Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Eugenio Spallazzi – K.O.
Pugili, trainer, organizzatori e sponsor insieme ad artisti e personaggi del mondo della cultura daranno vita ad un dibattito il cui spunto è offerto dalla mostra di immagini fotografiche realizzate da Eugenio Spallazzi
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 16 giugno alle ore 21.00 il Caffè Letterario presenta una serata dedicata all’incontro tra la cultura ed il mondo della boxe.
Pugili, trainer, organizzatori e sponsor insieme ad artisti e personaggi del mondo della cultura daranno vita ad un dibattito il cui spunto è offerto dalla mostra di immagini fotografiche realizzate da Eugenio Spallazzi. Curatore dell’evento è Giuseppe Salerno.
dal testo di Giuseppe Salerno:
Se il predominio fisico di un essere umano sull’altro trova fondamento nel bisogno di affermazione e difesa del potere derivante dall’appropriazione, l’intera storia dell’umanità altro non è che un lungo racconto sull’uso della violenza. Violenza che vede dapprima i singoli individui tra loro in lotta per la sopravvivenza, poi le società organizzate muoversi a tutela della proprietà e degli interessi collettivi sin tanto che, man mano che le società crescono in dimensione e complessità, il ricorso alle mani viene delegato a forze che, armate, trovano nella guerra la propria ragione di vita e nella difesa dei confini della Patria la propria giustificazione. Poi il mondo diviene un grande villaggio globale, gli eserciti perseguono interessi economici senza bandiere, si vestono di sentimenti umanitari e le guerre non si chiamano più guerre mentre il sangue continua a scorrere ed i morti divengono lo spettacolo quotidiano di una umanità che, incollata ai televisori, conta le sole vittime dello stesso colore della propria pelle.
Io, che della lotta per la sopravvivenza non ho memoria e della guerra ho una conoscenza mediatica, da sempre coltivo la non violenza. Ed è con questa convinzione che mi trovo a sfogliare le immagini con le quali Eugenio Spallazzi accende i riflettori su un mondo a me sconosciuto: quello del pugilato. Sono foto attuali che immediatamente mi riportano alla mente immagini dell’infanzia: quelle del cinema neorealista che narra le miserie e le speranze della società italiana del primo dopoguerra. Ecco così che alle grandi stampe a colori si sovrappone la memoria di un paese lontano, in bianco e nero, che si rimbocca le maniche mentre tenta la fortuna al gioco del lotto.
Una Italia quella di allora, intrisa di sudore e speranza, dove, come nell’antica Roma, si alimentavano grandi illusioni in chi nel coraggio e nella forza fisica cercava una facile via di riscatto.
“So’ contento!” ripeteva il pugile “sonato” interpretato da Vittorio Gasman.
Riportando lo sguardo al presente devo riconoscere che le inquadrature di Spallazzi, colorate, cariche di quanto la società dei consumi e dello spettacolo riversa sul mercato della Boxe, mai mi inducono a dimenticare che i soli, veri protagonisti di quegli scatti sono gli uomini con le tensioni, le speranze, le delusioni, la rabbia, la violenza, il dolore, la sconfitta che accompagnano chi ancora oggi, nel millennio del Grande Fratello, combatte per la vittoria.
Imbrigliata dal regolamento, ma reclamata a gran voce dal pubblico, la violenza puntualmente esplode e Spallazzi, senza compiacimento, coglie inquadrature dove i colori della pelle, dei tatuaggi, delle stoffe, dei calzari e dei guantoni, impregnati di sudore e contaminati dal sangue delle ferite, danno luce a masse corporee che rasentano talvolta l’astrazione.
Sport antico come l’uomo, la boxe assume ai miei occhi il merito/demerito di mettere a confronto in un ritmo serrato i contendenti, senza alcuna mediazione. Pensiero ed azione tornano ad essere indissolubilmente legati come quando mors tua era vita mea.
Immagini forti, cariche di umanità quelle di Spallazzi, svelatrici di una natura umana mai superata. Immagini che sollecitano infinite riflessioni intorno a mondi che, per quanto vorremmo rimuovere, sentiamo ora il dovere di prendere in più attenta considerazione prima di qualunque ipotesi di cambio di rotta.
Pugili, trainer, organizzatori e sponsor insieme ad artisti e personaggi del mondo della cultura daranno vita ad un dibattito il cui spunto è offerto dalla mostra di immagini fotografiche realizzate da Eugenio Spallazzi. Curatore dell’evento è Giuseppe Salerno.
dal testo di Giuseppe Salerno:
Se il predominio fisico di un essere umano sull’altro trova fondamento nel bisogno di affermazione e difesa del potere derivante dall’appropriazione, l’intera storia dell’umanità altro non è che un lungo racconto sull’uso della violenza. Violenza che vede dapprima i singoli individui tra loro in lotta per la sopravvivenza, poi le società organizzate muoversi a tutela della proprietà e degli interessi collettivi sin tanto che, man mano che le società crescono in dimensione e complessità, il ricorso alle mani viene delegato a forze che, armate, trovano nella guerra la propria ragione di vita e nella difesa dei confini della Patria la propria giustificazione. Poi il mondo diviene un grande villaggio globale, gli eserciti perseguono interessi economici senza bandiere, si vestono di sentimenti umanitari e le guerre non si chiamano più guerre mentre il sangue continua a scorrere ed i morti divengono lo spettacolo quotidiano di una umanità che, incollata ai televisori, conta le sole vittime dello stesso colore della propria pelle.
Io, che della lotta per la sopravvivenza non ho memoria e della guerra ho una conoscenza mediatica, da sempre coltivo la non violenza. Ed è con questa convinzione che mi trovo a sfogliare le immagini con le quali Eugenio Spallazzi accende i riflettori su un mondo a me sconosciuto: quello del pugilato. Sono foto attuali che immediatamente mi riportano alla mente immagini dell’infanzia: quelle del cinema neorealista che narra le miserie e le speranze della società italiana del primo dopoguerra. Ecco così che alle grandi stampe a colori si sovrappone la memoria di un paese lontano, in bianco e nero, che si rimbocca le maniche mentre tenta la fortuna al gioco del lotto.
Una Italia quella di allora, intrisa di sudore e speranza, dove, come nell’antica Roma, si alimentavano grandi illusioni in chi nel coraggio e nella forza fisica cercava una facile via di riscatto.
“So’ contento!” ripeteva il pugile “sonato” interpretato da Vittorio Gasman.
Riportando lo sguardo al presente devo riconoscere che le inquadrature di Spallazzi, colorate, cariche di quanto la società dei consumi e dello spettacolo riversa sul mercato della Boxe, mai mi inducono a dimenticare che i soli, veri protagonisti di quegli scatti sono gli uomini con le tensioni, le speranze, le delusioni, la rabbia, la violenza, il dolore, la sconfitta che accompagnano chi ancora oggi, nel millennio del Grande Fratello, combatte per la vittoria.
Imbrigliata dal regolamento, ma reclamata a gran voce dal pubblico, la violenza puntualmente esplode e Spallazzi, senza compiacimento, coglie inquadrature dove i colori della pelle, dei tatuaggi, delle stoffe, dei calzari e dei guantoni, impregnati di sudore e contaminati dal sangue delle ferite, danno luce a masse corporee che rasentano talvolta l’astrazione.
Sport antico come l’uomo, la boxe assume ai miei occhi il merito/demerito di mettere a confronto in un ritmo serrato i contendenti, senza alcuna mediazione. Pensiero ed azione tornano ad essere indissolubilmente legati come quando mors tua era vita mea.
Immagini forti, cariche di umanità quelle di Spallazzi, svelatrici di una natura umana mai superata. Immagini che sollecitano infinite riflessioni intorno a mondi che, per quanto vorremmo rimuovere, sentiamo ora il dovere di prendere in più attenta considerazione prima di qualunque ipotesi di cambio di rotta.
16
giugno 2006
Eugenio Spallazzi – K.O.
16 giugno 2006
fotografia
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
CAFFE’ LETTERARIO
Roma, Via Ostiense, 83, (Roma)
Roma, Via Ostiense, 83, (Roma)
Vernissage
16 Giugno 2006, ore 21
Autore
Curatore