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Heimatsofern
Le immagini del gruppo di lavoro si avvicinano al concetto di “Heimat” contemporaneamente da più parti: da sopra Orbs, o globi di luce, si calano sul paesaggio, da sotto lo sguardo insegue il taglio a quattro corsie che attraversa la valle, al fianco stanno paesi lungo la strada ai quali l’attributo di “heimatlich” è venuto meno, dentro si ritrovano scampoli di stoffa e brandelli di ricordi da trattenere. Gente di oggi popola gli spazi delle fotografie
Comunicato stampa
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Le immagini del gruppo di lavoro si avvicinano al concetto di “Heimat” contemporaneamente da più parti: da sopra Orbs, o globi di luce, si calano sul paesaggio, da sotto lo sguardo insegue il taglio a quattro corsie che attraversa la valle, al fianco stanno paesi lungo la strada ai quali l’attributo di “heimatlich” è venuto meno, dentro si ritrovano scampoli di stoffa e brandelli di ricordi da trattenere. Gente di oggi popola gli spazi delle fotografie.
Gli otto fotografi del Tirolo del Nord e del Sud "…si espongono al dilemma di trovare accessi del tutto originali all'area alpina, che nel contempo è la loro Heimat. Coscienti di un legame biografico e geografico, si accostano ai segni dell'estraneità, alle ferite del paesaggio e alle persone che oggigiorno si iscrivono in questi luoghi e con ciò anche se stessi." (Karin Dalla Torre)
Traffico di transito, architettura, generazioni, immigrazione, commistione culturale, idillio e cultura distrutta, globalizzazione e alienazione, manipolazione genetica e monocultura: un catalogo tematico che potrebbe indurre a moralizzare ma che al contrario nel progetto heimatsofern acquista una carica poetica attraverso soggetti particolari e diventa un’inattesa ed esotica ricerca di tracce.
In patria tutto è familiare. Varcata la soglia, riconosciamo gli spazi per la stoffa delle tende, dalla poltrona davanti al televisore, dal motivo sul tappeto, dalla ringhiera delle scale, dal balcone, dalla cornice della finestra, dalla mantovana. Lo sguardo verso l’esterno sfiora vigneti dalla struttura geometrica e frutteti coperti di teli; si posa su scarpate consolidate dall’uomo, valli di confine, guardavia dell’autostrada, colonne di macchine, segnali di divieto e parcheggi. Tutto è familiare. Il mondo al quale diamo forma, nel quale costruiamo è stretto. Tutto è estraneo. I luoghi della nostra quotidianità si assomigliano tutti: paesi lungo la strada, recinti di cemento, marchi di qualità. Luoghi insignificanti talvolta e di scarsa bellezza. “Heimat”? Potrebbe essere un luogo qualsiasi dell’Europa centrale. “Il mondo in cui viviamo rischia di diventare uniforme e privo d’immagine, al punto che l’alienazione nella quale si vive è ad esso riconducibile” (Bernhard Schlink)
“Heimat”, oggetto da collezione: così lontana, così vicina.
Gli otto fotografi del Tirolo del Nord e del Sud "…si espongono al dilemma di trovare accessi del tutto originali all'area alpina, che nel contempo è la loro Heimat. Coscienti di un legame biografico e geografico, si accostano ai segni dell'estraneità, alle ferite del paesaggio e alle persone che oggigiorno si iscrivono in questi luoghi e con ciò anche se stessi." (Karin Dalla Torre)
Traffico di transito, architettura, generazioni, immigrazione, commistione culturale, idillio e cultura distrutta, globalizzazione e alienazione, manipolazione genetica e monocultura: un catalogo tematico che potrebbe indurre a moralizzare ma che al contrario nel progetto heimatsofern acquista una carica poetica attraverso soggetti particolari e diventa un’inattesa ed esotica ricerca di tracce.
In patria tutto è familiare. Varcata la soglia, riconosciamo gli spazi per la stoffa delle tende, dalla poltrona davanti al televisore, dal motivo sul tappeto, dalla ringhiera delle scale, dal balcone, dalla cornice della finestra, dalla mantovana. Lo sguardo verso l’esterno sfiora vigneti dalla struttura geometrica e frutteti coperti di teli; si posa su scarpate consolidate dall’uomo, valli di confine, guardavia dell’autostrada, colonne di macchine, segnali di divieto e parcheggi. Tutto è familiare. Il mondo al quale diamo forma, nel quale costruiamo è stretto. Tutto è estraneo. I luoghi della nostra quotidianità si assomigliano tutti: paesi lungo la strada, recinti di cemento, marchi di qualità. Luoghi insignificanti talvolta e di scarsa bellezza. “Heimat”? Potrebbe essere un luogo qualsiasi dell’Europa centrale. “Il mondo in cui viviamo rischia di diventare uniforme e privo d’immagine, al punto che l’alienazione nella quale si vive è ad esso riconducibile” (Bernhard Schlink)
“Heimat”, oggetto da collezione: così lontana, così vicina.
02
maggio 2006
Heimatsofern
Dal 02 maggio al 03 giugno 2006
fotografia
Location
GALLERIA FOTO-FORUM
Bolzano, Via Weggenstein, 3f, (Bolzano)
Bolzano, Via Weggenstein, 3f, (Bolzano)
Orario di apertura
ma - ve 16-19.30, sa 10-12.30
Vernissage
2 Maggio 2006, ore 19
Autore