"Obupany" è un progetto che sta nascendo a Venezia dalla voglia di alcuni giovani artisti -(per lo più studenti dell'Accademia di Belle Arti di Venezia)- di uscire allo scoperto e di far conoscere le proprie idee, indipendentemente da un contesto puramente commerciale (ancora eccessivamente intriso di uno stile novecentesco che fa maniera, quando non è cialtroneria spacciata per intellettualismo).

Obupany (dallo sloveno obupani) significa propriamente disperati.. Ma disperati da cosa? Se lo chiedo a uno di loro mi risponde: "in realtà penso sia chiaro dal logo… una bussola che indica anche direzioni intermedie in alternativa ai punti cardinali "principali", cancellati in rosso perché segni del passato, di strade già percorse..è Callimaco, mi pare, che nel prologo agli Aitia dice di non voler percorrere strade già percorse da altri… e allora è a questo punto che nasce la disperazione dal…dove andare allora?? Creare qualcosa di nuovo, in questo mondo dell'arte che ha già visto la bellezza trascendente e la spazzatura diventata "Opera", che vuol dire? Il disorientamento porta, ci porta, alla disperazione.." (N.R.M. -Venezia 06/07/2006 ore 18.00)

Mi piace la risposta! Molto buona! Vorrei, però, aggiungere una provocazione: e se si provasse a partire per un viaggio alla ricerca della speranza? E se poi si scoprisse che siamo noi stessi la risposta alle nostre preghiere e desideri più profondi?.. Se foste voi i chiamati ad essere segno di speranza?..non è già ampia la schiera dei Disperati?

La risposta non tarda: "Ma appunto…noi siamo partiti..abbiamo intrapreso questo viaggio..".

In sloveno "disperati non ha "ypsilon" finale: la hanno messa per non creare ambiguità, per non essere, appunto, dei veri disperati.. mi piace (con un tocco mediterraneo, interpretare la "y" come in spagnolo, congiunzione "e": disperati e.." "e...in cammino" "e...pieni di volontà e speranza" "e...".

Così Obupany inaugura la sua prima esposizione (Obupany's).. a Laconi (Oristano) dal 22 al 26 luglio 2006.-vernissage: lunedì 22luglio ore 19.00, Centro Culturale-

L'esposizione prevede performance, video, installazioni, pittura e incisione.. Qualcosa di nuovo nel panorama artistico sardo, tuttora ancorato alla pittura paesaggistica e ritrattistica, ma non solo sarda. Questi giovani hanno l'umiltà di voler imparare, la sapienza di saper già dire, la saggezza di valutare correttamente la povertà di sistemi di riferimento culturale contemporaneo e il coraggio di voler aprire una strada seria..

In mostra le tele, le fotografie e un'installazione di Nicola Ruben Montini, le fotopitture di Denis Girardi, le incisioni di Mateja Suligoj, i video di Francesco Paolo Ruggiero, le fotografie di Nika Corsic, le tele, gli scatti e un'installazione di Ursa Brate, gli astratti di Aleksa Djurkovic, i paesaggi annebbiati di Taja Macek... Un appuntamento unico sull'isola che sarebbe un peccato perdere... Andate, guardate,e ... ascoltate il cuore che davanti a queste opere vi parlerà di suggestioni di arte e vita tutt'altro che scontate e tutt'altro che disperate.