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Dario Berrino
Pitture dal 1940 ad oggi
Comunicato stampa
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I “PAESAGGI”
E’ la limpidezza a caratterizzare la pittura dell’architetto Dario Berrino che s’è mossa intorno al motivo della restituzione di un “paesaggio”. Una ricerca costante per individuare gli “elementi della composizione” attinenti ad un luogo. E’ stato in molti luoghi: ma il suo approccio ad essi è stato il medesimo. Ossia, sempre il dato visivo è stato semplificato, mediante la linea ed il colore, verso l’astrazione.
Parlando con lui, di fronte ad una distesa di quadrati e rettangoli che sono case dai tetti rossi di Castellamonte, insiste sulla riconoscibilità dei luoghi: “La strada è giusta” dice “va verso il Casino, all’estremità di S.Rocco”, in una visione dall’alto. Anche gli alberi assumono una forma semplificata, senza fronde. Il controllo dell’immagine, quindi, è severo: ma si rimane presi dall’incanto del colore, steso per valutare, per ottenere una determinata tonalità propria dell’ora.
La suggestione nasce perché si percepisce che il posto dipinto nel quadro è stato “visto”, è stato amato, rievoca ricordi, anche se, ricercando gli “elementi della composizione”, molti dati del reale sono andati persi, non sono stati registrati, restituiti. Ha viaggiato molto sempre dipingendo: una vita attraverso la pittura. Ora lavorando all’aperto, soprattutto nei campeggi, ora prendendo degli schizzi da rielaborare nello studio. E’ una galleria di paesi digradanti dalle colline, di porti, di castelli: sempre con l’intento di vedere mentalmente dei volumi, nella purezza di luce e colore.
Esemplare è la veduta di Chateaux de Joux, come quella di “Les Baux de Provence”. Ma anche velieri: le barche a vela ferme nei loro triangoli sul mare piatto, in un momento d’incantata sospensione. Sono note di viaggio in pittura: sempre sul pedale dell’astrazione lirica. Ogni tanto irrompe il mito, assecondato dalla lettura prediletta dell’”Odissea” di Omero. E qui compare il “nudo di donna” appreso alla scuola di Felice Casorati, d’estremo rigore nella riduzione degli aspetti visivi ad un fantasma mentale.
La rilettura per immagini dell’episodio omerico di Nausica con le ancelle, sulla marina, trae spunto dalla bellezza di luoghi di Calabria, lungo le coste. La “modella nello studio” è un quadro indicativo: il carboncino dalla posizione invertita, gli strumenti dell’architetto, la pipa e il gatto. Un momento di calma prima di ripartire. Sono sempre incontri con il “paesaggio” che s’imprimono sulla memoria, dando senso ad un’ormai lunga esistenza.
E’ la limpidezza a caratterizzare la pittura dell’architetto Dario Berrino che s’è mossa intorno al motivo della restituzione di un “paesaggio”. Una ricerca costante per individuare gli “elementi della composizione” attinenti ad un luogo. E’ stato in molti luoghi: ma il suo approccio ad essi è stato il medesimo. Ossia, sempre il dato visivo è stato semplificato, mediante la linea ed il colore, verso l’astrazione.
Parlando con lui, di fronte ad una distesa di quadrati e rettangoli che sono case dai tetti rossi di Castellamonte, insiste sulla riconoscibilità dei luoghi: “La strada è giusta” dice “va verso il Casino, all’estremità di S.Rocco”, in una visione dall’alto. Anche gli alberi assumono una forma semplificata, senza fronde. Il controllo dell’immagine, quindi, è severo: ma si rimane presi dall’incanto del colore, steso per valutare, per ottenere una determinata tonalità propria dell’ora.
La suggestione nasce perché si percepisce che il posto dipinto nel quadro è stato “visto”, è stato amato, rievoca ricordi, anche se, ricercando gli “elementi della composizione”, molti dati del reale sono andati persi, non sono stati registrati, restituiti. Ha viaggiato molto sempre dipingendo: una vita attraverso la pittura. Ora lavorando all’aperto, soprattutto nei campeggi, ora prendendo degli schizzi da rielaborare nello studio. E’ una galleria di paesi digradanti dalle colline, di porti, di castelli: sempre con l’intento di vedere mentalmente dei volumi, nella purezza di luce e colore.
Esemplare è la veduta di Chateaux de Joux, come quella di “Les Baux de Provence”. Ma anche velieri: le barche a vela ferme nei loro triangoli sul mare piatto, in un momento d’incantata sospensione. Sono note di viaggio in pittura: sempre sul pedale dell’astrazione lirica. Ogni tanto irrompe il mito, assecondato dalla lettura prediletta dell’”Odissea” di Omero. E qui compare il “nudo di donna” appreso alla scuola di Felice Casorati, d’estremo rigore nella riduzione degli aspetti visivi ad un fantasma mentale.
La rilettura per immagini dell’episodio omerico di Nausica con le ancelle, sulla marina, trae spunto dalla bellezza di luoghi di Calabria, lungo le coste. La “modella nello studio” è un quadro indicativo: il carboncino dalla posizione invertita, gli strumenti dell’architetto, la pipa e il gatto. Un momento di calma prima di ripartire. Sono sempre incontri con il “paesaggio” che s’imprimono sulla memoria, dando senso ad un’ormai lunga esistenza.
29
aprile 2006
Dario Berrino
Dal 29 aprile al 14 maggio 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO DELLA CERAMICA – PALAZZO DEI CONTI BOTTON
Castellamonte, Piazza Martiri Della Libertà, 28, (Torino)
Castellamonte, Piazza Martiri Della Libertà, 28, (Torino)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 16.00 – 19.00
Sabato, Domenica e 1° Maggio 10.00 – 12.00 / 15.00 – 19.00
Vernissage
29 Aprile 2006, ore 17.45
Sito web
222.darioberrino.it
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