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Luigi Profeta – Ferite-Identità
quadri e sculture: 30 opere inedite del giovane artista milanese
Comunicato stampa
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Dal catalogo "LUIGI PROFETA - Riflessi inconsci", Apollo e Dioniso Ed., genn. 2006:
L'arte di Luigi Profeta nasce da un rapporto fortemente dialettico (e a tratti conflittuale) tra elementi contrapposti: luce e tenebre, ordine e caos, forma e materia.
Si tratta, come è facile arguire dalle coppie di elementi contrapposti, di un’arte che potremmo definire, senza tema di smentita, di matrice "filosofico-cosmogonica", anche se poi i titoli delle opere ci rimandano ad origini di marca più spiccatamente personale e psicologica. L’autore stesso, parlando delle sue opere (che nella maggior parte dei casi più che quadri sarebbe il caso di definire più propriamente "bassorilievi"), fornisce spiegazioni di tipo autobiografico e psicologico, attribuendo ad ogni segno ed elemento presente nell’opera il valore di metafora: metafore che scaturiscono per raccontare un proprio momento esistenziale, un proprio "stato d’animo", l’emozione di un istante.
E su tutto ciò nulla da eccepire. Ne prendiamo atto.
Ma il fatto è che l’arte, quando davvero è tale, vive di vita propria, e le opere spesso travalicano le intenzioni stesse dell’autore. è questo il prodigio della "creazione" artistica.
Ed è questo il prodigio delle opere di Profeta, che pur nascendo come catarsi del tutto personale, privata e circostanziata, finiscono per farsi discorso assoluto (e problematico) su questioni cosmo-goniche, filosofiche, estetiche.
Come non leggere infatti in chiave "biblica" o più genericamente "cosmogonica", ad esempio, lo scontro tra la luce e le tenebre che caratterizza tante opere di Profeta? Molte sono infatti le narrazioni mitiche sull’origine del Cosmo che vedono nella separazione tra la luce e le tenebre un momento essenziale.
Allo stesso modo le sistematiche variazioni che regolano la giustapposizine tra forme geometriche (cubetti, parallelepipedi di legno, semisfere in rilievo) e materia informe (i fondi "materici" e dai colori cangianti) sembrano rimandare ad arcaiche questioni filosofiche come il rapporto di aristotelica memoria tra Forma e Materia, o più a moderni problemi psicologici, come il conflitto tra Conscio ed Inconscio, o, se si preferisce, tra Ragione e Istinti profondi.
Tutto questo espresso con un linguaggio personalissimo che riesce ad essere, al tempo stesso, arcaico e post-moderno e sottilmente ambiguo. Un linguaggio dove nulla è ciò che sembra: il legno sembra metallo, la tela sembra legno, ciò che è morbido sembra duro, e ciò che parrebbe rappresentare il pensiero razionale (i cubetti, i parallelepipedi) simboleggia invece l’Inconscio (e viceversa).
Nulla è ciò che sembra e tutto va interpretato.
Virgilio Patarini
L'arte di Luigi Profeta nasce da un rapporto fortemente dialettico (e a tratti conflittuale) tra elementi contrapposti: luce e tenebre, ordine e caos, forma e materia.
Si tratta, come è facile arguire dalle coppie di elementi contrapposti, di un’arte che potremmo definire, senza tema di smentita, di matrice "filosofico-cosmogonica", anche se poi i titoli delle opere ci rimandano ad origini di marca più spiccatamente personale e psicologica. L’autore stesso, parlando delle sue opere (che nella maggior parte dei casi più che quadri sarebbe il caso di definire più propriamente "bassorilievi"), fornisce spiegazioni di tipo autobiografico e psicologico, attribuendo ad ogni segno ed elemento presente nell’opera il valore di metafora: metafore che scaturiscono per raccontare un proprio momento esistenziale, un proprio "stato d’animo", l’emozione di un istante.
E su tutto ciò nulla da eccepire. Ne prendiamo atto.
Ma il fatto è che l’arte, quando davvero è tale, vive di vita propria, e le opere spesso travalicano le intenzioni stesse dell’autore. è questo il prodigio della "creazione" artistica.
Ed è questo il prodigio delle opere di Profeta, che pur nascendo come catarsi del tutto personale, privata e circostanziata, finiscono per farsi discorso assoluto (e problematico) su questioni cosmo-goniche, filosofiche, estetiche.
Come non leggere infatti in chiave "biblica" o più genericamente "cosmogonica", ad esempio, lo scontro tra la luce e le tenebre che caratterizza tante opere di Profeta? Molte sono infatti le narrazioni mitiche sull’origine del Cosmo che vedono nella separazione tra la luce e le tenebre un momento essenziale.
Allo stesso modo le sistematiche variazioni che regolano la giustapposizine tra forme geometriche (cubetti, parallelepipedi di legno, semisfere in rilievo) e materia informe (i fondi "materici" e dai colori cangianti) sembrano rimandare ad arcaiche questioni filosofiche come il rapporto di aristotelica memoria tra Forma e Materia, o più a moderni problemi psicologici, come il conflitto tra Conscio ed Inconscio, o, se si preferisce, tra Ragione e Istinti profondi.
Tutto questo espresso con un linguaggio personalissimo che riesce ad essere, al tempo stesso, arcaico e post-moderno e sottilmente ambiguo. Un linguaggio dove nulla è ciò che sembra: il legno sembra metallo, la tela sembra legno, ciò che è morbido sembra duro, e ciò che parrebbe rappresentare il pensiero razionale (i cubetti, i parallelepipedi) simboleggia invece l’Inconscio (e viceversa).
Nulla è ciò che sembra e tutto va interpretato.
Virgilio Patarini
10
giugno 2006
Luigi Profeta – Ferite-Identità
Dal 10 al 22 giugno 2006
giovane arte
Location
ATELIER CHAGALL
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Milano, Alzaia Naviglio Grande, 4, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 14.30 alle 17.30, domenica dalle 11 alle 19, lun.e mart. chiuso
Vernissage
10 Giugno 2006, ore 16
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