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Giulio Bollati – Visti da vicino. Immagini di cultura italiana
L’esposizione presenta una selezione di circa cinquanta fotografie (stampe originali e alcuni ingrandimenti) scattate da Giulio Bollati per lo più tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tratte dagli archivi di stampe e negativi che appartengono alla famiglia
Comunicato stampa
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In coincidenza con l’inaugurazione della mostra il giorno 8 maggio alle ore 17.00 sarà organizzato un ricordo di Giulio Bollati con interventi di Carlo Bertelli, Guido Davico Bonino, Vittorio Gregotti e Sebastiano Vassalli.
Il ricordo sarà introdotto da Francesco Profumo, Rettore del Politecnico di Torino, Fiorenzo Alfieri, Assessore alla Cultura del Comune di Torino, e Vera Comoli, Preside della II Facoltà di Architettura.
La mostra, a dieci anni dalla scomparsa di Giulio Bollati (18 maggio 1996), è promossa e organizzata dalla Seconda Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino con la Fondazione Torino Musei e con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Torino, in collaborazione con Albertina Bollati e Agnese Incisa. L’evento è patrocinato dal Comune di Torino e inserito nell’ambito delle manifestazioni di “Torino Capitale Mondiale del Libro con Roma” (23 aprile 2006 – 22 aprile 2007).
L’esposizione presenta una selezione di circa cinquanta fotografie (stampe originali e alcuni ingrandimenti) scattate da Giulio Bollati per lo più tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tratte dagli archivi di stampe e negativi che appartengono alla famiglia.
Editore, per anni figura emblematica della casa editrice Einaudi, (di cui è stato anche direttore editoriale), studioso, autore e uomo di cultura a tutto tondo, Giulio Bollati (1924-1996) ha manifestato con coerenza e convinzione un interesse specifico per la fotografia. Come curatore di collana e come editore ha pubblicato titoli impegnativi e incoraggiato studi e ricerche. Egli stesso ha scritto pagine illuminanti e innovative sulla fotografia.
In questa mostra Giulio Bollati è presentato come fotografo. Ha usato infatti il mezzo fotografico per fissare immagini di incontri, passeggiate, volti che appartengono a un periodo particolarmente felice e denso della cultura italiana e della sua vita letteraria ed editoriale. Riprese occasionali che evocano i tratti e la vivacità di un mondo culturale che – muovendosi sullo sfondo di Torino – è stato l’anima di un paese.
Bollati con le sue fotografie introduce nell’Olimpo della cultura italiana, così come faceva con i nuovi arrivati in casa editrice, iniziati di volta in volta a un compito alto: un’editoria concepita come impegno civile. Mostrando il risvolto quotidiano e quasi ludico di quell’Olimpo, rivela, nei tratti della rappresentazione, uno stato della mente. E lo fa con l’eloquenza dell’immagine, che restituisce quella sua passione e quell’attitudine a una cultura visiva, praticata anche nell’ideazione delle copertine, e perseguita come riflessione e ricerca intorno all’idea di un «vedere italiano», parte del carattere dell’identità nazionale.
Sono gli anni della sua presenza in Einaudi, alter ego dell’editore, l’età dei due Giulii. Il percorso della mostra si dipana tra fotografie scattate nel corso dei “ritiri spirituali” a Rhêmes-Notre Dame, in Valle d’Aosta, o negli incontri presso la tenuta della famiglia Einaudi a Dogliani, riprese di gruppo, primi piani, scatti in sequenza. Pavese, Ponchiroli, la Ginzburg, Vittorini, Manganelli, Gadda, Davico Bonino, Fossati, Cerati, Ferrero, Calvino. Il carisma di Giulio Einaudi nell’accenno di una croce alle spalle, i suoi collaboratori in posizione di partenza per la corsa, pronti per… una conquista intellettuale: proporre una nuova lettura, presentare al paese autori e tematiche originali, costruire un’idea di futuro. Riti come difesa dalla banalità, come partecipazione militante a una ricerca che la forza delle immagini, in cui Giulio Bollati ha sempre creduto, trasmette alludendo con l’eleganza e la determinazione che quanti lo hanno conosciuto possono testimoniare al senso più profondo e più vero di cosa rappresenti un libro e, in senso più ampio, il significato e la necessità di un progetto culturale, sia esso editoriale, architettonico, urbano, se sentito e vissuto come impegno civile.
Resta la lezione di un grande Maestro: nel suo allargare gli interessi, nell’obiettivo di una piena integrazione tra cultura scientifica e cultura letteraria e filosofica, nel credere nell’importanza e nella indipendenza della ricerca, in un’editoria che possa essere davvero stimolo e sprone culturale, non asservita agli accademismi. Un pensiero che ha condiviso all’interno dell’Einaudi e ha continuato a inseguire dopo, «console in esilio ricordando quello che hai fatto e sperato» (nelle parole raccolte da Ernesto Ferrero) indicando con tenacia la necessità del collegamento tra il mondo della cultura e la società civile, base per la costruzione della classe dirigente del paese.
Gli scatti con cui Giulio Bollati ha colto la schiera degli «einaudieri» – secondo la curiosa invenzione lessicale che si ritrova nelle lettere che Gianni Rodari scambia con questa sorta di scudieri, un corpo scelto a difesa dell’autorevolezza di un progetto culturale – trasmette con efficacia istantanea la vivacità, il confronto, il lavoro comune ma soprattutto la condivisione di un’idea. Le immagini danno fisicità e figura a un sodalizio che si rivela come un modo di essere, un comune sentire in cui, per qualche decennio, si è identificato anche il meglio della vita culturale italiana. Questo mondo ci è dato di vedere «da vicino», attraverso gli occhi divertiti ma lucidi del caro Bollatius (ancora Rodari).
Coordinamento scientifico e organizzativo: Rosa Tamborrino, Politecnico di Torino
Assistenza al coordinamento: Alessandro Martini, Politecnico di Torino.
Il catalogo è edito dalla Fondazione Torino Musei.
Il ricordo sarà introdotto da Francesco Profumo, Rettore del Politecnico di Torino, Fiorenzo Alfieri, Assessore alla Cultura del Comune di Torino, e Vera Comoli, Preside della II Facoltà di Architettura.
La mostra, a dieci anni dalla scomparsa di Giulio Bollati (18 maggio 1996), è promossa e organizzata dalla Seconda Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino con la Fondazione Torino Musei e con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Torino, in collaborazione con Albertina Bollati e Agnese Incisa. L’evento è patrocinato dal Comune di Torino e inserito nell’ambito delle manifestazioni di “Torino Capitale Mondiale del Libro con Roma” (23 aprile 2006 – 22 aprile 2007).
L’esposizione presenta una selezione di circa cinquanta fotografie (stampe originali e alcuni ingrandimenti) scattate da Giulio Bollati per lo più tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tratte dagli archivi di stampe e negativi che appartengono alla famiglia.
Editore, per anni figura emblematica della casa editrice Einaudi, (di cui è stato anche direttore editoriale), studioso, autore e uomo di cultura a tutto tondo, Giulio Bollati (1924-1996) ha manifestato con coerenza e convinzione un interesse specifico per la fotografia. Come curatore di collana e come editore ha pubblicato titoli impegnativi e incoraggiato studi e ricerche. Egli stesso ha scritto pagine illuminanti e innovative sulla fotografia.
In questa mostra Giulio Bollati è presentato come fotografo. Ha usato infatti il mezzo fotografico per fissare immagini di incontri, passeggiate, volti che appartengono a un periodo particolarmente felice e denso della cultura italiana e della sua vita letteraria ed editoriale. Riprese occasionali che evocano i tratti e la vivacità di un mondo culturale che – muovendosi sullo sfondo di Torino – è stato l’anima di un paese.
Bollati con le sue fotografie introduce nell’Olimpo della cultura italiana, così come faceva con i nuovi arrivati in casa editrice, iniziati di volta in volta a un compito alto: un’editoria concepita come impegno civile. Mostrando il risvolto quotidiano e quasi ludico di quell’Olimpo, rivela, nei tratti della rappresentazione, uno stato della mente. E lo fa con l’eloquenza dell’immagine, che restituisce quella sua passione e quell’attitudine a una cultura visiva, praticata anche nell’ideazione delle copertine, e perseguita come riflessione e ricerca intorno all’idea di un «vedere italiano», parte del carattere dell’identità nazionale.
Sono gli anni della sua presenza in Einaudi, alter ego dell’editore, l’età dei due Giulii. Il percorso della mostra si dipana tra fotografie scattate nel corso dei “ritiri spirituali” a Rhêmes-Notre Dame, in Valle d’Aosta, o negli incontri presso la tenuta della famiglia Einaudi a Dogliani, riprese di gruppo, primi piani, scatti in sequenza. Pavese, Ponchiroli, la Ginzburg, Vittorini, Manganelli, Gadda, Davico Bonino, Fossati, Cerati, Ferrero, Calvino. Il carisma di Giulio Einaudi nell’accenno di una croce alle spalle, i suoi collaboratori in posizione di partenza per la corsa, pronti per… una conquista intellettuale: proporre una nuova lettura, presentare al paese autori e tematiche originali, costruire un’idea di futuro. Riti come difesa dalla banalità, come partecipazione militante a una ricerca che la forza delle immagini, in cui Giulio Bollati ha sempre creduto, trasmette alludendo con l’eleganza e la determinazione che quanti lo hanno conosciuto possono testimoniare al senso più profondo e più vero di cosa rappresenti un libro e, in senso più ampio, il significato e la necessità di un progetto culturale, sia esso editoriale, architettonico, urbano, se sentito e vissuto come impegno civile.
Resta la lezione di un grande Maestro: nel suo allargare gli interessi, nell’obiettivo di una piena integrazione tra cultura scientifica e cultura letteraria e filosofica, nel credere nell’importanza e nella indipendenza della ricerca, in un’editoria che possa essere davvero stimolo e sprone culturale, non asservita agli accademismi. Un pensiero che ha condiviso all’interno dell’Einaudi e ha continuato a inseguire dopo, «console in esilio ricordando quello che hai fatto e sperato» (nelle parole raccolte da Ernesto Ferrero) indicando con tenacia la necessità del collegamento tra il mondo della cultura e la società civile, base per la costruzione della classe dirigente del paese.
Gli scatti con cui Giulio Bollati ha colto la schiera degli «einaudieri» – secondo la curiosa invenzione lessicale che si ritrova nelle lettere che Gianni Rodari scambia con questa sorta di scudieri, un corpo scelto a difesa dell’autorevolezza di un progetto culturale – trasmette con efficacia istantanea la vivacità, il confronto, il lavoro comune ma soprattutto la condivisione di un’idea. Le immagini danno fisicità e figura a un sodalizio che si rivela come un modo di essere, un comune sentire in cui, per qualche decennio, si è identificato anche il meglio della vita culturale italiana. Questo mondo ci è dato di vedere «da vicino», attraverso gli occhi divertiti ma lucidi del caro Bollatius (ancora Rodari).
Coordinamento scientifico e organizzativo: Rosa Tamborrino, Politecnico di Torino
Assistenza al coordinamento: Alessandro Martini, Politecnico di Torino.
Il catalogo è edito dalla Fondazione Torino Musei.
08
maggio 2006
Giulio Bollati – Visti da vicino. Immagini di cultura italiana
Dall'otto al 20 maggio 2006
fotografia
Location
POLITECNICO DI TORINO- II FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – CASTELLO DEL VALENTINO
Torino, Viale Pier Andrea Mattioli, 39, (Torino)
Torino, Viale Pier Andrea Mattioli, 39, (Torino)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 12-19, sabato 9-13, chiuso domenica
Vernissage
8 Maggio 2006, ore 17
Editore
FONDAZIONE TORINO MUSEI
Autore