Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Principi in Posa
Ritratti del Settecento alla Galleria Nazionale di Parma
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’occasione di questa mostra è la presentazione di due recenti acquisizioni della Galleria Nazionale di Parma, un notevole busto in terracotta di Jean-Baptiste Lemoyne II, raffigurante il pittore Noël-Nicolas Coypel, risalente al 1730 circa, e uno splendido ritratto del duca di Parma Don Ferdinando di Borbone, opera del lionese Laurent Pécheux, realizzato a Parma nel 1766. Le due opere rappresentano un significativo accrescimento dei capolavori dell’arte francese del Settecento che caratterizzano le raccolte della pinacoteca parmense. Intorno ad esse si è voluto raggruppare un certo numero di preziosi ritratti assai poco noti, provenienti dai depositi della stessa Galleria Nazionale (in molti casi freschi di restauro), dalle collezioni dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio e della Biblioteca Palatina di Parma: le effigi compongono così un vero e proprio ritratto della famiglia ducale borbonica, in un momento nel quale la città – proprio per ragioni dinastiche – si trovò al centro di un vivace intreccio, politico e soprattutto culturale, tra le grandi potenze europee, Spagna, Francia e Austria.
Com'è noto, infatti, nel 1714 Elisabetta Farnese (1692-1766), figlia di Odoardo e di Dorotea Sofia di Neoburgo, grazie agli astuti maneggi diplomatici del cardinale Giulio Alberoni, va in sposa al re di Spagna Filippo V di Borbone: dei figli nati da questo matrimonio il primogenito, Carlo (1716-1788), destinato alla successione nel ducato di Parma, diviene più tardi re di Napoli col nome di Carlo VII (1734) e poi, dopo la morte del fratellastro Ferdinando VI, re di Spagna nel 1759 col nome di Carlo III. Erede legittimo della dinastia farnesiana, sarà lui nel 1734 a far trasferire da Parma quasi integralmente il cospicuo patrimonio artistico dei Farnese nella città partenopea. Un altro dei figli di Elisabetta, però, Don Filippo (1720-1765), diviene a sua volta nel 1748 duca di Parma e Piacenza: il suo matrimonio con Luisa Elisabetta (detta “Babette”), figlia primogenita e prediletta del re di Francia Luigi XV, contribuisce a fare della città padana una “piccola Parigi”, sede di una corte brillante e mondana, dominata dal più aggiornato gusto artistico, dove affluiscono opere e arredi nonché pittori, scultori e architetti provenienti dalla Francia, in primis l'architetto Ennemond Alexandre Petitot e lo scultore Jean-Baptiste Boudard, che contribuiscono a configurare il nuovo volto “illuminista” della città. Nella generazione successiva, il primogenito di Filippo e Luisa Elisabetta, Don Ferdinando (1751-1802), destinato alla successione ducale, sposa la figlia dell'imperatrice d'Austria Maria Teresa, Maria Amalia d’Asburgo (1746-1804), mentre le due figlie femmine, Isabella (1741-1763) e Maria Luisa (1751-1819), vanno spose rispettivamente all’Arciduca Giuseppe d’Austria (il futuro imperatore Giuseppe II) e al principe delle Asturie Carlo di Borbone (futuro Carlo IV di Spagna). Questi complessi intrecci dinastici contribuiscono non solo a fare di Parma una delle capitali culturali dell'Italia del tempo ma stanno anche alla radice di una produzione ritrattistica estremamente ricca e variegata.
La mostra, infatti, è una mostra di ritratti, e di ritratti di corte in particolare: sfilano così sotto i nostri occhi tutti i principali rappresentanti della dinastia: la giovane Elisabetta Farnese, il marito Filippo V, il loro figlio primogenito Carlo, e poi l’infante Don Filippo e la moglie Luisa Elisabetta di Francia con i loro figli, tra i quali la bella Isabella, il mite Don Ferdinando e l'imperiosa Maria Luisa, accompagnati rispettivamente dalla moglie Maria Amalia e dal marito Carlo. I ritrattisti più à la page dell’Europa del tempo sono ben rappresentati in questa ideale galleria, attraverso preziosi originali o buone repliche di bottega: il genovese Giovanni Maria Delle Piane, detto il Mulinaretto, pittore di corte di Francesco Farnese, oggi poco conosciuto, ma che nei primi decenni del XVIII secolo era considerato uno dei più dotati ritrattisti dell’epoca; Louis-Michel Van Loo, lungamente attivo alla corte spagnola di Filippo V e di Elisabetta Farnese; Jean-Marc Nattier, eminente protagonista della ritrattistica parigina dell’epoca di Luigi XV, insieme al ginevrino Jean-Etienne Liotard; il meno conosciuto ma assai brillante ritrattista svedese Alexander Roslin; il sommo Anton Raphael Mengs, cui si restituisce in quest’occasione uno splendido ritratto di Carlo di Borbone come principe delle Asturie, fino ad oggi non riconosciuto e relegato nei depositi; Anton Graf, pittore ufficiale della corte sassone di Dresda, cui nuove ricerche hanno consentito di attribuire la coppia di ritratti di Massimiliano di Sassonia e della moglie Carolina Maria Teresa di Borbone. Ai maestri europei si affiancano i pittori di Parma, che su quegli esempi prestigiosi formarono il loro gusto: Giuseppe Baldrighi, Pietro Melchiorre Ferrari, Domenico Muzzi, Carlo Angelo Dal Verme, attivi alla corte di Don Filippo e di Don Ferdinando, insieme agli scultori Jean-Baptiste Boudard e Giuseppe Sbravati.
I dipinti sono esemplificativi delle molteplici funzioni che i ritratti svolgevano nella società di corte settecentesca: si tratta di volta in volta di prototipi ufficiali destinati ad ornare le diverse residenze ducali, di repliche (di qualità più o meno alta) inviate dalle o alle corti sorelle di Francia, Spagna, Austria e Sassonia, di doni di presentazione pre-matrimoniali, di ricordi del figlio o della figlia andati sposi in una capitale lontana. Come si osserverà, nei ritratti di corte nulla è lasciato al caso: il luogo dove l'effigiato è ripreso (o la discreta allusione ad esso nello sfondo), la scelta e la foggia degli abiti, la presenza di armi e di altri attributi, come le insegne dinastiche, fondamentale indicazione dello “status” dei personaggi e al contempo elemento importante per la datazione delle opere.
Il catalogo che accompagna la mostra (Silvana Editoriale), a cura di Davide Gasparotto e Mariangela Giusto, costituisce il primo di una collana (L’occhio e la lente. Storia, arte, tutela) che intende, nel prossimo futuro, dar conto delle molteplici attività della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Parma e Piacenza: mostre tematiche e didattiche, presentazione di importanti restauri sul territorio, ricerche storiche e documentarie sul patrimonio della Galleria, dei musei locali e sui momenti più significativi della storia artistica delle nostre due province, nella convinzione che l’autentica valorizzazione del nostro patrimonio artistico può nascere soltanto attraverso la ricerca e la conoscenza.
Nelle medesima occasione, verrà presentato il riallestimento – nei nuovi e moderni locali della Pinacoteca adiacenti il Teatro Farnese - del prezioso nucleo di dipinti del grande pittore parmigiano Amedeo Bocchi (1883-1976), già esposti in Sala 14, comprendente pezzi di grande significato come il trittico Le tre sorelle (1916) e il Viaggio di un’anima (1935): la nuova sistemazione museografica rappresenta il vero e proprio preludio ad un definitivo e futuro allestimento delle collezioni dell’Ottocento e del Novecento di proprietà della Galleria Nazionale di Parma.
Com'è noto, infatti, nel 1714 Elisabetta Farnese (1692-1766), figlia di Odoardo e di Dorotea Sofia di Neoburgo, grazie agli astuti maneggi diplomatici del cardinale Giulio Alberoni, va in sposa al re di Spagna Filippo V di Borbone: dei figli nati da questo matrimonio il primogenito, Carlo (1716-1788), destinato alla successione nel ducato di Parma, diviene più tardi re di Napoli col nome di Carlo VII (1734) e poi, dopo la morte del fratellastro Ferdinando VI, re di Spagna nel 1759 col nome di Carlo III. Erede legittimo della dinastia farnesiana, sarà lui nel 1734 a far trasferire da Parma quasi integralmente il cospicuo patrimonio artistico dei Farnese nella città partenopea. Un altro dei figli di Elisabetta, però, Don Filippo (1720-1765), diviene a sua volta nel 1748 duca di Parma e Piacenza: il suo matrimonio con Luisa Elisabetta (detta “Babette”), figlia primogenita e prediletta del re di Francia Luigi XV, contribuisce a fare della città padana una “piccola Parigi”, sede di una corte brillante e mondana, dominata dal più aggiornato gusto artistico, dove affluiscono opere e arredi nonché pittori, scultori e architetti provenienti dalla Francia, in primis l'architetto Ennemond Alexandre Petitot e lo scultore Jean-Baptiste Boudard, che contribuiscono a configurare il nuovo volto “illuminista” della città. Nella generazione successiva, il primogenito di Filippo e Luisa Elisabetta, Don Ferdinando (1751-1802), destinato alla successione ducale, sposa la figlia dell'imperatrice d'Austria Maria Teresa, Maria Amalia d’Asburgo (1746-1804), mentre le due figlie femmine, Isabella (1741-1763) e Maria Luisa (1751-1819), vanno spose rispettivamente all’Arciduca Giuseppe d’Austria (il futuro imperatore Giuseppe II) e al principe delle Asturie Carlo di Borbone (futuro Carlo IV di Spagna). Questi complessi intrecci dinastici contribuiscono non solo a fare di Parma una delle capitali culturali dell'Italia del tempo ma stanno anche alla radice di una produzione ritrattistica estremamente ricca e variegata.
La mostra, infatti, è una mostra di ritratti, e di ritratti di corte in particolare: sfilano così sotto i nostri occhi tutti i principali rappresentanti della dinastia: la giovane Elisabetta Farnese, il marito Filippo V, il loro figlio primogenito Carlo, e poi l’infante Don Filippo e la moglie Luisa Elisabetta di Francia con i loro figli, tra i quali la bella Isabella, il mite Don Ferdinando e l'imperiosa Maria Luisa, accompagnati rispettivamente dalla moglie Maria Amalia e dal marito Carlo. I ritrattisti più à la page dell’Europa del tempo sono ben rappresentati in questa ideale galleria, attraverso preziosi originali o buone repliche di bottega: il genovese Giovanni Maria Delle Piane, detto il Mulinaretto, pittore di corte di Francesco Farnese, oggi poco conosciuto, ma che nei primi decenni del XVIII secolo era considerato uno dei più dotati ritrattisti dell’epoca; Louis-Michel Van Loo, lungamente attivo alla corte spagnola di Filippo V e di Elisabetta Farnese; Jean-Marc Nattier, eminente protagonista della ritrattistica parigina dell’epoca di Luigi XV, insieme al ginevrino Jean-Etienne Liotard; il meno conosciuto ma assai brillante ritrattista svedese Alexander Roslin; il sommo Anton Raphael Mengs, cui si restituisce in quest’occasione uno splendido ritratto di Carlo di Borbone come principe delle Asturie, fino ad oggi non riconosciuto e relegato nei depositi; Anton Graf, pittore ufficiale della corte sassone di Dresda, cui nuove ricerche hanno consentito di attribuire la coppia di ritratti di Massimiliano di Sassonia e della moglie Carolina Maria Teresa di Borbone. Ai maestri europei si affiancano i pittori di Parma, che su quegli esempi prestigiosi formarono il loro gusto: Giuseppe Baldrighi, Pietro Melchiorre Ferrari, Domenico Muzzi, Carlo Angelo Dal Verme, attivi alla corte di Don Filippo e di Don Ferdinando, insieme agli scultori Jean-Baptiste Boudard e Giuseppe Sbravati.
I dipinti sono esemplificativi delle molteplici funzioni che i ritratti svolgevano nella società di corte settecentesca: si tratta di volta in volta di prototipi ufficiali destinati ad ornare le diverse residenze ducali, di repliche (di qualità più o meno alta) inviate dalle o alle corti sorelle di Francia, Spagna, Austria e Sassonia, di doni di presentazione pre-matrimoniali, di ricordi del figlio o della figlia andati sposi in una capitale lontana. Come si osserverà, nei ritratti di corte nulla è lasciato al caso: il luogo dove l'effigiato è ripreso (o la discreta allusione ad esso nello sfondo), la scelta e la foggia degli abiti, la presenza di armi e di altri attributi, come le insegne dinastiche, fondamentale indicazione dello “status” dei personaggi e al contempo elemento importante per la datazione delle opere.
Il catalogo che accompagna la mostra (Silvana Editoriale), a cura di Davide Gasparotto e Mariangela Giusto, costituisce il primo di una collana (L’occhio e la lente. Storia, arte, tutela) che intende, nel prossimo futuro, dar conto delle molteplici attività della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Parma e Piacenza: mostre tematiche e didattiche, presentazione di importanti restauri sul territorio, ricerche storiche e documentarie sul patrimonio della Galleria, dei musei locali e sui momenti più significativi della storia artistica delle nostre due province, nella convinzione che l’autentica valorizzazione del nostro patrimonio artistico può nascere soltanto attraverso la ricerca e la conoscenza.
Nelle medesima occasione, verrà presentato il riallestimento – nei nuovi e moderni locali della Pinacoteca adiacenti il Teatro Farnese - del prezioso nucleo di dipinti del grande pittore parmigiano Amedeo Bocchi (1883-1976), già esposti in Sala 14, comprendente pezzi di grande significato come il trittico Le tre sorelle (1916) e il Viaggio di un’anima (1935): la nuova sistemazione museografica rappresenta il vero e proprio preludio ad un definitivo e futuro allestimento delle collezioni dell’Ottocento e del Novecento di proprietà della Galleria Nazionale di Parma.
17
gennaio 2006
Principi in Posa
Dal 17 gennaio al 17 aprile 2006
arte antica
Location
PILOTTA
Parma, Piazzale della Pilotta, 15, (PR)
Parma, Piazzale della Pilotta, 15, (PR)
Orario di apertura
da martedì alla domenica, dalle ore 8.30 alle 14 (ultimo ingresso ore 13.30)
Editore
SILVANA EDITORIALE