsa attenzione al contesto storico ed edificatorio per l’affermazione di un linguaggio individuale talvolta oscuro ai più, come è tipico di molta arte contemporanea; nell’erezione, da parte di qualche autore, di un “monumento a sè stesso” e quindi un “monumento indifferente”. Enzo Biffi Gentili, direttore del MIAAO, è stato interpellato da un’impresa privata, la Franco Costruzioni, che ha trasformato, destinandola a edilizia residenziale e commerciale, la grande area ex FIAT Materferro sulla “Spina 1”, sita tra i quartieri della Crocetta e Borgo San Paolo, per ideare una serie di azioni progettuali dirette a rilevare le caratteristiche dell’intervento e a elevare la qualità estetica degli edifici e delle aree contermini.
Tra queste idee progettuali una si pone in evidente antagonismo rispetto ad altri esempi di “arte pubblica”: si è voluto infatti, in accordo con il privato committente, contribuire a progettare un intervento assolutamente “contestualizzato”. Perché, come si legge nelle dichiarazioni di intenti di di un altro precedente “museo diffuso” torinese, il Museo della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, “le città conservano molteplici testimonianze della loro storia: non si tratta soltanto dei palazzi aulici e architettonicamente più importanti: vi sono edifici e luoghi che gli avvenimenti successivi hanno trasformato, che la crescita urbanistica ha inglobato, rendendoli irriconoscibili”, mentre vanno doverosamente ri-conosciuti.
Il nuovo “ri-conoscimento” di quell’area avviene attraverso il segno-segnale di un triangolo di circa 10 metri di lato, ideato con la collaborazione dei giovani grafici del gruppo Bellissimo, già autori del logo del MIAAO, realizzato in cemento, metallo, corpi illuminanti, posto sul fronte principale del complesso della Franco Costruzioni, prospiciente la piazza Marmolada, dalla quale appunto inizia la “Spina 1” del Piano Regolatore. Questa scelta figurativa e compositiva discende da tre ordini di ragioni:
- in primo luogo segna il disegno originario del lotto e l’inizio della la Spina 1, in un’operazione di supergrafica urbana, rara nel nostro Paese, intensificata da una sottolineatura luminosa, di notte visibile anche dagli aerei, della forma geometrica;
- in secondo luogo l’immagine appartiene, con il suo alludere, tra l’altro, a una squadra, all’iconografia del simbolismo costruttivo studiato da René Guénon;
- infine, le finiture in ferro nero e vetro rosso, e le scritte al di sopra e ai lati della struttura, sono richiami alla vecchia destinazione dell’area, quella industriale della Materferro -ovvero Materiale Ferroviario- un’attività dismessa della Fiat, e rappresentano un “monumento necessario” alle lotte operaie del marzo 1943 che in quegli stabilimenti, e in molti altri in città, avvennero siglando, prima dell’8 settembre e dell’inizio ufficiale della Resistenza, la fine del consenso al regime. Ma attenzione: sulla struttura, in corrispondenza di una fermata d’autobus, sono anche posati tre sedili metallici da trattore: una citazione del magistero di maestri del design come i Castiglioni e insieme una ipotesi di “funzione” al servizio dei cittadini.
L’estetica hard edge di questo Memorial subalpino non è tuttavia ‘passatista’. La locuzione Mater Ferro è anche tradotta-.tradita in Iron Mother, lo storico sciopero diviene Strike! 03. 1943, per il lettering viene usato il font di Emigre Citizen: scelte di Bellissimo che riferiscono dell’adozione di un sofisticato linguaggio internazionale, che appartiene alla grafica, al rock e al pop. Diviene curioso questo intervento politico-culturale, tutto privato, in una città nella quale sulla stessa area, per tutelare il passato, si è solo imposta la conservazione di una parte di facciata degli originari stabilimenti, destinata a divenire il frontone di un nuovo supermercato. E se un tempo poteva sembrare forse eccessiva certa mitologia operaia del Borgo San Paolo, oggi questo spregiudicato linguaggio “retorico-erotico-eroico’” appare una opportuna reazione ai rischi, incombenti, di una cancellazione della memoria.
Il ‘monumento’ sulla Spina 1 sarà inaugurato venerdì 27 gennaio 2006, alle 18. Data emblematica, e ricorrente, nella quale si celebra in tutta la città, con varie iniziative, Il giorno della Memoria e della Festa della Liberazione. In questo modo il MIAAO collabora ufficialmente con il Museo della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, il “museo diffuso” torinese che coordina gli appuntamenti culturali dedicati al Giorno della Memoria, con un suo apporto, non effimero ma permanente, attraverso una “supergrafica di pubblica utilità” alla individuazione di una specifica identità e differenza culturale di Torino in prossimità dei prossimi e affollati Giochi Olimpici Invernali…
27
gennaio 2006
Strike!
27 gennaio 2006
Location
FRANCO CENTER
Torino, Piazza Marmolada, (Torino)
Torino, Piazza Marmolada, (Torino)
Vernissage
27 Gennaio 2006, ore 18
Ufficio stampa
STUDIO DE ANGELIS
Curatore