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Segno e colore
venticinque opere di Accardi, Dorazio, Perilli, Sanfilippo e Turcato realizzate tra il 1947 e il 1995. Il nucleo più cospicuo risale al cruciale periodo 1955-1963
Comunicato stampa
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Da martedì 16 maggio alla Galleria Ricerca d’Arte venticinque opere di Accardi, Dorazio, Perilli, Sanfilippo e Turcato realizzate tra il 1947 e il 1995. Il nucleo più cospicuo risale al cruciale periodo
1955-1963. La mostra, commentata da un catalogo a cura di Claudia Terenzia e Nadja Perilli, segue i percorsi di ricerca individuale dei cinque protagonisti del rinnovamento dell’arte italiana del dopoguerra, mettendo in luce gli originali contributi di ognuno nell’ambito di una comune tendenza teorico-formale.
Segno e colore. 5 artisti di e oltre Forma 1 è una mostra che nasce con un preciso obiettivo, esplicitamente dichiarato nel titolo: seguire il percorso di ricerca individuale di cinque pittori DI Forma 1 OLTRE i limiti temporali di quella esperienza, fondamentale ai fini del rinnovamento dell’arte italiana del ‘900, ma già esaurita nel 1951.
Dal 16 maggio,nella galleria Ricerca d’arte, Accardi, Dorazio, Perilli, Sanfilippo e Turcato si eserciteranno attorno al concetto di forma pura, declinandolo ciascuno in un proprio originalissimo modo.
Da un linguaggio comune scaturiscono cinque straordinari mondi artistici:
la FORMA-SEGNO di Carla Accardi
Un viaggio verso l’inconscio partendo dal segno. Grovigli segnici costruiti attraverso il metodo dell’“integrazione” di ogni nuovo segno a quelli vicini. Con un effetto di dilatazione, accumulo e ripetizione all’infinito.
La FORMA-LUCE di Piero Dorazio
Un attraversamento ripetuto di segmenti di colore dai quali emana tutta la gamma cromatica della luce. Una pittura personalissima, del tutto sganciata da ogni altra idea di astrattismo.
La FORMA-SPAZIO di Achille Perilli
Analisi e interpretazione della superficie. Una narrazione fantastica e irrazionale tutta protesa verso la costruzione di uno spazio.
La FORMA-RITMO di Antonio Sanfilippo
L’importante per Sanfilippo è “creare tessiture di colori dettate da un’idea di ritmo”. Minuscoli segni, attaccandosi uno all’altro, espandono ritmicamente il colore all’interno della superficie.
La FORMA-MATERIA di Giulio Turcato
Il problema della collocazione della materia sulla superficie. Una pittura curiosa di sperimentare le possibilità dei materiali più inconsueti: il vinavil, il catrame, la gommapiuma, il fluorescente.
Si parte con tavolo tondo alla finestra, un acquerello di Dorazio del 1947. Un vero e proprio incunabolo, considerando che il Manifesto di Forma 1 fu pubblicato il 15 marzo di quell’anno. Si arriva al 1995, ma il nucleo più cospicuo delle venticinque opere in mostra appartiene al periodo compreso tra la seconda metà dei Cinquanta e la prima dei Sessanta. Anni in cui quei dipinti, che oggi leggiamo come la rivelazione della poesia del segno, del colore e della superficie, erano al centro di una dura polemica. Affermare che in arte esiste soltanto la realtà della forma pura era il vero scandalo dell’Italia provinciale del dopoguerra. L’idea che l’arte non vada svilita a mero strumento di comunicazione di contenuti, ancorché moralmente e socialmente edificanti, perché il suo contenuto è la forma, fu per anni l’eresia messa fieramente all’indice dall’opinione pubblica e da un vasto schieramento di intellettuali trasversale alle ideologie. Erano tutti marxisti dichiarati i ragazzi di Forma 1 e quasi tutti iscritti al Partito Comunista ma, scrive Piero Dorazio: “Appena messa in circolazione... la nostra rivista fu condannata senza appello dai cervelloni del PCI e dagli intellettuali borghesi romani”. Era troppo presto per capire o forse era sin troppo chiaro sin da allora che “proprio quel manifesto era il primo attacco in Europa diretto allo stalinismo e al conformismo del PCI; esso indicava chiaramente come l’estetica potesse contribuire all’etica di una sinistra progressista e veramente moderna”.
1955-1963. La mostra, commentata da un catalogo a cura di Claudia Terenzia e Nadja Perilli, segue i percorsi di ricerca individuale dei cinque protagonisti del rinnovamento dell’arte italiana del dopoguerra, mettendo in luce gli originali contributi di ognuno nell’ambito di una comune tendenza teorico-formale.
Segno e colore. 5 artisti di e oltre Forma 1 è una mostra che nasce con un preciso obiettivo, esplicitamente dichiarato nel titolo: seguire il percorso di ricerca individuale di cinque pittori DI Forma 1 OLTRE i limiti temporali di quella esperienza, fondamentale ai fini del rinnovamento dell’arte italiana del ‘900, ma già esaurita nel 1951.
Dal 16 maggio,nella galleria Ricerca d’arte, Accardi, Dorazio, Perilli, Sanfilippo e Turcato si eserciteranno attorno al concetto di forma pura, declinandolo ciascuno in un proprio originalissimo modo.
Da un linguaggio comune scaturiscono cinque straordinari mondi artistici:
la FORMA-SEGNO di Carla Accardi
Un viaggio verso l’inconscio partendo dal segno. Grovigli segnici costruiti attraverso il metodo dell’“integrazione” di ogni nuovo segno a quelli vicini. Con un effetto di dilatazione, accumulo e ripetizione all’infinito.
La FORMA-LUCE di Piero Dorazio
Un attraversamento ripetuto di segmenti di colore dai quali emana tutta la gamma cromatica della luce. Una pittura personalissima, del tutto sganciata da ogni altra idea di astrattismo.
La FORMA-SPAZIO di Achille Perilli
Analisi e interpretazione della superficie. Una narrazione fantastica e irrazionale tutta protesa verso la costruzione di uno spazio.
La FORMA-RITMO di Antonio Sanfilippo
L’importante per Sanfilippo è “creare tessiture di colori dettate da un’idea di ritmo”. Minuscoli segni, attaccandosi uno all’altro, espandono ritmicamente il colore all’interno della superficie.
La FORMA-MATERIA di Giulio Turcato
Il problema della collocazione della materia sulla superficie. Una pittura curiosa di sperimentare le possibilità dei materiali più inconsueti: il vinavil, il catrame, la gommapiuma, il fluorescente.
Si parte con tavolo tondo alla finestra, un acquerello di Dorazio del 1947. Un vero e proprio incunabolo, considerando che il Manifesto di Forma 1 fu pubblicato il 15 marzo di quell’anno. Si arriva al 1995, ma il nucleo più cospicuo delle venticinque opere in mostra appartiene al periodo compreso tra la seconda metà dei Cinquanta e la prima dei Sessanta. Anni in cui quei dipinti, che oggi leggiamo come la rivelazione della poesia del segno, del colore e della superficie, erano al centro di una dura polemica. Affermare che in arte esiste soltanto la realtà della forma pura era il vero scandalo dell’Italia provinciale del dopoguerra. L’idea che l’arte non vada svilita a mero strumento di comunicazione di contenuti, ancorché moralmente e socialmente edificanti, perché il suo contenuto è la forma, fu per anni l’eresia messa fieramente all’indice dall’opinione pubblica e da un vasto schieramento di intellettuali trasversale alle ideologie. Erano tutti marxisti dichiarati i ragazzi di Forma 1 e quasi tutti iscritti al Partito Comunista ma, scrive Piero Dorazio: “Appena messa in circolazione... la nostra rivista fu condannata senza appello dai cervelloni del PCI e dagli intellettuali borghesi romani”. Era troppo presto per capire o forse era sin troppo chiaro sin da allora che “proprio quel manifesto era il primo attacco in Europa diretto allo stalinismo e al conformismo del PCI; esso indicava chiaramente come l’estetica potesse contribuire all’etica di una sinistra progressista e veramente moderna”.
16
maggio 2006
Segno e colore
Dal 16 maggio al 30 giugno 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA RICERCA D’ARTE
Roma, Via Di Monserrato, 121/a, (Roma)
Roma, Via Di Monserrato, 121/a, (Roma)
Orario di apertura
11.00-13.00 / 16.30-20.00
Chiuso sabato e nei giorni festivi
Vernissage
16 Maggio 2006, ore 18
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore