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Maurizio Mochetti – La sottile linea rossa
Maurizio Mochetti, noto sul piano internazionale, come “l’artista della luce”, ha tracciato nel tempo e nello spazio quella “sottile linea rossa” che, sin dai primi anni sessanta, tiene le fila di una ricerca artistica eclettica e rigorosa e che, emblematicamente, è stigmatizzata nell’immagine di un raggio di luce laser rosso
Comunicato stampa
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La galleria Il Ponte Contemporanea presenta dal 27 aprile prossimo la mostra La sottile linea rossa i di Maurizio Mochetti (Roma 1940).
Maurizio Mochetti, noto sul piano internazionale, come “l’artista della luce”, ha tracciato nel tempo e nello spazio quella “sottile linea rossa” che, sin dai primi anni sessanta, tiene le fila di una ricerca artistica eclettica e rigorosa e che, emblematicamente, è stigmatizzata nell’immagine di un raggio di luce laser rosso.
In questa mostra al Ponte Contemporanea la luce corre capricciosa sulle curve asimmetriche e voluttuose di Forma piena e laser, (1987) 2005 sagoma, anch’essa rossa, posta sul pavimento dello spazio, proprio all’entrata della galleria, silhouette seducente ricalcata sul profilo di un lago finlandese o di una forma di Arp, indifferentemente, perchè “fino ad oggi l’arte si è espressa con delle immagini cristallizzate, fisse, come se fossero delle verità assolute. L’arte è una continua evoluzione, non dovrebbe avere forma: l’arte è idea…”.
Ecco, dunque, che un punto di luce laser percorre lo spessore della forma, realizzata con materiale opalescente in modo da lasciare trasparire il moto bizzarro della luce, che slitta pericolosamente lungo le imponderabili volute del tempo.
E così, più in là, il tempo viene catturato nello spasmo estremo dell’intuizione, appeso al vuoto della frenata di un’auto da record lanciata a 650 chilometri all’ora…verso il nulla.
Si tratta di Bluebird CN 7, (1996) 2002 : un’automobile da record Bluebird CN 7 con motore a getto è posta sul pavimento dello spazio. Il motore è acceso, l'auto è ferma, il paracadute di frenata è aperto. L’auto misura 1,40 m di lunghezza, 2,80 m con il paracadute aperto.
Con questa installazione Mochetti “ha scelto ′il punto giusto′ per provocare la ferita mortale con cui il Bluebird è stato fissato in un eterno presente”.
Proseguendo il percorso della mostra scopriremo che la sottile linea rossa corre sopra di noi, adesso, e, volgendo lo sguardo verso l’alto potremo ammirare Baka con punti laser, (1976) 2005: un aereo è sospeso in volo; il prolungamento immaginario dell'asse dell'aereo nelle due direzioni opposte è visualizzato da un raggio di luce laser che congiunge idealmente gli ambienti in cui si articolano le altre installazioni presentate dall’artista.
Più in là, ancora, il progetto di relazionare e congiungere due punti dello spazio corre su un raggio di luce laser, che in Filo inox, (1983) 2006, collega un filo in acciaio con l'immagine della sua proiezione, realizzata a grafite sulla parete attigua, saldando il falso con il vero in modo indelebile, nella purezza di un’idea.
Continuando il nostro percorso lungo gli ambienti dell’ampia galleria che si sviluppano uno dopo l’altro ci imbatteremo in una relazione elastica; è quanto accade in Oggetto polimerico, (1966) 2006 : le estremità dei lati di un angolo elastico hanno origine da un punto qualsiasi della circonferenza delle basi di due calotte sferiche, di fiberglass bianche, del diametro di 50 cm, poste indifferentemente in tutte le possibili combinazioni (collocate l'una accanto all'altra, separate, su pavimento e a parete, su parete e soffitto, entrambe su soffitto ecc.), creando infinite possibili re
lazioni fra tre punti.
Infine, la mostra si chiude con Pinguini, (1987) 2005; degli aerei-razzo Bachem Natter BA 349 B-1944 in scala sono camuffati in altrettanti modi differenti. Gli aerei sono posti in posizione verticale, con il muso rivolto verso l'alto secondo un ordine casuale.
L’opera fa parte di una serie di lavori in cui Mochetti ha utilizzato questo aereo come supporto. Gli aerei sono camuffati con il metodo naturalistico e gestaltico.
Tale metodo, al contrario del primo, che tende a confondere l’oggetto con l’ambiente, è un sistema che utilizza forme geometriche colorate con contorni netti e che tende a rompere la forma dell’aereo stesso. Il Bachem Natter è stato costruito dalla Luftwaffe alla fine della seconda guerra mondiale e Mochetti, con questa installazione, ipotizza in maniera ironica i possibili sviluppi della scienza gestaltica se la guerra fosse continuata. Al di là dell’aspetto ludico, elemento irrinunciabile dell’opera dell’artista, tale installazione ripropone uno dei temi centrali della problematica mochettiana: la decodificazione dei significati attraverso lo scardinamento delle nostre capacità percettive.
In mostra ci sono due diverse installazioni della medesima opera Pinguini; la prima è composta di 10 Natter in scala 1:28, la seconda è composta da 5 Natter in scala 1:6, ed infatti secondo l’artista
“...L’opera d’arte non ha dimensioni, perché lo spazio è la misura della conoscenza. Lo spazio cosmico è infinito e dipende dalle nostre conoscenze poterlo percorrere. E’ come un palloncino che si dilata man mano che si procede nella conoscenza. Non c’è la fine, lo spazio arriva fin dove noi arriviamo…”.
Dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, Mochetti presenta in questa città la sua prima mostra personale nel 1968 alla Galleria La Salita. Partecipa a sei edizioni della Biennale di Venezia nel 1970, 1978, 1982, 1986, 1988, 1997; nel 1976 alla Biennale di Sydney (Australia), nel 1991 alla Biennale di Nagoya (Giappone) e nel 1998 alla Biennale di San Paolo (Brasile). Tra le tante esposizioni personali di segnalano quelle ai musei statali di Eindhooven (1975),Dusseldorf (1978),Rottweil (1982),al Centro Cultural del Conde Duque di Madrid (2000). Partecipa ad importanti esposizioni collettive, tra cui: Vitalità del negativo nell’arte italiana: 1960/70 (Roma, 1970), Linee della ricerca artistica in Italia: 1960/1980 (Roma, 1981); Arte italiana 1960-’82 (Londra, 1982); La otra escultura (Madrid, 1990): Roma anni ‘60 (Roma, 1990), The Italian Metamorphosis (New York, 1994); Arte italiana: ultimi quarant’anni (Bologna, 1997); Minimalia. Da Giacomo Balla a.... (Venezia, 1997 - Roma, 1998). Infine, nel 2003 viene dedicata a Mochetti un’ ampia mostra antologica da uno spazio museale italiano , il Palazzo Ducale di Sassuolo.
Bianca Casadei
Maurizio Mochetti, noto sul piano internazionale, come “l’artista della luce”, ha tracciato nel tempo e nello spazio quella “sottile linea rossa” che, sin dai primi anni sessanta, tiene le fila di una ricerca artistica eclettica e rigorosa e che, emblematicamente, è stigmatizzata nell’immagine di un raggio di luce laser rosso.
In questa mostra al Ponte Contemporanea la luce corre capricciosa sulle curve asimmetriche e voluttuose di Forma piena e laser, (1987) 2005 sagoma, anch’essa rossa, posta sul pavimento dello spazio, proprio all’entrata della galleria, silhouette seducente ricalcata sul profilo di un lago finlandese o di una forma di Arp, indifferentemente, perchè “fino ad oggi l’arte si è espressa con delle immagini cristallizzate, fisse, come se fossero delle verità assolute. L’arte è una continua evoluzione, non dovrebbe avere forma: l’arte è idea…”.
Ecco, dunque, che un punto di luce laser percorre lo spessore della forma, realizzata con materiale opalescente in modo da lasciare trasparire il moto bizzarro della luce, che slitta pericolosamente lungo le imponderabili volute del tempo.
E così, più in là, il tempo viene catturato nello spasmo estremo dell’intuizione, appeso al vuoto della frenata di un’auto da record lanciata a 650 chilometri all’ora…verso il nulla.
Si tratta di Bluebird CN 7, (1996) 2002 : un’automobile da record Bluebird CN 7 con motore a getto è posta sul pavimento dello spazio. Il motore è acceso, l'auto è ferma, il paracadute di frenata è aperto. L’auto misura 1,40 m di lunghezza, 2,80 m con il paracadute aperto.
Con questa installazione Mochetti “ha scelto ′il punto giusto′ per provocare la ferita mortale con cui il Bluebird è stato fissato in un eterno presente”.
Proseguendo il percorso della mostra scopriremo che la sottile linea rossa corre sopra di noi, adesso, e, volgendo lo sguardo verso l’alto potremo ammirare Baka con punti laser, (1976) 2005: un aereo è sospeso in volo; il prolungamento immaginario dell'asse dell'aereo nelle due direzioni opposte è visualizzato da un raggio di luce laser che congiunge idealmente gli ambienti in cui si articolano le altre installazioni presentate dall’artista.
Più in là, ancora, il progetto di relazionare e congiungere due punti dello spazio corre su un raggio di luce laser, che in Filo inox, (1983) 2006, collega un filo in acciaio con l'immagine della sua proiezione, realizzata a grafite sulla parete attigua, saldando il falso con il vero in modo indelebile, nella purezza di un’idea.
Continuando il nostro percorso lungo gli ambienti dell’ampia galleria che si sviluppano uno dopo l’altro ci imbatteremo in una relazione elastica; è quanto accade in Oggetto polimerico, (1966) 2006 : le estremità dei lati di un angolo elastico hanno origine da un punto qualsiasi della circonferenza delle basi di due calotte sferiche, di fiberglass bianche, del diametro di 50 cm, poste indifferentemente in tutte le possibili combinazioni (collocate l'una accanto all'altra, separate, su pavimento e a parete, su parete e soffitto, entrambe su soffitto ecc.), creando infinite possibili re
lazioni fra tre punti.
Infine, la mostra si chiude con Pinguini, (1987) 2005; degli aerei-razzo Bachem Natter BA 349 B-1944 in scala sono camuffati in altrettanti modi differenti. Gli aerei sono posti in posizione verticale, con il muso rivolto verso l'alto secondo un ordine casuale.
L’opera fa parte di una serie di lavori in cui Mochetti ha utilizzato questo aereo come supporto. Gli aerei sono camuffati con il metodo naturalistico e gestaltico.
Tale metodo, al contrario del primo, che tende a confondere l’oggetto con l’ambiente, è un sistema che utilizza forme geometriche colorate con contorni netti e che tende a rompere la forma dell’aereo stesso. Il Bachem Natter è stato costruito dalla Luftwaffe alla fine della seconda guerra mondiale e Mochetti, con questa installazione, ipotizza in maniera ironica i possibili sviluppi della scienza gestaltica se la guerra fosse continuata. Al di là dell’aspetto ludico, elemento irrinunciabile dell’opera dell’artista, tale installazione ripropone uno dei temi centrali della problematica mochettiana: la decodificazione dei significati attraverso lo scardinamento delle nostre capacità percettive.
In mostra ci sono due diverse installazioni della medesima opera Pinguini; la prima è composta di 10 Natter in scala 1:28, la seconda è composta da 5 Natter in scala 1:6, ed infatti secondo l’artista
“...L’opera d’arte non ha dimensioni, perché lo spazio è la misura della conoscenza. Lo spazio cosmico è infinito e dipende dalle nostre conoscenze poterlo percorrere. E’ come un palloncino che si dilata man mano che si procede nella conoscenza. Non c’è la fine, lo spazio arriva fin dove noi arriviamo…”.
Dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, Mochetti presenta in questa città la sua prima mostra personale nel 1968 alla Galleria La Salita. Partecipa a sei edizioni della Biennale di Venezia nel 1970, 1978, 1982, 1986, 1988, 1997; nel 1976 alla Biennale di Sydney (Australia), nel 1991 alla Biennale di Nagoya (Giappone) e nel 1998 alla Biennale di San Paolo (Brasile). Tra le tante esposizioni personali di segnalano quelle ai musei statali di Eindhooven (1975),Dusseldorf (1978),Rottweil (1982),al Centro Cultural del Conde Duque di Madrid (2000). Partecipa ad importanti esposizioni collettive, tra cui: Vitalità del negativo nell’arte italiana: 1960/70 (Roma, 1970), Linee della ricerca artistica in Italia: 1960/1980 (Roma, 1981); Arte italiana 1960-’82 (Londra, 1982); La otra escultura (Madrid, 1990): Roma anni ‘60 (Roma, 1990), The Italian Metamorphosis (New York, 1994); Arte italiana: ultimi quarant’anni (Bologna, 1997); Minimalia. Da Giacomo Balla a.... (Venezia, 1997 - Roma, 1998). Infine, nel 2003 viene dedicata a Mochetti un’ ampia mostra antologica da uno spazio museale italiano , il Palazzo Ducale di Sassuolo.
Bianca Casadei
27
aprile 2006
Maurizio Mochetti – La sottile linea rossa
Dal 27 aprile al 19 giugno 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL PONTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Beatrice Cenci, 9/9a, (Roma)
Roma, Via Beatrice Cenci, 9/9a, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 12-20
Vernissage
27 Aprile 2006, ore 19
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