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Collettiva
un’interessante rassegna particolarmente importante per gli artisti rappresentati e per la qualità delle opere esposte, quasi tutti pezzi unici
Comunicato stampa
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S’inaugura venerdì 23 giugno 2006 alle ore 18.30 alla Galleria Cartesius di Trieste (Via Carducci 10) un’interessante rassegna particolarmente importante per gli artisti rappresentati e per la qualità delle opere esposte, quasi tutti pezzi unici. L’esposizione propone infatti più di una ventina di lavori, realizzati prevalentemente su carta, di alcuni tra gli autori più significativi ed innovatori dell’area del Nord Est: da Afro, Celiberti e Zigaina a Music e Vedova. La mostra, che si avvale della ricerca storica dell’architetto Marianna Accerboni, rimarrà visitabile fino al 31 luglio.
L’esposizione prospetta un’interessante itinerario del segno contemporaneo. Afro (Udine 1912 – Zurigo 1976) è presente - scrive Accerboni - con tre tecniche miste realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta e una grande grafica degli anni Settanta, in cui il gesto si libera gradualmente dalle modulazioni ad incastro d’ispirazione cubista e postcubista verso le nuove raffinate mete intellettuali dell’informale. Emilio Vedova (Venezia 1919), uno dei più grandi artisti italiani viventi, geniale autodidatta, sensibilissimo assertore, fin dagli esordi, dell’urgenza di rinnovare il linguaggio dell’arte, compare con tre tecniche miste degli anni cinquanta, che testimoniano un momento della sua coraggiosa astrazione venata di romanticismo. Della produzione di Zoran Music (Gorizia 1909 – Parigi 2005), la mostra propone un momento centrale attraverso tre tecniche miste degli anni Cinquanta e una degli anni Sessanta, dedicate al tema delle colline senesi, delle donne al mercato e della sintesi dei “Fiori a Cortina”. In tali lavori l’artista riprende, dopo la tragedia di Dachau, la vita e l’attività pittorica, dando il via a quel processo di rarefazione e di osmosi tra memoria, realtà e rappresentazione, che qualifica la sua pittura. Di Giorgio Celiberti (Udine 1929) - formatosi a Venezia (dove l’artista frequentò lo studio di Vedova e fu amico di Tancredi) e nei lunghi viaggi e soggiorni a Parigi, in America, a Bruxelles, Londra e Roma, durante i quali egli apprese e rielaborò la strada dell’astrattismo e dell’informale e una poetica del segno di valenza europea, cara a Klee, Wols, Dubuffet, Tàpies - sono esposti due grandi oli su tela del ’52, d’inclinazione ancora figurativa, e una natura morta. Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli 1924) è presente con quattro tecniche miste della metà degli anni Settanta, realizzate a disegno ad inchiostro e interventi a tempera, che testimoniano la libertà figurativa dell’artista e tra le quali incontriamo l’affascinante opera intitolata Mio padre l’Ariete.
L’esposizione prospetta un’interessante itinerario del segno contemporaneo. Afro (Udine 1912 – Zurigo 1976) è presente - scrive Accerboni - con tre tecniche miste realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta e una grande grafica degli anni Settanta, in cui il gesto si libera gradualmente dalle modulazioni ad incastro d’ispirazione cubista e postcubista verso le nuove raffinate mete intellettuali dell’informale. Emilio Vedova (Venezia 1919), uno dei più grandi artisti italiani viventi, geniale autodidatta, sensibilissimo assertore, fin dagli esordi, dell’urgenza di rinnovare il linguaggio dell’arte, compare con tre tecniche miste degli anni cinquanta, che testimoniano un momento della sua coraggiosa astrazione venata di romanticismo. Della produzione di Zoran Music (Gorizia 1909 – Parigi 2005), la mostra propone un momento centrale attraverso tre tecniche miste degli anni Cinquanta e una degli anni Sessanta, dedicate al tema delle colline senesi, delle donne al mercato e della sintesi dei “Fiori a Cortina”. In tali lavori l’artista riprende, dopo la tragedia di Dachau, la vita e l’attività pittorica, dando il via a quel processo di rarefazione e di osmosi tra memoria, realtà e rappresentazione, che qualifica la sua pittura. Di Giorgio Celiberti (Udine 1929) - formatosi a Venezia (dove l’artista frequentò lo studio di Vedova e fu amico di Tancredi) e nei lunghi viaggi e soggiorni a Parigi, in America, a Bruxelles, Londra e Roma, durante i quali egli apprese e rielaborò la strada dell’astrattismo e dell’informale e una poetica del segno di valenza europea, cara a Klee, Wols, Dubuffet, Tàpies - sono esposti due grandi oli su tela del ’52, d’inclinazione ancora figurativa, e una natura morta. Giuseppe Zigaina (Cervignano del Friuli 1924) è presente con quattro tecniche miste della metà degli anni Settanta, realizzate a disegno ad inchiostro e interventi a tempera, che testimoniano la libertà figurativa dell’artista e tra le quali incontriamo l’affascinante opera intitolata Mio padre l’Ariete.
23
giugno 2006
Collettiva
Dal 23 giugno al 10 agosto 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA CARTESIUS
Trieste, Via Giosuè Carducci, 10, (Trieste)
Trieste, Via Giosuè Carducci, 10, (Trieste)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.30–12.30 e 16.30–19.30
Vernissage
23 Giugno 2006, ore 18.30
Autore
Curatore