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Luigi Ghirri e l’architettura
Fondo Eredi Luigi Ghirri
Comunicato stampa
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La galleria Enrico Fornello in collaborazione con il Fondo Eredi Luigi Ghirri presenta la mostra Luigi Ghirri e l’architettura, a cura di Elena Re.
Sulla base di una selezione di vintage prints fatta presso il Fondo Eredi Luigi Ghirri, la mostra intende affrontare il tema dell’architettura secondo la “visione” ghirriana. Non si tratta dunque soltanto delle opere che l’artista ha realizzato ponendosi in relazione con il lavoro di alcuni famosi architetti. La mostra vuole infatti presentare il senso più ampio del lavoro di Ghirri attraverso il tema dell’architettura, tema peraltro a lui particolarmente caro e congeniale.
Innanzitutto una curiosità, legata alla sua vicenda biografica: Ghirri era geometra e inizialmente aveva lavorato come progettista in un’agenzia immobiliare. Ma soprattutto una considerazione, in riferimento al suo ruolo culturale: Ghirri negli anni ’80 era entrato pienamente nel dibattito internazionale sul senso del luogo e del paesaggio all’interno del pensiero contemporaneo, in un momento in cui l’architettura non poteva più essere pensata come un costruito a sé stante, dovendosi piuttosto rapportare con il suo contesto nella volontà di ridisegnare un ruolo e un’identità perduta.
Sulla base di queste considerazioni, la selezione delle opere in mostra segue trasversalmente il percorso dell’artista - che si è sviluppato nell’arco di poco più di vent’anni (1970-1992) secondo numerosi progetti di ricerca - per ritrovare al suo interno alcuni fondamentali temi trattati intorno all’architettura.
Ad esempio, sono presenti opere dalla serie Catalogo (1971-72), Colazione sull’erba (1972-74), Il paese dei balocchi (1972-79). Una sequenza di serrande, l’alberino davanti a una villetta, il fondale di un luna park. Lavori in cui Ghirri offre il suo sguardo ad alcune situazioni nello scenario della periferia urbana, iniziando così la sua indagine sul senso dell’abitare attraverso la fotografia di ricerca. Come pure, sono in mostra opere dalla serie Topographie-Iconographie (1980-81) e Paesaggio Italiano (1980-92), lavori in cui Ghirri sviluppa approfonditamente il discorso sulla visione dell’architettura, dove il costruito non è mai disgiunto dal suo appartenere ad un luogo, del quale Ghirri interpreta il sentimento di memoria, l’atmosfera di quotidianità, di normalità, di “non evento”, in modo tale da offrirne una visione per certi versi sospesa e carica di aspettative. Insieme a queste, alcune opere appartenenti alla serie Il profilo delle nuvole (1980-92) in cui l’artista, conducendo una ricerca sistematica sull’identità di alcuni ambienti del nord-est dell’Italia, arriva ad esprimerne pienamente il “genius loci”. Ecco allora che la cascina nella campagna modenese e la cabina sul lungo mare adriatico diventano mezzi per percepire quella invisibile trama di relazioni, quella geografia umana realizzata in assenza di figure: lo spirito di un luogo. In mostra si trovano poi opere che testimoniano il profondo rapporto di Ghirri con Aldo Rossi. Innanzitutto il famoso lavoro dedicato al Cimitero di Modena. Quindi le fotografie del vecchio studio di Milano (1989-1990), che raccontano gli interni concepiti dall’artista stesso come luoghi dell’interiorità. A seguire, le opere dedicate al lavoro degli architetti, che esprimono il contributo di Ghirri rispetto a un nuovo modo di rappresentare l’architettura, fuori dagli stereotipi di un’immagine convenzionale. Infine, opere note come Versailles (1985) oppure opere appartenenti alla serie Un piede nell’Eden (1984-88). Lavori che consentono di sviluppare in mostra il tema dell’architettura del verde, tema molto caro a Ghirri che sognava di costruirsi un giardino. Ma al tempo stesso, tema particolarmente importante all’interno della ricerca espressiva dell’artista per quanto riguarda la poetica della luce, che nella fase più matura del suo percorso ha considerato come vero “genius loci”.
Luigi Ghirri (1943-1992), ha prodotto per più di vent’anni, dal 1970 al 1992. Nel 1982 ed è stato segnalato alla Photokina di Colonia come uno dei venti autori più significativi della storia della fotografia del XX secolo. I suoi lavori sono conservati presso: Stedelijk Museum (Amsterdam), Polaroid Collection (Cambridge, Mass.), Canadian Centre for Architecture (Montreal), Museum of Modern Art (New York), Cabinets des estampes – Biblioteque Nationale (Paris), Centro Studi e Archivio della Comunicazione – Università di Parma, Fototeca della Biblioteca Panizzi (Reggio Emilia).
Sulla base di una selezione di vintage prints fatta presso il Fondo Eredi Luigi Ghirri, la mostra intende affrontare il tema dell’architettura secondo la “visione” ghirriana. Non si tratta dunque soltanto delle opere che l’artista ha realizzato ponendosi in relazione con il lavoro di alcuni famosi architetti. La mostra vuole infatti presentare il senso più ampio del lavoro di Ghirri attraverso il tema dell’architettura, tema peraltro a lui particolarmente caro e congeniale.
Innanzitutto una curiosità, legata alla sua vicenda biografica: Ghirri era geometra e inizialmente aveva lavorato come progettista in un’agenzia immobiliare. Ma soprattutto una considerazione, in riferimento al suo ruolo culturale: Ghirri negli anni ’80 era entrato pienamente nel dibattito internazionale sul senso del luogo e del paesaggio all’interno del pensiero contemporaneo, in un momento in cui l’architettura non poteva più essere pensata come un costruito a sé stante, dovendosi piuttosto rapportare con il suo contesto nella volontà di ridisegnare un ruolo e un’identità perduta.
Sulla base di queste considerazioni, la selezione delle opere in mostra segue trasversalmente il percorso dell’artista - che si è sviluppato nell’arco di poco più di vent’anni (1970-1992) secondo numerosi progetti di ricerca - per ritrovare al suo interno alcuni fondamentali temi trattati intorno all’architettura.
Ad esempio, sono presenti opere dalla serie Catalogo (1971-72), Colazione sull’erba (1972-74), Il paese dei balocchi (1972-79). Una sequenza di serrande, l’alberino davanti a una villetta, il fondale di un luna park. Lavori in cui Ghirri offre il suo sguardo ad alcune situazioni nello scenario della periferia urbana, iniziando così la sua indagine sul senso dell’abitare attraverso la fotografia di ricerca. Come pure, sono in mostra opere dalla serie Topographie-Iconographie (1980-81) e Paesaggio Italiano (1980-92), lavori in cui Ghirri sviluppa approfonditamente il discorso sulla visione dell’architettura, dove il costruito non è mai disgiunto dal suo appartenere ad un luogo, del quale Ghirri interpreta il sentimento di memoria, l’atmosfera di quotidianità, di normalità, di “non evento”, in modo tale da offrirne una visione per certi versi sospesa e carica di aspettative. Insieme a queste, alcune opere appartenenti alla serie Il profilo delle nuvole (1980-92) in cui l’artista, conducendo una ricerca sistematica sull’identità di alcuni ambienti del nord-est dell’Italia, arriva ad esprimerne pienamente il “genius loci”. Ecco allora che la cascina nella campagna modenese e la cabina sul lungo mare adriatico diventano mezzi per percepire quella invisibile trama di relazioni, quella geografia umana realizzata in assenza di figure: lo spirito di un luogo. In mostra si trovano poi opere che testimoniano il profondo rapporto di Ghirri con Aldo Rossi. Innanzitutto il famoso lavoro dedicato al Cimitero di Modena. Quindi le fotografie del vecchio studio di Milano (1989-1990), che raccontano gli interni concepiti dall’artista stesso come luoghi dell’interiorità. A seguire, le opere dedicate al lavoro degli architetti, che esprimono il contributo di Ghirri rispetto a un nuovo modo di rappresentare l’architettura, fuori dagli stereotipi di un’immagine convenzionale. Infine, opere note come Versailles (1985) oppure opere appartenenti alla serie Un piede nell’Eden (1984-88). Lavori che consentono di sviluppare in mostra il tema dell’architettura del verde, tema molto caro a Ghirri che sognava di costruirsi un giardino. Ma al tempo stesso, tema particolarmente importante all’interno della ricerca espressiva dell’artista per quanto riguarda la poetica della luce, che nella fase più matura del suo percorso ha considerato come vero “genius loci”.
Luigi Ghirri (1943-1992), ha prodotto per più di vent’anni, dal 1970 al 1992. Nel 1982 ed è stato segnalato alla Photokina di Colonia come uno dei venti autori più significativi della storia della fotografia del XX secolo. I suoi lavori sono conservati presso: Stedelijk Museum (Amsterdam), Polaroid Collection (Cambridge, Mass.), Canadian Centre for Architecture (Montreal), Museum of Modern Art (New York), Cabinets des estampes – Biblioteque Nationale (Paris), Centro Studi e Archivio della Comunicazione – Università di Parma, Fototeca della Biblioteca Panizzi (Reggio Emilia).
11
febbraio 2006
Luigi Ghirri e l’architettura
Dall'undici febbraio all'otto aprile 2006
fotografia
Location
GALLERIA ENRICOFORNELLO
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Prato, Via Giuseppe Paolini, 21, (Prato)
Editore
GLI ORI
Autore
Curatore