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Nancy Radloff
installazioni di Nancy Radloff (Los Angeles, 1955), esposte in occasione della sua prima mostra personale in Italia
Comunicato stampa
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Vi prego di capire. Non vi imponiamo certe regole e certe restrizioni senza aver prima riflettuto a lungo sul loro valore terapeutico. Molti di voi si trovano qui perché non riuscivano ad adattarsi alle norme della società nel mondo esterno, perché si rifiutavano di affrontarle, perché tentavano di aggirarle e di evitarle. A un certo momento - forse nella fanciullezza - può darsi che vi sia stato consentito di ignorare le regole della società. Quando ne violavate una, ve ne rendevate conto. Avreste voluto essere puniti, avevate bisogno di essere puniti, ma la punizione non veniva. Questa stolta indulgenza da parte dei vostri genitori può essere stata il germe che ha causato la malattia attuale. Vi dico questo nella speranza di farvi capire che noi imponiamo la disciplina e l’ordine esclusivamente per il vostro bene.
(Miss Ratched, ‘La Grande Infermiera’, in Qualcuno volò sul nido del cuculo di Ken Kesey)
L’esilarante perversione e crudeltà di questa recita, che risuona anche da est ad ovest nelle farneticazioni di chi cerca di dettare al mondo la propria agenda e i propri protocolli esclusivamente per il nostro bene, riecheggia nelle installazioni di Nancy Radloff (Los Angeles, 1955), esposte in occasione della sua prima mostra personale in Italia presso la galleria e x t r a s p a z i o di Roma.
Con materiali banali e di uso comune, oggetti di scarto o reperibili dal ferramenta, l’artista costruisce, in una sorta di febbre da archivio, degli scenari enigmatici, perturbanti, scrupolosamente e ossessivamente disposti, ma non privi di una loro grazia ironica: ‘paesaggi crudeli’ e allo stesso tempo teneri, fatti di modellini di case senza finestre, prati di asciugamani verdi, animali realizzati con pezzetti di legno rivestiti di nastro adesivo grigio; interni come scatole foderate di mattonelle bianche. Ambienti utilitari, in perfetto ordine, avulsi da ogni comfort se non quello di poterli facilmente ripulire da eventuali liquidi abominevoli. Bisogna tenere fuori ‘le cose cattive’!
In una delle ‘celle’ si muove inquieto un piccolo piano di legno motorizzato dove sono appoggiati due libri sui quali troneggia una minuscola scrivania grigia da medico con la sua sedia; i libri sono As I Lay Dying di William Faulkner e On Death and Dying di Elisabeth Kubler Ross. Erba e alberelli di plastica completano la scena; natura innaturale ma sotto controllo.
Dopo aver studiato con John Baldessari al California Institute of the Arts di Los Angeles, e dopo una breve attività come direttore artistico di Hustler Magazine, Nancy Radloff ebbe per circa 15 anni l’opportunità di frequentare e conoscere bene una serie di ‘Behavioral Institutions’, vale a dire di cliniche psichiatriche.
Tenere fuori ‘le cose cattive’, accertarsi ripetutamente che le tende fossero tirate e che tutti i cassetti fossero ben chiusi, che non ci fosse acqua sul pavimento per non rischiare di scivolare, ed altre fobie e ossessioni, erano già i ‘voodoo’ familiari alla piccola Nancy, cresciuta a Hollywood, prima che degenerassero in ‘disfunzioni’. Ma la malata si accorse presto di quanto queste ‘disfunzioni’ somigliassero alla disciplina e all’ordine dei protocolli che regolavano i reparti di neurologia da lei frequentati.
Oggi Radloff vive redenta a Brooklyn sull’East River. Nel suo studio, sopra i ‘paesaggi crudeli’ distesi sul pavimento come un gioco di Monopoli, penzola un’altalena. Guardando l’isola di fronte, sembra di vedere un’altra maquette dell’artista: Manhattan. Sorvegliata e punita?
Guido Schlinkert
(Miss Ratched, ‘La Grande Infermiera’, in Qualcuno volò sul nido del cuculo di Ken Kesey)
L’esilarante perversione e crudeltà di questa recita, che risuona anche da est ad ovest nelle farneticazioni di chi cerca di dettare al mondo la propria agenda e i propri protocolli esclusivamente per il nostro bene, riecheggia nelle installazioni di Nancy Radloff (Los Angeles, 1955), esposte in occasione della sua prima mostra personale in Italia presso la galleria e x t r a s p a z i o di Roma.
Con materiali banali e di uso comune, oggetti di scarto o reperibili dal ferramenta, l’artista costruisce, in una sorta di febbre da archivio, degli scenari enigmatici, perturbanti, scrupolosamente e ossessivamente disposti, ma non privi di una loro grazia ironica: ‘paesaggi crudeli’ e allo stesso tempo teneri, fatti di modellini di case senza finestre, prati di asciugamani verdi, animali realizzati con pezzetti di legno rivestiti di nastro adesivo grigio; interni come scatole foderate di mattonelle bianche. Ambienti utilitari, in perfetto ordine, avulsi da ogni comfort se non quello di poterli facilmente ripulire da eventuali liquidi abominevoli. Bisogna tenere fuori ‘le cose cattive’!
In una delle ‘celle’ si muove inquieto un piccolo piano di legno motorizzato dove sono appoggiati due libri sui quali troneggia una minuscola scrivania grigia da medico con la sua sedia; i libri sono As I Lay Dying di William Faulkner e On Death and Dying di Elisabeth Kubler Ross. Erba e alberelli di plastica completano la scena; natura innaturale ma sotto controllo.
Dopo aver studiato con John Baldessari al California Institute of the Arts di Los Angeles, e dopo una breve attività come direttore artistico di Hustler Magazine, Nancy Radloff ebbe per circa 15 anni l’opportunità di frequentare e conoscere bene una serie di ‘Behavioral Institutions’, vale a dire di cliniche psichiatriche.
Tenere fuori ‘le cose cattive’, accertarsi ripetutamente che le tende fossero tirate e che tutti i cassetti fossero ben chiusi, che non ci fosse acqua sul pavimento per non rischiare di scivolare, ed altre fobie e ossessioni, erano già i ‘voodoo’ familiari alla piccola Nancy, cresciuta a Hollywood, prima che degenerassero in ‘disfunzioni’. Ma la malata si accorse presto di quanto queste ‘disfunzioni’ somigliassero alla disciplina e all’ordine dei protocolli che regolavano i reparti di neurologia da lei frequentati.
Oggi Radloff vive redenta a Brooklyn sull’East River. Nel suo studio, sopra i ‘paesaggi crudeli’ distesi sul pavimento come un gioco di Monopoli, penzola un’altalena. Guardando l’isola di fronte, sembra di vedere un’altra maquette dell’artista: Manhattan. Sorvegliata e punita?
Guido Schlinkert
06
ottobre 2006
Nancy Radloff
Dal 06 ottobre al 18 novembre 2006
arte contemporanea
Location
EXTRASPAZIO
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15.30-19.30
Vernissage
6 Ottobre 2006, ore 19
Autore